“Stati Generali” di Confartigianato Imprese Veneto a Mestre: l’economia incontra la politica

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Confartigiananto veneto stati generali dibattito 1 1Territorio veneto e piccola imprese: eccellenze che rischiano di arenarsi nelle inefficienze del Paese

Uno sguardo al Veneto d’oggi, non affidato a ricercatori o analisti, ma a chi è chiamato a governare. Questo il senso e il filo conduttore che ha sorretto e sotteso gli “Stati Generali” di Confartigianato del Veneto, svolti a Mestre e incentrati sul tema del “territorio” dinanzi ad una platea gremita da oltre 450 tra dirigenti, funzionari del sistema Confartigianato Imprese Veneto oltre alla maggior parte dei rappresentanti le organizzazioni datoriali, parti sociali e dei sindacati dei lavoratori regionali.

Una rapida analisi della contingenza, della situazione (ovviamente difficile) affidata a Gianangelo Bellati, Segretario Generale di Unioncamere Veneto, e ad Enrico Quintavalle, dell’ufficio studi di Confartigianato nazionale, e poi la parola subito al governatore Luca Zaia, intervistato dal giornalista Alessandro Russello. Il tutto preceduto da una comunicazione video, un monologo di Marco Paolini, che ha raccontato il Veneto d’oggi partendo dalla metafora della “polenta e del filo”. “Per troppo tempo – ha spiegato l’uomo di teatro – abbiamo tagliato la grande polenta rappresentata dalla nostra terra, non con il filo ma uno spago, lacerando il tessuto”. Una provocazione accolta in pieno da Luca Zaia: “sicuramente dobbiamo rimettere mano al nostro territorio in termini di recupero, di riabilitazione. Forse in proposito sarebbe utile una moratoria edilizia: bloccare il nuovo per favorire il vecchio, restaurato naturalmente”.

Confartigiananto veneto stati generali pubblico 1 Sulla crisi attuale Zaia non ha dubbi: “purtroppo siamo costretti a pagare i debiti degli altri: un peso che è come un macigno. L’unica soluzione è la ‘liberazione’ del Veneto”. Non solo: per Zaia “se il Governo applicasse i costi standard del Veneto a tutta Italia avremmo un risparmio di 28 miliardi di euro e ci sarebbero ben 600.000 dipendenti pubblici in meno”, suggerendo al Governo Monti “di avere coraggio. Ma questo Governo non ce l’ha di applicare i costi standard”. Sul fronte della riforma delle province, Zaia ha evidenziato che si “stanno facendo pasticci a livello nazionale. I cittadini – osserva – non avranno alcun beneficio. A noi interessa più autonomia, più libertà di movimento e lo dice il Veneto che ha 16 miliardi di residuo fiscale, il che significa che paga tasse per tale cifra e che queste restano nelle casse a Roma, purtroppo, per pagare sprechi”. Zaia ha parlato anche di credito: “abbiamo la necessità di rifondare il rapporto con le banche. Il grande problema è quello dell’accesso al credito. Le banche sono parte integrante di un’economia di un territorio. Le nostre imprese se non avessero avuto le banche in passato, oggi non esisterebbero”. Dopo il presidente della Giunta regionale, sono continuate le provocazioni via video, con interviste a Paolo Costa, commissario dell’autorità, portuale di Venezia, Silvano Vernizzi, segretario regionale per le infrastrutture, il patriarca monsignor Francesco Moraglia, Innocenzo Cipolletta, presidente del comitato Venezia NordEst capitale della cultura. A raccogliere stimoli e indicazioni gli assessori regionali Renato Chisso, Roberto Ciambetti, Maria Luisa Coppola, Marino Zorzato ed Elena Donazzan (che tra l’altro ha comunicato che nel 2013 i fondi governativi per la CIG in deroga, cioè quella che riguarda anche l’artigianato, sono solo la metà di quelli necessari).

Ognuno dal proprio punto di vista, sulla base delle competenze di governo, ha riletto la realtà territoriale, indicando linee di sviluppo e progettualità.

Alla fine è toccato al presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Giuseppe Sbalchiero, tirare le conclusioni: “da questa mattinata, dal confronto è emerso una dato chiaro e incontrovertibile: la realtà delle piccole imprese e dell’artigianato è un punto centrale dell’economia regionale. Al di là di sterili dibattiti sul permanente valore o il tramonto dei “piccoli”, resta il fatto che tale struttura produttiva è presente e viva”. Per Sbalchiero “verrebbe da dire che quello che chiediamo è soltanto che ci sia dato l’opportunità di lavorare, di fare il nostro mestiere, che nel tempo ha dato benessere e ricchezza a questa terra. Perché tutto ciò possa accadere è necessario rimuovere alcuni ostacoli che talora paiono insuperabile, come l’eccessivo costo del lavoro, l’elevato prezzo che paghiamo per alcune risorse fondamentali come l’energia, una fiscalità che ormai ha raggiunto livelli insostenibili e in fine, ma non certo da ultimo, il peso insopportabile della burocrazia. Noi chiediamo quindi un impegno forte da parte delle istituzioni e della politica per risolvere tali questioni. Per il resto e a queste condizioni gli artigiani continueranno sempre ad essere uno degli elementi decisivi di questo territorio”.

Gli “Stati Generali” si sono occupati anche di cose concrete, come la tassazione IMU imprese. L’aliquota media IMU di solo un punto inferiore al massimo e ben due volte e mezzo il possibile livello minimo. L’analisi è contenuta nel volume “Crisi o metamorfosi”, il rapporto 2012 di Confartigianato Imprese Veneto: oltre 200 pagine di analisi (dettagliate anche per province) sulla situazione regionale, in riferimento a quelle italiana e mondiale.

Il 31 ottobre 2012 è scaduto il termine entro il quale i Comuni potevano approvare o modificare il regolamento e la deliberazione relativa alle aliquote Imu. Come sono andate le cose? Quale è stato l’orientamento della amministrazioni municipali soprattutto per quanto riguarda le imprese? Nei sette capoluoghi di provincia del Veneto, in cui operano oltre centomila imprese non agricole (101.617), pari a quasi un quarto (23,9%) delle aziende venete, si calcola un’aliquota media sugli immobili produttivi pari al 9,6 per mille, due punti sopra all’aliquota base del 7,6 per mille e solo 1 punto inferiore al massimo del 10,6 per mille. Il livello è oltre due volte e mezzo la possibile, ma irrealizzata, aliquota minima del 3,8 per mille data dalla quota comunque riservata allo Stato dal decreto “Salvaitalia”.

Nella comparazione risultano al primo posto per aliquota IMU sugli immobili produttivi le amministrazioni comunali di Rovigo e Venezia, con una aliquota media per immobili produttivi pari al massimo del 10,6 per mille, anche se entrambi i comuni indicano in delibera agevolazioni ed esenzioni per nuove imprese e/o legate a programmi di costruzione, ristrutturazione e/o assunzione di personale. Seguono Padova con il 10,2 per mille, Verona con l’8,6 per mille, Treviso con l’8,3 per mille e Vicenza con 7,8 per mille. La pressione fiscale locale sugli immobili più bassa si riscontra a Belluno con una aliquota media che si ferma al 7,6 per mille.

Nella media dei sette capoluoghi di provincia la aliquota più elevata è quella per la categoria catastale “Alberghi e pensioni”, pari al 10,4 per mille, seguita da quella di “Teatri, cinema, sale spettacoli” con 10,3 per mille, quindi “Magazzini e locali di deposito” con 10,2 per mille, “Fabbricati per le speciali esigenze di un’attività industriale” con 9,6 per mille. Seguono i “Fabbricati per le speciali esigenze di un’attività commerciale, Negozi e botteghe e Opifici”, tutte e tre con aliquota del 9,5 per mille, in fine “Uffici e studi privati” con 9,4 per mille.

L’aliquota mediamente più bassa nei sette capoluoghi è quella per la categoria dei “Laboratori per arti e mestieri”, pari all’8,7 per mille, evidenziando una relativa maggiore attenzione delle amministrazioni comunali per le attività artigianali insediate nei centri storici.

 

Il Valore del Veneto: i numeri

Veneto 40esima economia mondiale per PIL prodotto

Tra il 1995 ed il 2013, il PIL Veneto cresce 6,6% in più della media nazionale

7a Regione UE per numero di imprenditori e autonomi (459.600)

Il “gap” di pressione fiscale rispetto media UE costa 1.005 euro per cittadino veneto

Calo della spesa per beni e opere immobiliari “costa” 8.356 occupati in meno nell’edilizia

Lo spread Veneto-Germania: 473 milioni di extra costo per imprese venete su acceso al credito. Pari 0,3% del PIL

Manifatturiero e “Made in Italy” hanno sostenuto occupazione: 2011, creati 27.000 posti di lavoro

Nel biennio 2011-2012 export veneto in volume: +22% a fronte produzione +8,7%