Polemica tra Stival e Berlato sulla gestione della caccia in Veneto
La Fiera di Vicenza nella sala Palladio ha ospitato l’assemblea dell’Associazione Cacciatori Veneti-Confavi, con una partecipazione andato oltre le più rosee previsioni degli organizzatori ha hanno dovuto allestire altre tre sale adiacenti a quella principale, munite di altrettanti maxi schermi per poter permettere alla folla di assistere al grande evento che rappresenta la prima di una serie di iniziative miranti a mobilitare in tutta Italia tutti i cacciatori e tutti i portatori della cultura rurale.
“Il limite della pazienza è stato ampiamente superato – ha esordito la presidente Maria Cristina Caretta – ed i portatori della cultura rurale, a partire dai cacciatori, hanno deciso di rompere ogni indugio e di dare un forte segnale alla politica italiana, dimostratasi insensibile alle loro legittime e motivate richieste”. Per Caretta “la politica sembra non voler capire che le attività portatrici della cultura rurale rappresentano, solo in Italia, milioni di persone le cui attività producono reddito, creano occupazione, rappresentano un elemento indispensabile per la tutela del territorio e per la corretta gestione del patrimonio faunistico ed ambientale”.
La presidente non trascura il ruolo della politica: “i vari partiti, vecchi e nuovi, che si affacciano sulla scena politica nazionale sembrano dare per scontato il consenso elettorale da parte dei cacciatori e di tutti i portatori della cultura rurale. Impareranno presto che questo grave errore di valutazione li porterà a subire una enorme emorragia di consensi che intendiamo fare convergere in un unico grande Movimento nazionale che unirà tutti i cacciatori e tutti i portatori della Cultura rurale che non si sentono più rappresentati da quei politicanti che hanno perso il contatto e la sintonia con i propri elettori”.
Da Vicenza parte la mobilitazione dei cacciatori e di tutti i portatori della cultura rurale e nasce il Movimento per la caccia e per la cultura rurale.
Se da Vicenza i cacciatori scendono sul piede di guerra, la politica non sta con le mani in mano.
Per l’assessore regionale alla caccia Daniele Stival “la Regione ha sempre tutelato gli interessi dei cacciatori veneti e mai come quest’anno ha combattuto, vincendo, numerose battaglie di fronte ai tribunali amministrativi e districandosi nei meandri delle normative comunitarie e nazionali. Il risultato è stato che i nostri cacciatori non hanno perso né quantità né qualità delle specie cacciabili. Se Confavi vuole fondare un partito, questo è sicuramente il momento giusto, visto che ne nasce uno al giorno. Faccia pure, i cacciatori sono gente seria anche nella veste di elettori e sapranno certamente valutare la serietà dell’iniziativa”.
Con queste parole l’assessore alla caccia della Regione del Veneto Daniele Stival risponde al duro attacco rivoltogli dalla presidente di Confavi, Maria Cristina Caretta.
“Nella sua abituale foga – aggiunge Stival – la presidente Caretta dimentica ad esempio che i problemi affrontati quest’anno dal Veneto sono toccati a tantissime altre Regioni italiane e sono derivati da una direttiva europea del 30 novembre 2009, recepita dalla Stato italiano nel 2010 e applicata quest’anno per la prima volta. Una direttiva sicuramente discutibile, ma assai poco presidiata da chi rappresentava a Bruxelles gli interessi del Veneto e dei suoi cacciatori, e non toccava certo alla Regione”.
Quanto al calendario venatorio, Stival ricorda che “ci hanno provato in tutti i modi ad affossarlo con i ricorsi al Tar, dove però le buone ragioni della Regione sono state ampiamente riconosciute dai giudici amministrativi, così come la correttezza degli atti adottati. Se proprio vogliono fare una class action, consiglierei a Confavi di rivolgersi a certe associazioni ambientaliste”.
Sulla caccia in deroga, l’assessore fa presente che “la delibera di Giunta fu bloccata in Consiglio a fronte di pesanti e inequivocabili pareri contrari dell’Unione Europea e del Governo nazionale” e che “se fossimo andati avanti violando la legge, allora sì avremmo creato danni irreparabili ai nostri cacciatori”.
“Se la linea di Confavi è quella di andare contro le leggi – conclude Stival – facciano pure, ma non è certo violando le norme che si difendono i diritti dei cacciatori. In questi due anni la Regione ha difeso con successo tutto ciò che era concretamente difendibile, ed ha vinto su più fronti”.
A Stival risponde l’eurodeputato del Pdl, Sergio Berlato. “Che l’assessore Stival abbia dimostrato scarsa competenza nella materia che gli è stata affidata, è cosa oramai assodata e riscontrata da chiunque abbia voluto partecipare a qualcuno degli incontri pubblici ai quali ha partecipato l’assessore regionale alla caccia. Che l’assessore regionale e qualcuna dei suoi colleghi abbiano tentato invano di scaricare su altri le proprie responsabilità dei numerosi insuccessi collezionati in materia di caccia negli ultimi due anni è cosa altrettanto nota, – prosegue Berlato – ma che arrivi addirittura ad affermare che la Regione abbia vinto tante battaglie a favore dei cacciatori del Veneto pare essere una autentica presa per i fondelli per tantissimi appassionati che, soprattutto nel corso dell’ultima stagione venatoria, sono stati costretti a subire le conseguenze dell’incapacità e dell’incompetenza degli amministratori regionali”.
Denunce penali per gli appostamenti ad uso venatorio, ripetute sospensioni del calendario venatorio regionale, mancata applicazione del regime di deroga, sono, per Berlato, “le ferite ancora aperte causate dell’inadeguatezza degli amministratori regionali”. Proprio all’assemblea dell’Associazione Cacciatori Veneti-Confavi è stata esibita la documentazione che, per Berlato, “dimostra in modo inequivocabile le responsabilità della Regione sui problemi che affliggono la caccia in Veneto e con essa l’economia e l’occupazione che ruota intorno all’attività venatoria. Secondo la risposta della Commissione europea alla mia interrogazione parlamentare dalla quale si evince chiaramente in quanti altri paesi dell’Unione europea viene applicato correttamente il regime di deroga, giudicato pienamente legittimo dall’Unione europea ed applicabile in tutti gli stati membri dell’Unione, Italia compresa”.