34 milioni di ascoltatori al giorno in Italia, ma bisogna sperimentare nuovi modi di fare radio per sfruttare al meglio le tecnologie digitali. Convegno a Trento per il lancio delle trasmissioni Dab+
Una radio flessibile, in grado di adattarsi ai mutamenti della nostra società. Questo il tema al centro del dibattito “New radio: nuovi media, nuove sperimentazioni, nuovi mezzi, nuova radio?” tenutosi a Trento, moderato dal giornalista Alessandro Longo e organizzato da Trentino Network, la Fondazione <ahref e Sanbaradio. La provincia di Trento, grazie al rilascio dei diritti d’uso delle frequenze digitali agli operatori radiofonici che operano in Trentino da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, si presta a essere la terra delle opportunità per l’evoluzione della radio, la terra dove è stato impiantato il “seme del digitale” e quindi da dove potrà germogliare un’Italia 2.0 radiofonica che per tappe successive si svilupperà su tutto il territorio, affiancandosi alle conosciute trasmissioni in analogico FM.
“In Italia la radio nasce con il campanile – afferma Luca de Biase, presidente della Fondazione <ahref – e lo stesso campanile è cambiato nel tempo, si è evoluto con un autoparlante che ha sostituto il suono delle campane. Ora, questo sta accadendo alla radio che siamo abituati a conoscere”. Assieme alla radio, però, sta mutando l’intero mondo dell’informazione: “in passato – prosegue Luca de Biase – lo spazio dell’informazione era limitato alle pagine di un giornale, al palinsesto radiofonico o televisivo, oggi invece non c’è più questa scarsità di spazio. Le nuove tecnologie, come il web e i social network, stanno moltiplicando la possibilità di pubblicare informazioni. La scarsità, ora, si è quindi spostata nel tempo e nell’attenzione che il pubblico può dedicare alla grande offerta dei media. L’informazione non viene più semplicemente data, ma va ricercata. La società dovrà iniziare a raccontarsi nuovamente sulla base di una visione tutta da costruire, ma in grado di affrontare il tema del cambiamento e questo compito spetta, anche, alla radio digitale”. In linea con questa visione, Sergio Ferrentino della Fonderia Mercury e autore di programmi radiofonici di successo prima a Radio Popolare e ora a Radio Rai (suo è “Caterpillar”), ribadisce che la radio deve evolversi nei contenuti: “il mondo radiofonico non deve fare contenuti di basso livello, deve sperimentare nuovi modi di fare radio. La parola, la musica, la drammaturgia devono fondersi in radio. Grazie al web possono nascere anche nuovi modi di fare business, per esempio rendendo disponibili da scaricare sul web a pagamento le puntate delle trasmissioni radiofoniche più seguite”.
Ma come si stanno attrezzando le radio a questa “rivoluzione” in grado di garantire, oltre a più contenuti, anche una nuova esperienza d’ascolto simile a quella di un CD? “Noi – risponde Eugenio La Teana, responsabile ricerca e sviluppo per RTL 102.5 Hit Radio – ci stiamo adattando a tutti i nuovi mezzi di comunicazione. Se l’utente apprezza i nostri contenuti, allora li rendiamo fruibili su tutti i supporti tecnologici che può avere a disposizione (radio digitale, web, tv, i-phone)”.
La radio si conferma un medium di successo: ogni giorno raccoglie 34 milioni di ascoltatori, ed è importante che si evolva assieme alla società. In una realtà sempre più digitalizzata, dunque, anche l’invenzione di Guglielmo Marconi deve mutare. Ma come si arriva alla radio digitale in Italia? “Al momento le frequenze si stanno assegnando ed entro il 2013 questo processo sarà terminato – assicura l’ingegnere Maria Missiroli della Fondazione Ugo Bordoni – si tratta da un punto di vista tecnico di condividere una banda. Le emittenti, però, devono raggrupparsi in consorzi per poter richiedere le frequenze e questo va nella linea di razionalizzare i canali”. La provincia di Trento è il precursore del passaggio al digitale, e entro la fine dell’anno, oltre ai sei canali diffusi da Radio Rai, ci saranno anche quelli prodotti dalle emittenti locali, cui seguiranno quelli delle radio nazionali.
Ci sono, però, delle radio che si trovano ad affrontare delle limitazioni, come Sanbaradio, una web radio che, come spiega Michele Tesolin fondatore di Sanbaradio e membro del direttivo di Raduni (Operatori Radiofonici Universitari) “subisce una forma di digital divide, dato che a livello legislativo le web radio non sono considerate come le emittenti radiofoniche che trasmettono in FM e quindi non hanno la possibilità di avere assegnate delle frequenze. Sul lato dei contenuti Sanbaradio sta sperimentando nuovi modi di fare radio. Per esempio abbiamo creato delle trasmissioni che hanno unito tutte le possibilità di creazione multimediale: video, audio e social”. Limitazioni che hanno anche un pregio, visto che per trasmettere contenuti via web non necessità di autorizzazioni di sorta e che la diffusione dell’ascolto in diretta dalla rete o in differita tramite podcast è sempre più comodo e diffuso grazie alla diffusione di collegamenti portatili o fissi a banda larga.