Bortolussi: “banche e Stato devono mettere liquidità nel sistema produttivo nazionale”. Divina: “le imprese stanno morendo di mancato credito. Il Governo deve accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione”
Nell’ultimo anno la riduzione del credito bancario ha “sottratto” alle aziende italiane 32,6 miliardi di euro. A tanto ammonta la contrazione dei prestiti bancari avvenuta tra il dicembre 2012 e lo stesso mese dell’anno precedente. Nel contempo, le sofferenze in capo al sistema imprenditoriale nazionale sono aumentate di 14,4 miliardi di euro. Un quadro, sottolinea la Cgia, che descrive in maniera puntuale la difficile situazione finanziaria in cui versano soprattutto le piccole imprese.
Nonostante il 2012 sia stato un anno di profondissima crisi per tutti, la raccolta degli istituti di credito è aumentata complessivamente di 43,33 miliardi di euro (+2,5%), mentre i prestiti erogati alle famiglie ed alle imprese sono diminuiti di 27,58 miliardi di euro (-1,4%). Il precario stato di salute delle imprese emerge in maniera eclatante anche quando si analizzano le variazioni registrate nell’ultimo anno da alcuni indicatori economici:
la produzione industriale è scesa del 6,7%;
il fatturato dell’industria ha subito una contrazione del 4,3%;
gli ordinativi industriali sono diminuiti del 9,8%;
la produzione nelle costruzioni è crollata del 14%.
“Di fronte a questo bollettino di guerra – commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – è necessario che lo Stato saldi quanto prima i propri debiti nei confronti delle aziende. C’è bisogno di immettere liquidità nel sistema per ridare fiducia e speranza a molti imprenditori che in questo momento si trovano in una situazione grave disagio, con molte piccole imprese che paradossalmente non riescono a chiudere perché non hanno i soldi per pagare gli ultimi stipendi, le ferie non godute ed il Tfr. E’ vero – conclude Bortolussi – che abbiamo dei vincoli europei che non ci consentono di sforare certe soglie, ma è altrettanto vero che il Governo spagnolo ha pagato nel 2012 ben 27 miliardi di arretrati, mentre in Italia, nonostante i 4 decreti approvati prima dell’estate scorsa dal Governo Monti, sono stati saldati solo 3 milioni di euro”.
Sul tema del pagamento dei cretidi della pubblica amministrazione interviene anche il senatore Sergio Divina intervenuto in Commissione nel corso del dibattito per la conversione dei decreti in giacenza alla presenza del ministro Vittoio Grilli: “è una assoluta priorità dello Stato pagare le imprese che stanno morendo non di debito, ma di credito. Avallare questa cortocircuito economico non solo è ingiusto ma immorale. Se il Governo darà il via al decreto subito applicativo che sblocca parte dei debiti della pubblica amministrazione, il PIL aumenterebbe dello 0.2% nel 2013 e del 1.3% nel 2014. Spetta ora al Governo passare dalle parole ai fatti”.
“Per tutta la durata del governo Monti abbiamo insistito sull’importanza di allentare il patto di stabilità per i comuni virtuosi, un vero e proprio cappio al collo per la nostra economia. Il patto ha bloccato gli investimenti dei territori – spiega Divina – ha peggiorato la situazione economica e cosa ben peggiore ha messo in crisi la coesione sociale, infatti se le imprese soffrono i dipendenti ne fanno le spese. L’assurdità è che i comuni virtuosi potrebbero saldare i propri debiti essendo la loro spesa coperta ma per la distorsione del meccanismo europeo i depositi in quanto improduttivi appaiono ingiustificati”.
La grave situazione dei crediti della pubblica amministrazione è stata fotografata dalla Banca d’Italia: Daniele Franco, direttore centrale per la ricerca economica e le relazioni internazionali, in occasione dell’audizione presso le Commissioni speciali di Camera e Senato per l’esame di atti del Governo ha affermato testualmente come “il totale di debiti commerciali vantati dalle imprese nei confronti delle Amministrazioni pubbliche a fine 2011 sarebbe stato pari a circa 90 miliardi (5,8% del PIL)”. “Oltre il 10% del totale e’ stato ceduto a intermediari finanziari con clausola pro soluto e pertanto, secondo le recenti decisioni dell’Eurostat del luglio 2012, è già incluso nel debito pubblico calcolato secondo la definizione di Maastricht – ha proseguito -. Queste stime sono coerenti con la valutazione diffusa dall’Eurostat relativa ai soli debiti commerciali per spese correnti. Circa la metà dei debiti sarebbe attribuibile a Regioni e ASL. Tra i creditori, la quota maggiore sarebbe vantata da imprese di grandi dimensioni (oltre 500 addetti) e da imprese che forniscono servizi privati. Tuttavia, in rapporto al fatturato, sono le imprese di costruzioni a soffrire maggiormente per i ritardi dei pagamenti”. Daniele Franco sottolinea che il limite del 2,9% di deficit/Pil per il 2013 lascerà margini molto stretti: “il quadro macroeconomico potrebbe risultare peggiore di quello previsto nella relazione del Governo – avverte – ove si riacutizzassero le tensioni sui mercati finanziari internazionali o se la ripresa dell’economia globale tardasse a manifestarsi”.