Alla ricerca partecipano anche tre istituti triestini: la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa), l’Osservatorio Astronomico di Trieste (Inaf) e l’Universita’ di Trieste
Il satellite Planck, messo in orbita nel 2009 dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è riuscito a raccogliere i dati dei primi quindici mesi di osservazioni che descrivono un Universo ancora “bambino”, circa 380.000 anni dopo il Big Bang, quando la sua temperatura era simile a quella della parte più esterna di una stella oggi.
Al progetto partecipano, oltre a numerosi istituti internazionali, anche tre istituti triestini: la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa), l’Osservatorio Astronomico di Trieste (Inaf) e l’Universita’ di Trieste. La missione del satellite Esa è osservare il passato dell’Universo, andando indietro nel tempo fino ad arrivare ai primi attimi dopo il Big Bang. Planck, che nasce dalla collaborazione di alcune agenzie aerospaziali europee fra cui quella italiana (Asi), è stato lanciato in orbita nel maggio del 2009. A Trieste sono stati analizzati i dati trasmessi a terra dallo strumento Lfi (Low Frequency Instrument) che rileva la radiazione nell’intervallo 30-70 GHz. Il team triestino ha contribuito a una trentina di articoli che sono stati pubblicati sulla rivista “Astronomy & Astrophysics”.
“Le mappe che abbiamo ottenuto hanno una risoluzione e una sensibilità mai raggiunta prima” spiega Andrea Zacchei, ricercatore all’Osservatorio Astronomico, responsabile dell’intera analisi dati del Lfi, e “fra un anno la sfida sarà ancora più ardua, visto che cercheremo di terminare l’analisi ‘in polarizzazione’ che potrebbe riservarci sorprese nella nostra comprensione dell’Universo”. In mille giorni di orbita, il satellite Planck ha trasmesso a Terra 20 terabyte di dati con i quali a breve saranno pubblicate nuove mappe dell’Univesro.