Cresce la protesta tra gli agricoltori. Manzato: “serve una modifica all’attuale normativa”
In Lessinia e sui Colli Euganei è emergenza cinghiali: questo genere di animali non autoctoni introdotti a scopo venatorio si sono riprodotti in modo selvaggio e ora stanno causando tanti problemi agli agricoltori che si trovano i campi devastati dai selvatici. “La situazione è insostenibile ed esasperante: questi selvatici provocano danni ingenti alle cose, tra l’altro mettendo in ginocchio molte aziende agricole, e costituiscono un serio pericolo per le persone”. Lo ha affermato l’assessore ai parchi del Veneto Franco Manzato, riferendosi al proliferare incontrollato dei cinghiali nell’area del Parco regionale dei Colli Euganei e massicciamente anche in quello della Lessinia.
“In teoria, poiché non si tratta di una specie autoctona ma arrivata in queste località da chissà dove, dobbiamo per legge sradicarne la presenza, ma nello stesso tempo, sempre per legge, nei parchi sono vietati, tra l’altro, la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali. Sempre in teoria, è prevista una deroga con la possibilità di eventuali prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, così come è previsto il rimborso dei danni. Ma non ci sono soldi per la prima possibilità, così come sono finiti quelli per il rimborso dei danni, rispetto ai quali peraltro la collettività non può pagare due volte, in termini naturalistici ed economici. In ogni caso c’è chi si oppone a priori alla selezione, mentre, ancora una volta in teoria, dovrebbe esserne protagonista visto che l’opposizione nasce da un affermato interesse per la salvaguardia del territorio che invece viene depauperato sotto ogni punto di vista: umano, faunistico e di biodiversità”.
Ad Este si è svolto un vertice per esaminare possibili vie d’uscita da una vicenda insostenibile. La presenza di questi selvatici, arrivati nella zona a parco una quindicina d’anni fa, sta mettendo in ginocchio le attività economiche, soprattutto quelle agricole, danneggia l’ambiente, la restante fauna e la biodiversità, costituisce un pericolo per le famiglie, rappresenta un fattore di rischio per il turismo. Una situazione analoga si è ormai presentata anche nel territorio del Parco della Lessinia. “Per dare le risposte che servono va modificata la legge nazionale – ha ribadito Manzato ai sindaci dei comuni compresi nel Parco regionale dei Colli Euganei, presenti il presidente Giovanni Biasetto e il consigliere regionale Arianna Lazzarini – ma dobbiamo anche mobilitare una protesta civile a fronte della impossibilità di dare soluzioni adeguate. Bisogna semplificare la normativa nazionale sulla gestione faunistica – ha affermato l’assessore regionale – che deve essere oculata e razionalizzata per consentire di far fronte a situazioni come queste, dove altre norme rendono impossibile qualsiasi intervento”.
“E’ un problema di tutti e va condiviso a questo tavolo. Se non riusciremo ad intervenire in tempi brevi con una modifica della legge, cercheremo altre possibili risposte, attivando un programma di intervento. Ma sia chiaro: il bilancio regionale ha dovuto tagliare centinaia di milioni di euro, le risorse scarseggiano e dobbiamo poter dare efficacia alla nostra azione con il minimo dell’impegno economico. Rispetto a quanto sta avvenendo – ha annunciato Manzato – dobbiamo parallelamente attivare una protesta civile, guidata dalla Regione insieme ai Sindaci, per far sentire la voce e la volontà delle istituzioni elette democraticamente”.
“E’ necessario operare interventi mirati, volti a controllare la fauna del Parco Colli e delle altre realtà regionali – ha concordato il consigliere Lazzarini – pretendendo dal Parlamento una normativa più elastica che consenta ai cittadini, agli operatori agricoli e ai loro beni di essere concretamente tutelati anche all’interno dei territori a parco”.
Non solo: un rimedio potrebbe essere, secondo Manzato, “quello di fare anche una selezione produttiva, trasformando almeno in parte questa disgrazia in risorsa. I nostri cinghialoni, che pare siano molto più massicci di altri perché frutto anche di incroci con maiali possono e devono diventare almeno un prodotto tipico e una specialità di territorio, con una selezione che si autofinanzia. Lavoriamo almeno su questo”.