Ciambetti: “però, se il Governo centrale premia chi sperpera, che senso ha essere virtuosi?” La regione Lazio, con 5,7 milioni di abitanti, ha un debito pari alla somma dei debiti di Lombardia, Veneto, Emilia, Liguria e Piemonte, che contano circa 24 milioni di abitanti
Oggi, nell’Italia degli sprechi e degli intrallazzi vale la pena gestire bene la cosa pubblica? Se lo chiede l’assessore veneto al bilancio, Roberto Ciambetti: “vale la pena essere virtuosi? Quale giovamento traggono i cittadini dall’essere amministrati in modo rigoroso e attento da Regioni ed Enti locali che il Governo centrale penalizza invece di premiare per la loro efficienza e disciplina alle norme di contenimento della spesa?”. Con questa provocatoria domanda che è soprattutto un’amara considerazione, Ciambetti ha concluso il suo intervento al convegno svoltosi all’ateneo di Ca’Foscari sul tema “Il contributo delle istituzioni, dell’imprenditoria e della formazione alla riduzione della spesa pubblica e alla crescita del Paese: il ruolo della Corte dei Conti, degli Enti territoriali e dell’Università”.
L’appuntamento, promosso dallo stesso ateneo in collaborazione con la sezione veneta della Corte dei Conti, cui hanno partecipato numerosi rappresentanti delle istituzioni pubbliche, ha fornito l’opportunità a Ciambetti di illustrare in modo chiaro e schematico la situazione economico finanziaria della Regione del Veneto.
E’ emerso così che i tagli imposti nel 2011 dalle norme statali ai trasferimenti a libera destinazione alle Regioni si sono tradotti per il Veneto in una minor entrata di circa 450 milioni di euro, una riduzione negli ultimi due anni pari al 25%, e che il drastico abbassamento della soglia di indebitamento ha comportato una diminuzione di risorse quantificabile in circa 800 milioni di euro. “Ciononostante – ha evidenziato l’assessore – siamo riusciti a cogliere i due obiettivi principali che ci eravamo prefissati attraverso le nostre politiche di bilancio: assicurare la continuità dei servizi essenziali ai cittadini e non aumentare loro le tasse, cosa che hanno fatto invece altre Regioni imponendo manovre tributarie permanenti. Un risultato ottenuto soprattutto grazie alla diminuzione delle spese di funzionamento del 12,5%, alla progressiva riduzione del livello d’indebitamento e allo smaltimento dei residui passivi, puntando in particolare alla formazione del cosiddetto ‘margine corrente’ e cioè di quel differenziale positivo fra le entrate e le uscite correnti, così da assicurare una copertura finanziaria allo smaltimento di spese pregresse, più che all’assunzione di nuove spese”.
Ciambetti ha sottolineato che il debito pubblico del Veneto, in base ai dati forniti proprio dalla Corte dei Conti, è pari a 286 euro pro capite contro una media nazionale di 679 euro e che da sola la regione Lazio, con 5,7 milioni di abitanti, ha un debito pari alla somma dei debiti di Lombardia, Veneto, Emilia, Liguria e Piemonte, che contano circa 24 milioni di abitanti. E sempre in un confronto tra le regioni Veneto e Lazio, il debito della prima è pari al 13% rispetto alle entrate correnti, mentre per la seconda ammonta all’80%.
“Siamo grati alla Corte di Conti – ha aggiunto Ciambetti – non solo per l’utile lavoro di collaborazione che, nel rispetto dei diversi ruoli, abbiamo instaurato in questi anni, ma anche per il chiaro riconoscimento della bontà dell’azione da noi svolta in occasione della relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni per gli esercizi 2010/2011, nella quale ha rilevato che, sotto il profilo della composizione del debito, le più indebitate sono quelle meridionali, che assorbono il 39% del debito regionale complessivo, contro l’8,4% di quelle del NordEst”.
Secondo Ciambetti, “mentre il debito pubblico italiano aumenta, quello della regione del Veneto è in costante diminuzione. Ma se da una parte siamo orgogliosi di questo risultato, dall’altro ci sentiamo presi in giro e defraudati, perché non è accettabile che la spesa pro-capite ammessa nel Veneto nel tetto del patto di stabilità sia di 491 euro contro una media nazionale per le regioni a statuto ordinario di 647 euro, che se applicato alla nostra realtà ci consentirebbe di immettere nel circuito economico oltre 786 milioni. E altrettanta indignazione provoca la mancata applicazione da parte del Governo centrale degli sgravi contributivi previsti dalla legge per le regioni, come il Veneto, che hanno rispettato determinati requisiti di virtuosità. A noi, che ci comportiamo con correttezza e nel rispetto delle norme, sono arrivati solo schiaffi sonori, mentre a una regione come la Sicilia, che non brilla certo per la tenuta dei conti, si consente di sforare il patto di stabilità per 900 milioni di euro. Se questi sono i risultati, non è forse legittimo chiedersi se vale la pena comportasi in modo virtuoso?” Probabilmente no, ma il cattivo esempio viene dai tecnici al Governo, che avrebbero dovuto essere maggiormente severi contro chi sgarra. Ma così non è stato e Monti ha dimostrato di comportarsi come un politicante qualsiasi della prima e seconda repubblica.