Turismo, il Veneto si conferma destinazione di importanza mondiale con andamento positivo

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Caorle Spiaggia 1Finozzi: “nel 2012 oltre 15,8 milioni di arrivi e 62,3 milioni di presenze, con gli stranieri che arrivano al 65%. Peccato che il Governo faccia poco o nulla per il settore”

Ad una Bit che è solo una vaga e sbiaditissima copia delle fiere del recente passato (solo due padiglioni, di cui uno riempito solo parzialmente dagli espositori del Belpaese: un segnale davvero brutto per un comparto che dovrebbe essere il “motore” dell’economia nazionale e che testimonia la trascuratezza del Governo nazionale verso il settore) il NordEst ha sfoggiato la sua proposta turistica, con il Veneto protagonista indiscusso, che si conferma in scioltezza prima regione turistica d’Italia anche per il 2012, con 62.351.657 presenze, delle quali il 64,8% di ospiti stranieri, e 15.818.525 arrivi, dei quali il 64,7% stranieri. Tradotto in altri termini, ogni sei pernottamenti in Italia, uno (e qualcosa di più) è registrato in Veneto.

Il grande stand allestito alla Borsa Internazionale del Turismo ospita Venezia, Città d’arte e Ville venete, Mare e Spiagge, Dolomiti e Montagna, Lago di Garda, Terme Euganee, Po e suo Delta, Pedemontana e Colline venete, Fondazione Arena di Verona, Fenice di Venezia segmenti aeroportuali, crocieristica e navigazione, parchi tematici e il programma dei Misteri curato dall’Unione Pro Loco del Veneto. Il tutto è reso più gustoso dall’Enoteca veneta, con assaggi dei prodotti enogastronomici più famosi a livello mondiale.

premio trivago a Venezia finozzi“Il Veneto conserva il suo fascino mondiale come regione ospitale e terra del bello, del buono e dell’accoglienza – sottolinea l’assessore regionale al turismo, Marino Finozzi – anche se, in questo quadro sostanzialmente luminoso per un’annata critica come quella trascorsa, non mancano le ombre. I numeri confermano la pesante crisi economica che morde sempre più gli italiani, che si riflette sulla capacità di spesa delle famiglie. Il dato positivo degli arrivi e quello non negativo delle presenze (che calano di pochissimo, nel 2011 era 63,4 milioni) è infatti ottenuto grazie al turismo straniero, mentre quello nazionale è crollato, soprattutto nella seconda metà dell’anno, con una diminuzione complessiva dell’8,7% sulle presenze e del 2,9 per cento in termini di arrivi. Il che significa che intere famiglie italiane hanno rinunciato alle vacanze e che in ogni caso la durata delle vacanze è molto più ridotta che in passato”.

Bisogna anche considerare che i numeri di arrivi e presenze non hanno lo stesso valore degli anni passati, perché per mantenere la clientela, soprattutto quella più affezionata come quella tedesca, che rappresenta da sola il 22,4% di tutti i pernottamenti e che è aumentata peraltro dell’1,9% in arrivi e del 2,6% in pernottamenti, i prezzi sono stati per così dire contingentati, con riflessi sul reddito delle imprese. Queste hanno tenuto, ma ci saranno maggiori difficoltà ad investire sulla promozione e sulla qualità dell’offerta di un comparto che è, e rimane, economicamente il più interessante, soprattutto per il Veneto, e che soprattutto non è delocalizzabile.

“Da questi numeri e dall’andamento della stagione – ha commentato Finozzi – si possono trarre molti insegnamenti. Il primo è che il turismo è davvero il più importante settore economico regionale e nazionale e che farlo crescere significa dare una mano al paese. Il secondo è che per aiutarlo bisogna aumentare la concorrenzialità, ovvero diminuire i prezzi. Qui gli imprenditori hanno già fatto e ampiamente la loro parte, forse anche troppo se penso che in questo settore l’investimento deve essere continuo. E’ invece lo Stato che dovrebbe impegnarsi di più sostenendo a fatti e non a parole il comparto, a cominciare dalla riduzione del peso della fiscalità. E’ quest’ultima che – secondo Finzozzi – porta la nostra offerta a costare da un quarto ad un quinto in più di quella del resto d’Europa e circa il doppio di quella di altre destinazioni turistiche mondiali. Significa ridurre l’IVA, il costo del lavoro, le tasse sul reddito in generale ed eliminare tutti quei balzelli, IMU e tassa di soggiorno compresa, che servono solo a fare cassa in amministrazioni pubbliche esauste, ma colpiscono la stessa possibilità di far crescere la ricchezza”.

Se qualcuno avesse dei dubbi sulla fondamentale importanza economica del turismo sul bilancio della Regione, un’indagine del Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica (CISET) di Ca’ Foscari relativa al 2011, ha evidenziato come il comparto abbia generato in Veneto un fatturato di 11 miliardi di euro e rappresenta l’8,2% del PIL regionale, il 13% dei consumi interni e mezzo milione di unità di lavoro. “Si tratta di un fatturato che vale tre volte e mezzo quello dell’agricoltura, tre volte e mezzo quello dell’alimentare, tre volte il fatturato del tessile e abbigliamento, il 54% dell’intero fatturato regionale del commercio” snocciola Finozzi sottolineando che in termini occupazionali il turismo dà lavoro in Veneto al 15% sul totale degli occupati e copre il 10,5% di tutti gli addetti al turismo d’Italia.

Quanto alle singole cifre del turismo, se si prende in considerazione le prime dieci provenienze per numero di pernottamenti di turisti in Veneto, i tedeschi crescono del 2,6%, gli austriaci calano del 2,2, gli olandesi aumentano del 5,3%, i francesi arretrano dell’1,1%, i britannici salgono del 9,3 e gli svizzeri fanno registrare un +4,8%, gli statunitensi aumentano dello 0,6. Sono assolutamente significativi il +10% dei danesi e il +19,5% dei Russi ormai nella top ten delle presenze, mentre il decimo posto va al Belgio – Lussemburgo, con +0,3. Sono pure indicativi in positivo il +15,5% dei cinesi, un turismo un po’ mordi e fuggi ma molto interessante, che si colloca al 13° posto per presenze ma al sesto posto quanti ad arrivi con un +17,6. Calano pesantemente i turisti dai paesi più in crisi: gli spagnoli (il 20% in meno), i portoghesi (-11,1%) e i greci (-32,2%). Gli italiani purtroppo crollano dell’8,7%, portando il rapporto tra pernottamenti di turisti nazionali e quelli di turisti stranieri al 35,2% a fronte di un 64,8% di ospiti provenienti dall’estero.

Malcesine Verona 1Se si guarda ai comprensori turistici, gli ospiti sembrano prediligere il Garda, comprensorio assolutamente in controtendenza nazionale che vede crescere le presenze del 4,9%, grazie soprattutto al massiccio arrivo di tedeschi. Tengono bene le città d’arte, che registrano una lieve crescita dello 0,1%, nonostante la performance altalenante di Venezia, che si conferma in ogni caso prima in assoluto 9.310.132 presenze, e di Verona, stabilmente al secondo posto con circa 1.593.521 presenze. Cala invece, e pesantemente, la montagna, sostenuta peraltro in questi ultimi due mesi da una stagione invernale promettente (ma la diminuzione di presenze nel corso del 2012 è del 9,3%); cala anche il settore balneare (-3,7%) tradizionalmente il primo del Veneto, che vede le presenze scendere sotto i 26 milioni. Cala infine il comparto termale, che ha il suo fulcro nel bacino euganee, il più grande d’Europa, con una diminuzione delle presenze del 4,1%.

Finozzi ha avuto parole molto critiche verso la politica governativa in materia turistica. “Il turismo non è passato alle Regioni per graziosa concessione, ma perché nessuno ne poteva più di baracconi di Stato che facevano solo danni e anche a caro prezzo; il passaggio del turismo dallo Stato alle Regioni è stato l’effetto, non la causa, della inerzia statale. Da quando abbiamo noi competenza sulla materia, il Veneto continua ad affermarsi nei mercati turistici di tutto il mondo ed è cresciuto, nonostante e alla faccia della crisi. Se un calo c’è stato anche da noi in termini di pernottamenti complessivi – ha aggiunto l’assessore del Veneto – questo è dipeso dal crollo dell’8,4% del turismo nazionale, che sconta il peso di una recessione senza precedenti, con intere famiglie che hanno rinunciato alle ferie e quasi tutte che le hanno dovute accorciare per motivi economici”.

Anche dinnanzi ad una sparuta presenza alla BIT, “sarebbe bello avere una promozione ottimizzata e fatta in sinergia – ha ribadito Finozzi – ma anzitutto, per esempio, rendiamo più competitivo il settore turistico, che genera ricchezza, occupazione, immagine e non è delocalizzabile, eliminando tasse, balzelli e burocrazia che oggi penalizzano la concorrenzialità del nostro turismo rispetto agli altri Paesi europei, per non parlare delle mete emergenti. E’ vero che le sinergie hanno di massima un impatto maggiore – ha concluso l’assessore regionale – ma l’esperienza fatta quando il settore era in capo allo Stato è stata dispendiosa, vorace e senza risultati. Costruiamola in maniera diversa, partendo dalla periferia, non da un vertice che troppo spesso si è dimostrato più dedito all’autoreferenzialità che efficace”.