La Libera Università di Bolzano ha ospitato 250 iscritti da tutt’Italia
La riqualificazione fluviale sta diventando in molti paesi europei uno strumento consolidato per la pianificazione e gestione dei corsi d’acqua, con benefici riconosciuti che non si limitano agli ecosistemi fluviali, e che è parte integrante degli obblighi normativi che derivano da importanti direttive comunitarie (direttiva quadro sulle acque, direttiva alluvioni, gestione della rete Natura 2000, nuova PAC). Dall’enunciazione di buoni principi è urgente anche in Italia passare alle soluzioni concrete. Per questi motivi il convegno ha un carattere prevalentemente operativo, con l’obiettivo da un lato di creare un’occasione di scambio di esperienze, quesiti e prospettive in stretta connessione con le politiche e i processi di implementazione in atto, dall’altro di creare un’interfaccia tra il mondo della ricerca e quello dell’applicazione concreta dei risultati.
In particolare, il confronto verte sui temi di maggiore rilievo in Italia e sulle più significative esperienze realizzate in relazione al miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e più in generale alla sostenibilità della pianificazione e gestione di bacino. Come ha sottolineato, tra il resto, il presidente della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, è importante trovare il giusto equilibrio fra la tutela ambientale e la tutela dal rischio di piena perché i corsi d’acqua ed il territorio devono mantenere i caratteri legati alla tradizione ed alla cultura restando attrattivi sia per la popolazione residente che per i turisti. Da parte sua, il direttore della Ripartizione opere idrauliche dell’Alto Adige, Rudolf Pollinger, ha posto in evidenza il cambiamento intervenuto negli ultimi anni nella sistemazione di fiumi e rii con l’incremento della richiesta di migliorare i corsi d’acqua nell’ambito dei centri abitati; in passato, invece, prevaleva la necessità di fare spazio alle infrastrutture. Per affrontare tali sfide, Pollinger ha posto in evidenza il rilievo dell’approntamento di piani di gestione e l’opportunità del confronto con altre realtà territoriali a livello nazionale.
Il presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Bernardo De Bernardinis, ha sottolineato l’importanza di non fermarsi semplicemente alle direttive dell’Unione europea, ma, invece di sapersi assumere le proprie responsabilità; infatti la qualità delle acque sono strettamente connesse alla qualità della vita. Ileana Schipani, presidente del Centro italiano per la riqualificazione fluviale (CIRF), ha ricordato come vi sia una forte domanda sociale di riqualificazione fluviale e come per raggiungere gli obiettivi di miglioramento della situazione dei corsi d’acqua sia necessario creare una rete fra il mondo della ricerca e le istituzioni pubbliche.
Il convegno è stato preceduto da due seminari internazionali realizzati nell’ambito dei progetti europei WaterDiss2.0 (www.waterdiss.eu) e Restore (www.restorerivers.eu) di cui il CIRF è partner. Nel primo seminario sono stati presentati e discussi i risultati di alcuni dei principali progetti di ricerca finanziati dalla Unione Europea in relazione al monitoraggio e alla valutazione degli effetti degli interventi di riqualificazione fluviale. Nel secondo, invece, rappresentanti di diversi stati europei hanno discusso di come la riqualificazione fluviale sia stata integrata nei primi piani di gestione di distretto idrografico e nei relativi programmi di misure.