Coldiretti Rovigo incontra il clero diocesano per dibattere l’impatto della crisi economica sul sociale
Non è più tempo che ognuno faccia per sé, in modo individualistico, ma è tempo di prendere coscienza dell’importanza della comunità territoriale, fatta di persone che riscoprono i valori umani della solidarietà, dell’equità e del radicamento al territorio. Solo così si possono ricostruire l’economia, la finanza, il futuro delle generazioni, il benessere e, come scrive Coldiretti, “l’Italia che vogliamo”. Questo, in sintesi, il messaggio che è arrivato ai sacerdoti diocesani, riuniti al Centro ricreativo di Villadose, per l’annuale convegno di economia organizzato dalla Coldiretti Rovigo, dal titolo “Crisi e sostenibilità dal basso: opportunità per una consapevolezza dell’essere comunità territoriale”. Al termine, la Camera di commercio di Rovigo ha contribuito per l’offerta in degustazione dei prodotti tipici Dop e Igp polesani.
Al tavolo dei relatori, Alessandro Di Paolo, professore di sostenibilità aziendale all’Università di Padova e al master gestione etica d’azienda della Fondazione studium generale Marcianum di Venezia; il consigliere ecclesiastico nazionale di Coldiretti, padre Renato Gaglianone; il vescovo di Rovigo Lucio Soravito De Franceschi ed il presidente della sezione polesana di Coldiretti Mauro Giuriolo. In sala, non solo esponenti del clero, ma anche dirigenti e funzionari dell’organizzazione agricola.
“Economia e finanza sono solo strumenti, non sono qualcosa di antisociale. – ha detto Di Paolo, facendo riferimento diretto all’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI – Sono utilizzati male quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. L’impresa non è né buona, né cattiva, ma è certamente fatta di persone. Ecco perché occorre ripartire dalle persone e dai valori che esprimono”. “Persone significa: comunità territoriali – ha spiegato l’economista – che si rendono conto che siamo tutti malati e che nessuno si salva da solo. I dati della politica e dell’economia – ha spiegato Di Paolo – dicono che queste direttrici non funzionano, tant’è che non stiamo migliorando. Quindi bisogna ripensare ad un modello di sviluppo che dia più importanza al driver sociale, ovvero che non si basi sul detto individualistico ‘mors tua vita mea’, bensì su quello solidaristico ‘vita tua, vita mea’. Sono le aziende, le istituzioni ed i cittadini, dal basso, che fanno un vero sviluppo sostenibile, sul piano economico, sociale ed umano”.
In pratica, le aziende esistono perché ci sono delle persone dentro un territorio, le banche esistono perché ci sono le aziende dentro un territorio e così via, tutte le strutture della società: se cade qualcuno, si trascina dietro tutto il resto. Un po’ quello che si sta vedendo in Italia e nei paesi occidentali. “Occorre ripensare, ma anche rifondare in tempi brevi – ha concluso Di Paolo – non restare in apnea come sta facendo l’Italia, aspettando che la crisi passi”.
Padre Gaglianone si è soffermato sulla necessità di “vedere la crisi di spiritualità di una società che ha perso l’anima” e sul fatto che il vero bene comune è “la felicità dell’uomo”. “Solo se politica ed economia si orientano verso questo bene – ha detto – si potrà avere una nostalgia del futuro, ovvero proiettarsi con gioia verso un luogo felice”.
Il vescovo Soravito ha richiamato l’annuale tematica della Giornata dei ringraziamento, parlando del corretto rapporto tra uomo e natura, molto caro agli agricoltori che lo vivono quotidianamente.
“E’ necessario un cambiamento di mentalità – ha detto il vescovo – che ci induca a ricercare il vero, il bello e il buono. Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali, così come il degrado ambientale, a sua volta, provoca insoddisfazione nelle relazioni sociali. La natura, da considerarsi come creatura di Dio che ci parla della sua presenza e non come divinità in sé, è talmente integrata nelle dinamiche sociali da non costituire più una variabile indipendente”.
A conclusione dell’incontro, il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, ha sottolineato la sintonia del progetto economico dell’organizzazione col concetto di sviluppo sostenibile dal basso ed ha segnalato che Coldiretti si sta da anni impegnando a pensare e progettare proprio partendo dal territorio e dalla valorizzazione dei prodotti locali. “Ripensare le filiere perché tutti ne ricavino il giusto, – ha ricordato Giuriolo – considerare il cibo come un bene preziosissimo da non sprecare dentro i digestori e da salvaguardare contro l’‘Italian sounding’ che sottrae al vero ‘Made in Italy’ 60 miliardi di euro l’anno. Riscoprire la terra fertile come un valore fondamentale per la sostenibilità ambientale e sociale, che non deve essere coperta da distese di pannelli fotovoltaici. Tutto il nostro percorso economico lo abbiamo articolato in 10 proposte contenute in un documento che abbiamo chiamato ‘L’Italia che vogliamo’ e che abbiamo consegnato al mondo politico, economico e sociale, sperando che ne faccia tesoro”.