Il rammarico di Zaia: “avevo sperato fino in fondo che vincessero i ‘sì’ per spingere verso l’autonomia tutto il Veneto”
Poche ora prima della chiusura delle urne, il presidente della regione del veneto, Luca Zaia, si professava ottimista: “se fossi un cittadino dei sette comuni che vanno al referendum voterei sì”, Sostenendo implicitamente i comitati referendari di Feltre, Cesiomaggiore, Arsiè, Falcade, Gosaldo, Rocca Pietore e Canale d’Agordo. Dietro questa posizione, il leghista Zaia contava di far leva sul Parlamento: “appena le Camere avranno dato il via libera al primo passaggio al Trentino Alto Adige, sarò io stesso a presentare la richiesta di referendum per tutti gli altri comuni veneti”. Ma alla fine i sette comuni chiamati al voto con un referendum popolare per “lasciare” il Veneto e “passare” con il Trentino hanno detto no.
Oltre il cinquanta per cento degli aventi diritto al voto non si sono recati alle urne e quindi è venuto meno il quorum che avrebbe reso valido il voto, sprecando un’occasione d’oro per rivitalizzare l’anelito autonomista della regione Veneto. Il più vicino al quorum è stato Rocca Pietore con il 47.47%: Più bassi gli altri comuni: Canale 42.23%, Cesiomaggiore 35.31%; Falcade 44.92%; Feltre 32.36%; Gosaldo 44.58% . Peccato, perché l’esisto delle urne ha segnato la sconfitta di un combattivo gruppo di giovani dei paesini di montagna che cercavano un futuro migliore all’ombra dell’autonomia speciale del Trentino. Nonostante il loro impegno, la popolazione a larga maggioranza ha preferito disertare il voto.
Deluso anche Zaia che ammette di aver “sperato fino in fondo che si raggiungesse il quorum e vincessero i sì. Il risultato positivo avrebbe aiutato non solo loro, ma tutti i Veneti, nel cammino verso l’autonomia e il federalismo”. Zaia, comunque, resta ottimista: “c’è sempre la pratica di Lamon, aperta da sette anni: quando passerà, renderà tutti i Comuni veneti ‘di confine’, garantendo lo sbarco al mare ai trentini”.
