Fuffa e retorica in quantitativo industriale da parte di una “maestrina” che non è all’altezza del suo incarico
Il benvenuto ufficiale ad Elsa Fornero, ministro pro tempore al lavoro e alla previdenza sociale, lo ha dato un picchetto del sindacato di base Slai-Cobas con un esplicito striscione “Elsa go home”, dove la Fornero è definitiva “la ministra del disastro sociale e delle gaffe”. E, dopo lo spettacolo andato in scena all’Auditorium di Trento (neppure troppo gremito ma presidiato in forza da polizia e carabinieri con perquisizione all’ingresso dei partecipanti), dove la Fornero ha presenziato al bilancio del “Progetto giovani” ideato da Confindustria Trento, la ministro potrebbe fregiarsi anche del titolo di “ministro della fuffa” dispensata in quantitativo industriale. Già, perché di fatti concreti per porre rimedio al vero, autentico dramma di migliaia di giovani e meno giovani che stentano a trovare un lavoro, anche precario, nella crisi imperante amplificatasi a dismisura sotto il governo di Monti, Fornero & C., la ministria non ne ha portati. Solo tanta retorica, molto spesso vuota, e tanti buoni propositi, tipici di una maestrina di campagna.
Quella di Trento è stata per il ministro-maestrina una visita blindata,evitando ogni contatto diretto con la stampa, iniziata prima con un incontro a porte chiuse in provincia di Trento per discutere dello stato di attuazione del progetto di provincializzare la gestione degli ammortizzatori sociali con il governatore Dellai, oltre che per discutere dei temi della previdenza complementare, assieme all’assessore regionale Martha Stocker, al senatore Oscar Peterlini e ai vertici di Pensplan, dove la regione Trentino Alto Adige con il proprio fondo territoriale è all’avanguardia. “Col ministro – ha riferito Dellai – abbiamo discusso di due cose: innanzitutto le possibili evoluzioni della previdenza complementare. E’ un tema non estraneo ai giovani, che guardano al futuro con preoccupazione. Abbiamo proposto alcune soluzioni che speriamo di approfondire prossimamente anche nell’ambito di un confronto tecnico con il ministero”. Un Dellai che nei confronti della Fornero ha rivolto un “sincero apprezzamento per il ministro: più la incontro e più l’apprezzo”. Sarà, ma probabilmente Dellai è rimasto tra i pochi in Italia ad apprezzare l’opera di Fornero alla guida del ministero del lavoro e della previdenza sociale.
A Trento, Fornero ha detto di “prendere impegni solo fino a marzo, poi vorrei tornare dai miei studenti”: nessuno la ferma, anzi: se vuole, è possibile allestirle ad personam un bell’esodo immediato dal governo. Non solo: Fornero fa ammenda per avere dato degli schizzinosi ai giovani: “mal me ne incolse di avere usato il terme ‘choosy’, ma la traduzione era certamente esigente e non schizzinoso”. Un “tacon” che è peggio del “buso” che vorrebbe coprire, visto che compito primario di un governante dovrebbe essere quello di farsi capire subito e da tutti, senza doppi sensi o necessità dell’interprete. Altrimenti, meglio stare zitti.
Dopo l’introduzione del presidente di Confindustria Trento, Paolo Mazzalai, che ha presentato i contenuti e gli scopi del “Progetto giovani”, e del governatore trentino, Fornero è salita sul palco per confrontarsi con le domande dei giovani che hanno partecipato all’iniziativa confindustriale. Ha raccontato, stavolta evitando le lacrime che l’hanno resa famosa nel mondo, “di aver ricevuto la lettera di un padre che mi parla di una figlia che lavora per 200 euro al mese. L’ho cercato e lo ricercherò per rispondergli che no, sua figlia non è schizzinosa, non intendevo questo. Un tirocinio di tre mesi non pagato è possibile, ma il lavoro di un ragazzo che ha finito gli studi non può essere gratis per tempi lunghi”. Fornero vorrebbe riformare anche i rapporti familiari tra uomini e donne: “la prossima settima spero di poter licenziare il decreto sui voucher per asili e baby sitter. Il punto – ha sottolineato – è che la conciliazione tra lavoro e famiglia deve essere una questione di uomini e donne, non solo delle donne. Siamo partiti dal contrasto delle dimissioni in bianco, una pratica barbara, che riguarda quasi sempre le donne. Abbiamo dato un giorno di congedo obbligatorio ai padri, che costa 70 milioni di euro al giorno, e due facoltativi. Ora stiamo lavorando sui voucher, perché le donne non devono rinunciare al lavoro per gestire i figli”.
Fornero guarda anche al futuro, affermando come la sua riforma “non sarà fatta a fette dal prossimo governo. Questa riforma è importante per due ragioni: una nella logica della stabilizzazione finanziaria e l’altra di equità tra le generazioni. La riforma del mercato del lavoro – ha puntualizzato – ha sottratto oneri alle generazioni più giovani, addossandole a quelle più anziane, in un’ottica di riequilibrio tra generazioni. Ci sono molti punti buoni, ma c’è bisogno che le norme siano recepite. Abbiamo messo in piedi un sistema di valutazione scientifica e di monitoraggio. Lascio al mio successore – ha concluso – questo metodo”. Sarà, ma è la stessa Fornero poco dopo a contraddirsi: “nessuna riforma può essere considerata definitiva e pensata come perfetta. La riforma del lavoro ha introdotto, fra l’altro, una forma di ammortizzatore sociale specifica per i giovani che perdono il lavoro. Non è molto, ma può aiutare”. Ma sicuramente la riforma Fornero è decisamente migliorabile.