Il distretto pesca Alto Adriatico passa alla fase operativa

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Distretto pesca alto adriatico partecipanti allincontro di Marano Manzato violino 1A Marano Lagunare (UD) l’incontro tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Slovenia e Croazia

Una gestione controllata e autonoma della pesca in tutto il Nord Adriatico che, dalle Regioni italiane Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, si allargherà anche alla Slovenia e alla Croazia, in un dialogo sempre più diretto con gli organismi dell’Unione europea. Sono queste le prospettive che si aprono grazie al Distretto pesca Nord Adriatico, che ha avviato oggi a Marano Lagunare la sua concreta attività operativa con un incontro pubblico, svoltosi nella sala della Vecia Pescheria, che ha permesso un primo confronto con i rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo della pesca del Friuli Venezia Giulia. All’incontro, che è seguito a una riunione del Comitato di gestione, erano presenti gli assessori regionali alla Pesca del Friuli Venezia Giulia, Claudio Violino, e del Veneto, Franco Manzato, che ha anche il ruolo di coordinatore di turno. In apertura ha portato il suo saluto il sindaco di Marano Lagunare, Mario Cepile, mentre per il ministero delle politiche Agricole e alimentari ha partecipato la dirigente Maria Severina Liberati.

“Il Distretto – ha spiegato Violino – è un organismo di coordinamento e di confronto ormai indispensabile per applicare gli indirizzi comunitari, che puntano ad arrivare a un’attività di pesca controllata e sostenibile, di fronte alla diminuzione della fauna ittica. Il prossimo passo sarà quello di allargare il Distretto anche all’Istria e una parte della Dalmazia”. “Il mare del Nord Adriatico – ha detto il coordinatore Manzato – ha delle specificità molto precise. Il Distretto ci permetterà di valorizzarle attraverso il riconoscimento della nostra autonomia da parte dell’Unione europea. Vogliamo essere autonomi per competere meglio con il resto del mondo”.

Manzato ha anche sottolineato come “dopo la formale istituzione di questo organismo di autogestione locale, ora si passa all’azione concreta: ai progetti e ai piani per risollevare e consolidare l’attività peschereccia e quanto ci ruota attorno, in un braccio di mare dalle caratteristiche uniche dove non è possibile calare dall’alto modalità misurate sui mari profondi”. “Sui piani di gestione – ha aggiunto Manzato – si gioca una partita strategica, anche in vista della nuova programmazione comunitaria 2014-2020. Vogliamo mettere sul tavolo programmi concreti elaborati in modo congiunto rispetto alla condivisione di un mare che è lo stesso, ma è ‘diverso’”.

I piani di gestione servono a organizzare il settore a creare consorzi unitari, organizzazioni di produttori autogestite capaci di dialogare e intervenire sui mercati, in modo da migliorare l’assetto produttivo e commerciale dell’area. “Non abbiamo alternativa: I piani di gestione sono l’unico mezzo che ci permetterà di mantenere l’occupazione e salvaguardare le risorse alieutiche”, ha affermato Manzato.

Gli indirizzi della programmazione riguarderanno la capacità di rinnovo degli stock ittici; la riduzione dello sforzo di pesca e dell’impatto sugli ecosistemi marini entro le 12 miglia nautiche; le modalità di impiego degli attrezzi da pesca; l’individuazione dei periodi di pesca; le aree nursery. Ma soprattutto il Distretto, che è una figura giuridica deputata a dialogare con la Commissione Europea e il Commissario alla Pesca, interverrà direttamente sull’elaborazione dei documenti di programmazione comunitari.

L’incontro, che ha segnato l’avvio della concreta fase operativa, ha permesso di fare il punto sui primi risultati del coordinamento interregionale, dopo la formale costituzione del Comitato digestione in luglio a Chioggia, sulla base di una relazione presentata da Marina Bortotto, direttore del Servizio Risorse ittiche e biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia.