Convegno a Udine “La specialità del Friuli Venezia Giulia a 50 anni dalla nascita dello Statuto”

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FVG convegno autonomia Ettore Romoli Presidente CAL-Consiglio Autonomie Locali sindaco Gorizia e Angela Brandi 1
FVG convegno autonomia Ettore Romoli Presidente CAL-Consiglio Autonomie Locali sindaco Gorizia e Angela Brandi 1Tondo: “bebe l’autonomia, ma bisogna risolvere le attuali ombre per guardare al futuro con serenità”

Si è svolto a Udine, nell’Auditorium del palazzo della Regione, il convegno “La specialità del Friuli Venezia Giulia a 50 anni dalla nascita dello Statuto”, organizzato dal Consiglio regionale con la collaborazione dell’Associazione consiglieri con l’obiettivo di proporre una riflessione sull’autonomia della Regione e sulle sue prospettive future. A collaborare per la piena riuscita dell’evento, che segue quello svoltosi il 31 gennaio scorso nell’Aula consiliare di Trieste, le Università di Udine e di Trieste attraverso i docenti di diritto Paolo Giangaspero e Leopoldo Coen.

È stato il presidente del Consiglio regionale, Maurizio Franz, ad avviare i lavori. “Le ragioni storiche – ha esordito – che hanno determinato il nostro particolare assetto istituzionale (la delicata situazione confinaria a Est sul piano internazionale a seguito delle vicende belliche; l’arretratezza economica di larghe porzioni del territorio; la presenza di minoranze linguistiche; la presenza di marcate diversità territoriali) sono radicalmente cambiate rispetto al 1963. E lo stesso dicasi per la situazione economica, che non è più quella difficile dei primi anni ’60”.

Alla Cortina di ferro della Guerra fredda si è sostituito un confine fra Stati appartenenti all’Unione europea, per cui la Regione si trova al centro di relazioni economiche, sociali e culturali destinate a intensificarsi. Anche la questione delle minoranze storiche presenti sul territorio è cambiata, ora riconducibile alla necessità di valorizzare un forte pluralismo linguistico e culturale.

La domanda che ha posto Franz è se “la nostra specialità abbia ancora un senso. E la risposta, per il presidente, è affermativa, seppure dovendo dare una nuova chiave di lettura alle tre minoranze storico-linguistiche e al nuovo flusso insediativo, nonché a un allargamento a Est dell’Unione europea dopo l’eliminazione dei residui ostacoli alla circolazione di beni e fattori produttivi, che espongono questa Regione, molto più di altre, ai rischi di un declino economico se non saprà reggere la concorrenza delle nuove aree produttive”.

FVG convegno autonomia Renzo Tondo Maurizio Franz 1L’Assemblea costituente volle dare alla Regione una accentuata autonomia in materia economica, assegnandole la competenza in molti settori produttivi non previsti dall’articolo 117 della Costituzione per le Regioni ordinarie, come l’industria e il commercio, la pesca, l’economia montana, la cooperazione, le miniere, l’ordinamento delle Casse di risparmio e rurali, nella convinzione, come effettivamente accadde – ha rimarcato – che le politiche economiche regionali potessero far decollare lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia. Ed è proprio sfruttando la specialità, che per Franz si devono “ricreare le condizioni per la ripresa economica e sociale di questa terra”. Questo convegno – ha detto – ha, tra le sue finalità, anche “il compito di indagare i possibili margini di intervento del legislatore regionale, stretto fra la normativa statale e quella comunitaria, per attuare una politica di crescita. In tal senso, come previsto nell’ambito del Protocollo d’intesa in materia finanziaria del 29 ottobre 2010 recepito dalla legge di stabilità 2011, auspico che si dia rapida attuazione ai nuovi poteri in materia di autonomia tributaria attribuiti alla Regione. Si tratta dell’opportunità di avere maggiore manovrabilità sul prelievo fiscale del sistema produttivo regionale”.

Si è arrivati ad affermare che la specialità si risolve in un privilegio finanziario soprattutto dalla fine degli anni ’90, a seguito dell’entrata in vigore delle leggi Bassanini con le quali si è realizzato il massimo decentramento possibile a Costituzione invariata; successivamente, con la revisione costituzionale del 1999 che ha inaugurato una nuova stagione statutaria; infine con la riforma, nel 2001, del Titolo V della Costituzione che ha ridefinito gli ambiti di competenza legislativa delle Regioni, ampliandoli significativamente. “Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, ritengo – ha detto Franz – che non si possa assolutamente parlare di “privilegio finanziario” dal momento che la nostra Regione continua a sobbarcarsi importanti funzioni, fra cui la sanità, l’ordinamento locale e il suo finanziamento, la viabilità e i trasporti, utilizzando risorse di molto inferiori rispetto a quelle attribuite alle altre Regioni speciali”.

La riforma federalista prevista dalla legge n. 42 del 2009 – ha aggiunto il presidente Franz – “avrebbe dovuto avviare un percorso di ridefinizione dell’assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, volto a completare il processo di valorizzazione del sistema delle autonomie territoriali. La delega, conferita al Governo, rispondeva a un più ampio e coerente disegno evolutivo in senso autonomistico e federalistico dell’ordinamento della Repubblica e rappresentava un’occasione storica per una razionalizzazione del sistema finanziario pubblico, in cui il federalismo fiscale è considerato un fattore di responsabilizzazione delle Amministrazioni. Purtroppo tale percorso, a mio giudizio virtuoso, ha subito un repentino arresto e, come auspicato dal presidente della Corte costituzionale Franco Gallo ospite del Consiglio regionale in occasione della cerimonia solenne del 31 gennaio scorso, dovrebbe essere ripreso”.

Al contrario, per Franz si sono delineate “nuove tendenze centraliste che hanno messo in discussione il lungo percorso fatto sinora. Invece, si dovrebbero responsabilizzare le realtà più vicine ai cittadini imponendo che rispondessero direttamente su come impiegano le risorse pubbliche”. A suo dire, “non è necessario solo rafforzare la nostra specialità, ma adoperarsi affinché anche le altre Regioni possano ottenere maggiori margini di autonomia, in particolar modo finanziaria. Quanto alle sfide che attendono la nostra Regione, si va da nuovi rapporti con lo Stato per attuare la fiscalità di vantaggio alla necessità di contrattare un patto di stabilità sostenibile da parte delle Autonomie locali”. Le ultime leggi di stabilità (2011, 2012 e 2013) e i decreti legge di risanamento finanziario stabiliscono unilateralmente l’obiettivo, imponendo riduzioni crescenti delle spese finali, sia in termini di impegni che di pagamenti, correlate a riduzioni crescenti del livello delle entrate previste dallo Statuto a titolo di compartecipazione ai tributi erariali. Tali disposizioni, assieme alla legge di stabilità 2013, sono ora al centro di un complesso contenzioso costituzionale fra Stato e Regione che Franz auspica possa trovare una rapida soluzione a favore dell’autonomia finanziaria regionale.

Il presidente del Consiglio regionale ritiene, infine, di assoluta importanza una riforma dell’ordinamento degli Enti locali della Regione volta alla razionalizzazione dell’apparato amministrativo, per la riduzione dei costi e la semplificazione burocratica. In tal senso ha ricordato la proposta di legge costituzionale, voluta dall’attuale Consiglio regionale, di modifica dello Statuto di autonomia approvata dal Parlamento a fine gennaio, in virtù della quale i consiglieri regionali sono stati ridotti da 59 a 49.

Per il presidente del Consiglio delle Autonomie locali (CAL), Ettore Romoli, il clima particolare in cui avviene questa celebrazione “rende giusto e doveroso riconoscere l’importanza della Regione nella vita della comunità e ricordare le tante sfide affrontate, su tutte quella del terremoto, primo esempio di federalismo. Ma anche quelle della industrializzazione, dell’ammodernamento dell’agricoltura e dell’infrastrutturazione del territorio che ha consentito al Friuli Venezia Giulia di uscire dalla marginalità. Il futuro però non si può immaginare roseo ed è necessario pensare a un impegno di prospettiva poiché oggi c’è un attacco al regionalismo e il neocenttralimo dello stato è acuito dalla crisi”.

Che fare dunque perché il futuro possa essere migliore del passato? “La Regione deve essere più leggera e meno burocratica e se vuole sviluppare la sua economia deve puntare a sviluppare la fiscalità di vantaggio e tenere il passo con i propri vicini. In una parola – per Romoli – non più tasse ma meno tasse. Inoltre, è necessaria una sostanziale riforma delle Autonomie locali, anche a proposito dei Comuni. Va affrontata – per il presidente del CAL – la questione delle loro dimensioni e, se non si vuole pensare a un loro accorpamento, occorre almeno pensare a creare centri di servizio”.

Quanto alla funzione del Consiglio delle Autonomie, rispetto ai progetti di legge, inizialmente modesta e cresciuta negli anni, l’auspicio è che anche con attribuzioni diverse da parte del prossimo Consiglio regionale possa diventare un ausilio migliore per la formulazione delle leggi, evitando le scollature tra Regione ed Enti locali che talvolta si sono verificate.

A conclusione dei lavori, l’intervento del presidente della Regione Renzo Tondo, rivolto in particolare agli studenti presenti al convegno: con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale ha, infatti, partecipato ai lavori anche una nutrita presenza di studenti del triennio di quattro scuole superiori udinesi, gli istituti di istruzione superiore “Arturo Malignani” e “Bonaldo Stringher”, il liceo classico europeo “Uccellis” e l’istituto tecnico commerciale “Antonio Zanon”.

“Cinquant’anni fa la Regione non c’era: c’era il Friuli e c’era Trieste, bisognava mettersi assieme, creare i meccanismi per costruire lo sviluppo di un’area tra le più marginali del Paese, inventare strumenti che altre regioni non hanno: Autovie Venete, perché nessuna regione è proprietaria di una rete autostradale; Friulia e Mediocredito per intervenire a sostegno delle imprese anche laddove altre banche non intervengo; Promotur che, spendendo denaro pubblico, contribuisce allo sviluppo del tessuto produttivo; un Piano urbanistico per le scelte di gestione del territorio. E poi, affrontare le emergenze: la ricostruzione dal sisma innanzitutto”.

Queste le luci, nella sintesi di Tondo. Ma non mancano le ombre: “l’eccesso di spesa pubblica, la questione delle sedi, delle Province, dei troppi Comuni di piccole dimensioni. E il lavoro, nodo centrale – ha detto il presidente della Regione – del nostro impegno politico, anche in prospettiva. Oggi dobbiamo immaginare la specialità e la nuova autonomia, come valore vero, un supporto rivolto a creare lavoro ed economia”.

E se l’interlocuzione con lo Stato e la burocrazia rimangono nodi difficili, per Tondo tre sono sostanzialmente e direzioni sulle quali muoversi, per costruire una autonomia rivolta al futuro: “la prima riguarda la proiezione internazionale, con l’auspicata realizzazione della fiscalità di vantaggio per far fronte alla concorrenza dei Paesi vicini; poi, un processo di sbrurocratizzazione da trattare anche con lo Stato; infine, un sostegno alle imprese che esportano e che, in ultima analisi, sono quelle che funzionano e fanno reddito; e su questo versante i GECT, ovvero i Gruppi europei di collaborazione territoriale, sono una strada innovativa. Insieme – ha concluso Tondo – questi costituiscono i presupposti per una nuova visione e non solo per resistere alle difficoltà del cambiamento”.