Imu, secondo Contribuenti.it 2 italiani su 3 non sono in regola con il saldo

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carrello spesa soldi euro 1Per la Cgia di Mestre nel 2012 le tariffe dei servizi pubblici sono salite alle stelle

Il termine per il saldo dell’Imu è scaduto e secondo i primi dati dell’exit pool condotto dal Centro studi e ricerche sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell’Associazione contribuenti italiani, il 62% degli italiani non hanno versato il saldo Imu, riservandosi di effettuarlo mediante l’istituto del ravvedimento operoso.

Dall’analisi a campione effettuata su 1.000 famiglie italiane che hanno richiesto assistenza allo sportello del contribuente per la compilazione dei modelli per il pagamento della tassa sugli immobili, risulta che il 62% non ha ritenuto opportuno versare l’ultima rata del balzello, con punte record tra i giovani (18 – 24 anni) dove la soglia arriva all’88,4%, dai pensionati (78,5%) e dagli imprenditori (76,4%). A livello territoriale, non avrebbero versato l’Imu soprattutto nel NordOvest (31,4% del totale nazionale), seguito dal NordEst (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).

Sempre secondo l’indagine di Contribuenti.it, 1 italiano su 3 (34,6%) pensa che l’Imu verrà eliminata dal prossimo governo, mentre 2 italiani su 3 (63,7%) si aspetta che verrà tolta sull’abitazione principale.

“Gli italiani, nell’incertezza, hanno preferito destinare parte della tredicesima ai festeggiamenti natalizi, riservandosi di effettuare il pagamento del’Imu nell’anno successivo – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it – Sarebbe opportuno estendere la rateizzazione delle imposte anche all’Imu così da evitare di considerare evasori coloro che versano in uno stato di bisogno”.

Se per l’Imu le casse di Stato e Comuni sembrerebbero piangere almeno in parte, chi ha tutte le ragioni di lamentarsi sono gli utenti dei servizi pubblici. Secondo uno studio condotto dalla Cgia di Mstre, negli ultimi 10 anni si sono verificati aumenti record per acqua (+71,8%), gas (+59,2%) e rifiuti (+56,3%). Rispetto a 10 anni fa, solo per luce, acqua, gas e rifiuti le famiglie pagano 601 euro in più. Tasse, il flop delle liberalizzazioni e i tagli ai trasferimenti sono le cause di questa impennata

 

Secondo l’Ufficio studi del sindacato artigiano, negli ultimi 10 anni (2002-2012), gli aumenti sono rispettivamente:

l’acqua +71,8%,

il gas +59,2%,

i rifiuti +56,3%,

i trasporti ferroviari +47,8%,

i pedaggi autostradali +47,6%,

i trasporti urbani +46,2%,

l’energia elettrica +41,8%,

i servizi postali +28,1%.

 

Solo i servizi telefonici hanno registrato una contrazione del 7,5%, mentre l’inflazione nel periodo preso in considerazione è cresciuta del 24,5%. Evidentemente, la forte concorrenza sul mercato della telefonia fissa e, specialmente, cellulare ha fatto sì che i servizi offerti alla clientela migliorino a fronte di apprezzabili cali di prezzo.

Diametralmente opposta la situazione laddove i servizi sono resi ancora in condisione pressoché monopolistica, anche se, nonostante i forti aumenti registrati dalle bollette dell’acqua e dai biglietti ferroviari, queste tariffe rimangono ancor oggi tra le più basse d’Europa.

“In generale – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – molti di questi aumenti sono riconducibili all’aggravio fiscale che molte voci hanno subito in maniera ingiustificata. Non va nemmeno dimenticato che i processi di liberalizzazione che hanno interessato gran parte di questi settori non hanno dato luogo agli effetti sperati. Inoltre, a fronte dell’impennata delle bollette dell’acqua, dei rifiuti o dei biglietti ferroviari non è seguito un corrispondente aumento della qualità del servizio offerto ai cittadini. Anzi, in molte parti del Paese è addirittura peggiorato. In pratica il ritocco all’insù delle tariffe è servito a far cassa, compensando, solo in parte, il taglio dei trasferimenti imposti in questi ultimi anni dallo Stato centrale”. Tipico il caso del servizio postale.

Infine, la Cgia ha preso in esame l’andamento dei costi medi che le famiglie italiane hanno sostenuto in questi ultimi 10 anni per il pagamento delle bollette dell’energia elettrica, del gas, dei rifiuti e dell’acqua potabile. Ebbene, se nel 2002 la stima della spesa media annua delle famiglie era di 1.385 euro, nel 2012 è salita a 1.986 euro. In pratica, in 10 anni il costo è aumentato di 601 euro, pari al +43,4%.