Tutto esaurito all’auditorium “Candiani” di Mestre
di Giovanni Greto
Tutto esaurito l’auditorium del “Candiani” per assistere ad uno tra i più gradevoli ed appassionanti concerti di Jazz del 2012. Protagonista il quartetto del chitarrista e compositore americano John Abercrombie. In oltre 90 minuti di musica suddivisi in soli sei pezzi, bis compreso, il gruppo ha ipnotizzato un pubblico attento e silenzioso, catturato dall’abilità, la versatilità, la maestria tecnica dei protagonisti.
Un’attenta cura alle dinamiche sonore da ‘Long ago and far away’ ad ‘Autumn leaves’, i due unici standards non presenti in ‘Within a song’, uscito di recente per la ECM, con Joe Lovano al posto del sassofonista tenore Billy Drewes. Il cambio, dal vivo, per chi scrive ha forse giovato all’interplay del gruppo. Mai invadente, Drewes osservava le trame sonore dei compagni, e s’inseriva delicatamente suonando per così dire sopra le note e le armonie, capace di intervenire al momento giusto con un fraseggio adeguato. Grandissimo, come sempre, Joey Baron, forse uno dei pochi batteristi a portarsi in tour soltanto un set di bacchette, spazzole e mallets (le bacchette lignee con la punta ricoperta di feltro), a dimostrazione che quando si è capaci, si potrebbe perfino percuotere cartoni, come fossero tamburi o i coperchi delle pentole come piatti sospesi. Accompagnamenti con le spazzole soffici e ininterrotti, sui quali i colleghi si appoggiavano nelle improvvisazioni. E due assolo strepitosi. Il primo, nel finale di ‘Where are you’, una ballad che vuole rendere omaggio a Sonny Rollins e Jim Hall, che la registrarono per ‘The Bridge’. Lo ha eseguito con le bacchette, togliendo la cordiera al rullante, facendo risaltare il timbro melodico di una minuziosa accordatura delle pelli. Il secondo, nell’unico bis, il citato ‘Autumn leaves’, in un’atmosfera ‘after hours’, facendo strisciare con un fruscio senza fine, le spazzole. Ottimi gli assolo melodici di Drew Gress al contrabbasso, mentre il leader, utilizzando una sola chitarra ed una parca scatola di effetti, ha inanellato improvvisazioni una più bella dell’altra, con una personale concezione dello Swing.
Domenica 25, alle ore 18.00, arriva un artista della Caligola records, l’italiano Paolo Botti, virtuoso della viola, ma in grado di esprimersi anche al banjo, al dobro e all’armonica. Presenterà, nella medesima formazione della sala di registrazione – Dimitri Grechi Espinoza, sax contralto; Tito Mangialajo Rantzer, contrabbasso; Filippo Monico, batteria – il disco ‘Slight Imperfection, arricchito dalla presenza della cantante e poetessa neroamericana Betty Gilmore. Il musicista romano rilegge Jerry Roll Morton e Fats Waller, pianisti alfieri dell’Early jazz, fino ad arrivare al free di Ornette Coleman ed Albert Ayler.