L’economia criminale vale 170 miliardi di euro all’anno

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CGIA giuseppe bortolussi microfono 1Questa massa di soldi corrisponde al Pil annuo di una regione come il Lazio. Secondo la Cgia di Mestre il solo danno erariale è pari a 75 miliardi di euro all’anno

L’economia criminale in Italia vale 170 miliardi di euro all’anno. Una gigantesca montagna di soldi che, oltre essere creata attraverso una serie di attività illegali, spesso viene riversata sul mercato finendo così per inquinarlo e per stravolgerlo. La denuncia viene dalla Cgia di Mestre che da qualche anno esegue un monitoraggio sulla dimensione economica del giro di affari prodotto dalle organizzazioni criminali presenti nel nostro Paese.

“La stima del valore economico prodotto dalle attività criminali – dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – è il frutto di una nostra elaborazione realizzata su dati della Banca d’Italia. Va ricordato, in base alle definizioni stabilite a livello Ocse, che i dati prodotti dall’Istituto di via Nazionale non includono i reati violenti come l’usura e le estorsioni. Detto ciò, questi 170 miliardi di fatturato prodotti dalle mafie corrispondono al Pil annuo di una regione come il Lazio. Oltre alle distorsioni del mercato, agli effetti sociali devastanti e allo svantaggio competitivo che un’area interessata dalla presenza delle organizzazioni criminali è costretta a subire, stimiamo in maniera molto approssimativa che il danno erariale prodotto dall’economia criminale si aggira attorno ai 75 miliardi di euro all’anno. Una cifra imponente che, in questa fase di crisi economica, è destinata purtroppo ad aumentare”.

La conferma della continua crescita del giro d’affari in capo alle organizzazioni criminali emerge anche dal numero di denunce pervenute in questi ultimi anni all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia (UIF). Stiamo parlando delle segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari (in primis le banche che ne hanno compiute quasi l’80% del totale), verso la UIF. Ebbene, tra il 2007 ed il 2011 sono aumentate del 303%. Nel 2011, ultimo dato disponibile, hanno raggiunto la quota record di 48.344. La Cgia ricorda che una volta ricevuti questi “avvisi”, la UIF effettua approfondimenti sulle segnalazioni di operazioni sospette e le trasmette, arricchite dell’analisi finanziaria, al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione investigativa antimafia (DIA). Solo nel caso le segnalazioni siano ritenute infondate, la UIF le archivia.