A gennaio 2013 calo del 52,% del gettito fiscale da carburanti causa minori vendite da eccesso di tassazione

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Federauto filippo pavan bernacchi
Prosegue anche il calo delle vendite di veicoli in tutt’Europa: anche la Germania K.O., dopo Francia, Spagna e Italia

Il comparto automotive sta dando grandissimi dispiaceri al premier Mario Monti che ora deve fronteggiare un calo di gettito fiscale di proporzioni ciclopiche: quasi 6 miliardi di euro derivanti dal mancato gettito per minor vendita di carburanti (oltre 2,7 miliardi) e di autoveicoli (altri 2,7 miliardi di sola Iva).

In gennaio il gettito fiscale derivante dalle vendite di carburanti per autotrazione è calato di 150 milioni di euro (-5,2%). Si tratta di un dato estremamente preoccupante per le casse dello Stato perché conferma l’inversione di tendenza delineatasi nel dicembre scorso quando, in netto contrasto con l’andamento dell’intera annata, il gettito di benzina e gasolio auto aveva fatto registrare un calo di 229 milioni di euro (-7,2%). Gli andamenti negativi di dicembre e gennaio sono dovuti, secondo l’analisi compiuta dal Centro Studi Promotor (CSP), alla contrazione dei consumi legata non solo alla crisi economica, ma anche, e soprattutto, all’elevatissimo prezzo dei carburanti dovuto essenzialmente al carico fiscale. In Italia le imposte sulla benzina sono superiori alla media europea di 23,1 centesimi e quelle sul gasolio di 24,4 centesimi. Secondo il CSP, che ha tracciato un bilancio della spesa e dei consumi di carburante in gennaio sulla base di dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, se la tendenza delineatasi in dicembre dovesse continuare per l’intero 2013 il gettito dei carburanti auto potrebbe far registrare una contrazione di 2,6 miliardi di euro.

Federauto filippo pavan bernacchi

Al calo del gettito derivante dalla minor vendita di carburanti, s’aggiunge quello causato dalla minor vendita di veicoli, dimezzatosi in Italia nel corso degli ultimi cinque anni e in forte contrazione anche a livello europeo. “Il dato comunicato sulle immatricolazioni Ue di gennaio (-8,7%) sta facendo clamore in Europa, mentre in Italia sta passando quasi inosservato. Il -17,6% nostrano conferma che anche a gennaio siamo riusciti a raddoppiare la perdita rispetto alla media Ue – ha detto il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi commentando i dati sulle immatricolazioni diffusi dall’Acea nei 27 paesi Ue più Efta -. Ma se l’Italia nell’Ue detiene da 14 mesi la maglia nera sulle immatricolazioni, con il dato negativo sempre in doppia cifra, la responsabilità è in gran parte da addebitare alle terapie di accanimento fiscale sull’automotive da parte del nostro Governo”.

Per il presidente della Federazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, camion e autobus, “l’inasprimento fiscale nei confronti dell’acquisto, della proprietà e del possesso degli autoveicoli ha contratto la domanda di autoveicoli riducendola dal 2007 quasi del 50%. Senza una politica che dia risposte immediate, si produrranno danni irreversibili per la filiera dell’automotive”.

Per il vicepresidente della Federazione e responsabile dei rapporti con Bruxelles, Mario Beretta, “dietro nomi rassicuranti, come ‘Legge di stabilità’ o ‘Manovra salva Italia’, si sono celate misure senza precedenti ai danni del nostro settore che ci hanno permesso di conquistare il triste primato europeo di inasprimento fiscale sull’auto. La detraibilità sulle vetture aziendali, ad esempio, è passata dal già basso 40 al 20%, mentre nei principali Paesi Ue è da anni al 100%, senza contare le accise, il superbollo sulle auto prestazionali, l’Iva e tanto altro”. L’Italia vanta anche un altro record negativo: nella patria delle Ferrari, nel 2012 a fronte di vendite mondiali in sostanziosa crescita e con effetti benefici sul bilanciop della società del Cavallino rampante, quelle nel Belpaese sono crollate del 46%, a testimonianza dell’effetto nefasto del superbollo sulle auto potenti più di 250 cavalli.

Elezioni 2013 Sergio DivinaSugli effetti di questi dati interviene il presidente della Commissione speciale prezzi e tariffe del Senato, Sergio Divina: “Monti ha sbagliato platealmente i provvedimenti fiscali gravando eccessivamente beni primari e un settore strategico come quello dell’automotive per l’occupazione e per il gettito fiscale (ben il 16% del totale). E’ necessario far ripartire il sistema, abbassando decisamente e da subito la pressione fiscale su carburanti e sui veicoli per far riprendere i consumi e per evitare la chiusura di concessionarie e di fabbriche del settore, oltre che per evitare la creazione di altri buchi miliardari nel bilancio dello Stato”.