Assemblea Giovani industriali a Capri, strigliato il Governo Monti per l’eccesso di fisco giunto a livelli di confisca
All’appuntamento annuale di Capri dei Giovani di Confindustria non sono mancate le bordate ad alzo zero contro la politica e il Governo Monti da parte del presidente Jacopo Morelli: “via i ladri, gli ignoranti, gli incapaci”, all’Italia serve una classe politica che sia “responsabile, preparata, all’altezza del compito”. I giovani imprenditori di Confindustria si dicono “disgustati” dall’idea della carica pubblica come “scorciatoia per arricchirsi” e si “ribellano al degrado” degli ultimi tempi, con gli scandali che stanno investendo i consigli regionali di Lazio e Lombardia.
Una classe politica che “non mantiene le promesse, mentre chiede ai cittadini sacrifici continui, è indegna”, tuona Morelli. E per questo, per il secondo anno consecutivo, la politica non è stata invitata a salire sul palco della kermesse, alla quale partecipano, invece, solo alcuni ministri tecnici: Elsa Fornero (Lavoro), Enzo Moavero (Affari europei) e Fabrizio Barca (Coesione territoriale), mentre il capo del Governo Mario Monti ha mandato una lettera.
“Basta con l’umiliazione delle coscienze civili”, dice Morelli esponendo le “tesi dei giovani” al tradizionale appuntamento, quest’anno dal titolo “Europe under pressure”. E basta, quindi, sostenere “con le proprie tasse e la propria fatica larghi strati parassitari” che “anche adesso, mentre perdiamo duemila occupati al giorno, continuano a erodere denaro pubblico”. “Ci ribelliamo a questo degrado, servono persone responsabili” e partiti che “selezionino meglio chi dovrà rappresentare gli italiani” e “che condividano con questi, in solido, le responsabilità delle eventuali violazioni civili e patrimoniali commesse dai loro esponenti”.
Ed è proprio sulla crisi ed i suoi effetti sull’economia reale, a cominciare dalla tenuta delle imprese, insieme al livello considerato non più sostenibile delle tasse, che l’attacco dei giovani di Confindustria va avanti. Il peso della pressione fiscale è “cresciuto così tanto da diventare una confisca: quella ufficiale toccherà nel 2012 il 45% del Pil”, l’onere sulle imprese “sarà superiore al 68%”. I giovani industriali chiedono di “ridare fiducia al Paese abbassando in maniera sostanziale la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che reinvestono”, invece “ci pare di assistere – ha sostenuto – all’applicazione ostinata di teorie e ricette inefficaci”. Morelli parla di un “dovere morale”. E avverte: “il tempo della pazienza è finito”. Anche perché “i colpi della recessione sono arrivati nella carne viva del tessuto produttivo: la base industriale si è contratta del 20%. Anche noi contiamo, forse per la prima volta, i caduti sul campo”. E, quindi, punta il dito sulla “poca crescita” ed “il molto rigore”. Ammonendo che “se chiudono le imprese dei giovani, il Paese brucia il futuro, le speranze, il dinamismo: bisogna creare nuove occasioni di lavoro, dare ossigeno alle imprese”.
Ed ai giovani deve guardare come priorità chi si candida a guidare l’Italia: a loro “chiediamo cosa intende fare per chi non ha lavoro e non riesce a rendersi indipendente”, spiega il numero uno dei giovani imprenditori italiani. Che quest’anno insieme ai rappresentanti delle associazioni datoriali giovanili di Francia, Germania e Spagna sigleranno un “piano d’azione” da portare al quadrilaterale del Consiglio europeo di dicembre.