Urzì: “acquisti fatti senza logica presso artisti spesso sconosciuti da parte degli assessori Svp Kaslatter Mur e Mussner”
Il consigliere provinciale altoatesino Alessandro Urzì scoperchia quello che potrebbe essere un nuovo caso di “spesa allegra” di fondi pubblici da parte di assessori della provincia di Bolzano. “1.117.000 euro spesi negli anni dal 2009 al 2012. Un pozzo senza fine o quasi di denari pubblici destinati dagli assessorati alla cultura in lingua tedesca e ladina, nonché ai Beni culturali ed ai Musei, per l’acquisto di cosiddette opere d’arte” denuncia Urzì sottolineando come “la scelta di acquisto è stata sino al settembre 2012 estremamente discrezionale, operata da una mini commissione istituita da una datata legge provinciale del 1958, la n. 7, per dare attuazione, si pensi, addirittura all’Accordo di Parigi del 1946. Ossia per riconoscere la ‘salvaguardia delle caratteristiche etniche nelle provincia’. Nella commissione siede anche un rappresentante dell’associazione artisti, quella che rappresenta gli stessi che vendono le opere alla Provincia… Un cortocircuito sorprendente”.
Gli acquisti sono stati tutti certificati da deliberazione, unanime nella stragrande maggioranza dei casi, della giunta provinciale, con gli assessori PD del gruppo italiano solidali con i criteri di scelta operati dagli assessori Svp Kasslatter Mur e Mussner. Il problema, secondo Urzì, stà nella qualità delle opere acquisite dalla Provincia: “non si pensi si tratti sempre di collezioni di valore eccezionale e imperdibile. Nella maggioranza dei casi (come anche documentato in un volume edito dalla giunta provinciale, ‘Lavori in corso’) si tratta di acquisti di opere di autori sconosciuti o quasi, sponsorizzati dalla Commissione di cui sopra, che così ottengono quei cinquemila, diecimila, ventimila euro, che costituiscono una sorta di finanziamento indiretto per il loro mantenimento nel circuito della produzione artistica. E nel circuito delle amicizie che contano…”
Secondo il consigliere che ha scoperchiato la vicenda, “si tratta nella stragrande maggioranza di artisti non di lingua italiana considerato che l’assessorato italiano non ha seguito gli assessorati della Cultura tedesca e ladina su questa strada preferendo l’investimento di risorse economiche nella produzione di singole iniziative, ‘da consumo culturale’, mostre temporanee, per esempio. Che costano gli stessi importi ma non prevedono acquisti. In assessorato si afferma a denti stretti che si tratta di investimenti su artisti che ancora non sono affermati. E come tutti gli investimenti potrebbero essere anche a perdere. Se l’artista non decolla (nella maggioranza dei casi è così) l’opera rimane una crosta qualunque. Costata alla collettività fior fiore di denari pubblici. Oltre il milione e centomila euro in quattro anni… L’investimento solo per il 2012, mentre si tagliavano i finanziamenti ai servizi per le prestazioni sociali delle Comunità comprensoriali, è stato di 190.000 euro”.
Anche in questo caso, la provincia di Bolzano sembra debordare dai sui ruoli istituzionali per assumere i panni di un mercante d’arte che acquista, tratta i prezzi, paga, usa questi quadri o statue negli uffici della sua imponente macchina organizzativa. Sono quelli attaccati alle pareti o sulle scrivanie dei dirigenti. La domanda che si pone Urzì è questa: “in un periodo come questo ha un senso mantenere queste voci di spesa, questo florido mercato d’acquisto autoreferenziale di opere presunte d’arte senza alcun valore accertato? Si taglia sul burro e l’acqua minerale all’ospedale, ma si spendono centinaia di migliaia di euro con investimenti a rischio come quelli nel mercato dell’arte. E chi può accertare che non si tratta di scelte pilotate a vantaggioso beneficio solo di pochi, ben introdotti nelle associazioni di rappresentanza del settore, quelle che hanno la possibilità di partecipare alle scelte su cosa e per quanto debbano essere acquistate le opere presunte d’arte? Basta sfogliare il catalogo citato per capire che le decisioni appaiono molte volte estremamente opinabili”.
Di più: Urzì s’interroga anche sul ruolo del Museion, il nuovo museo d’arte moderna di Bolzano: “perché non affidare solo al Museion la gestione di questo mercato sottraendolo a logiche commerciali e discrezionali, ma anche sospette, nella gestione ordinaria degli affari di un qualunque assessorato politico?” Domanda che meriterebbe una risposta, specie all’indomani di numerose inchieste da parte della magistratura e dalla Corte dei conti su episodi di gestione disinvolta delle competenze e dei fondi pubblici da parte di esponenti SVP della Giunta provinciale di Bolzano.
Solo il 24 settembre 2012 la Giunta provinciale ha deliberato a voti unanimi un regolamento per l’approvazione dei criteri per l’acquisto di opere d’arte e fondi personali di artisti viventi o deceduti da parte della Ripartizione cultura tedesca. “Si esce dal torbido, in cui tutto o quasi era possibile, e si entra in una cornice più determinata – sottolinea Urzì – ma così la Provincia si trasforma in una vera operatrice di mercato di opere d’arte. Non sarebbe necessario invece semplicemente eliminare o ridurre all’osso questa voce di spesa? Perlomeno sospenderla nel rispetto di chi si attende dall’ente pubblico erogazione di servizi e non operazioni commerciali. Perché nel regolamento è scritto chiaramente che si intende fare valere ‘il carattere d’investimento dell’acquisto’. E se l’investimento si rivela un cattivo investimento? Chi paga?”