Artigianato veneto, nel terzo trimestre saldo negativo delle imprese

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Giuseppe Sbalchiero confartigianato veneto 3 1Sbalchiero: “l’artigianato entri nell’“Agenda Monti”, altrimenti il Paese fallisce”

L’artigianato veneto soffre. E con esso tutto l’artigianato italiano visto che un saldo negativo nel terzo trimestre (-0,10% pari a 1.414 imprese in meno) non si vedeva da oltre quindici anni. Per la regione Veneto il dato negativo è già la seconda volta consecutiva (nel 2011 il calo era stato dello -0,03%). In Veneto, nei tre mesi centrali del 2012 le 1.804 iscrizioni all’albo imprese artigiane non hanno retto le 2.179 cessazioni. Un calo di 375 ditte che portano il patrimonio regionale sotto quota 140mila e precisamente 139.972. Un numero che riporta il settore indietro al 2001.

“La natimortalità delle imprese è un dato grossolano – commenta Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Veneto – ma importantissimo per misurare la ‘temperatura’ dell’artigianato. E questo nuovo calo (che ha portato la riduzione d’imprese a 2.248 da inizio anno), dice con chiarezza che non stiamo facendo abbastanza per le migliaia di imprese in forte debito di ossigeno e che stanno pagando più degli altri la crisi. Sono infatti in ulteriore crescita le cessazioni: ben 2.179 in soli tre mesi. Quasi 24 al giorno! Ci preoccupa in particolare che il cuore dell’artigianato italiano sia oramai costantemente al di sotto della media nazionale”.

Per Sbalchiero “l’artigianato deve entrare nell’“Agenda Monti” altrimenti fallisce l’Italia. Non basta fare Decreti Sviluppo per le start up. Per offrire un futuro alle giovani generazioni occorre si facilitare la creazione d’impresa, ma è anche indispensabile dare segnali concreti alle imprese già esistenti e assicurare la continuità e la solidità del nostro tessuto produttivo. Siamo il Paese europeo con i maggiori ostacoli all’imprenditoria. A cominciare dal macigno di adempimenti burocratici che ci costa 26 miliardi l’anno. Ma – aggiunge Sbalchiero – quanto ancora dovremo aspettare perché vengano rimossi se il Governo li affronta con un disegno di legge di semplificazione destinato ad un lungo ed incerto iter parlamentare di approvazione? La situazione economica –conclude il presidente di Confartigianato Veneto – impone scelte più nette e orientate all’artigianato. Abbiamo bisogno di un carburante potente fatto di riforme contro la burocrazia sempre più costosa, la pressione fiscale alle stelle, le inefficienze e gli sprechi della spesa pubblica, le carenze infrastrutturali, i tempi di pagamento, il costo esorbitante dell’energia”.

L’artigianato del Veneto risulta essere tra i più penalizzati dalla situazione di crisi (peggio fa solo la Toscana (-0,42%), ma sono tutte le regioni del nord a segnare una contrazione: Lombardia (-0,14%), Piemonte (-0,13%) Emilia Romagna (-0,09%). Anche Friuli Venezia Giulia (-0,01) e Trentino Alto Adige (-0,05) sono in campo negativo. Se si entra nel merito dei singoli settori, ci sono delle novità interessanti: per quanto riguarda il manifatturiero positiva la tenuta dell’alimentazione (-0,08%) e della manutenzione ed installazione di impianti (+1%). Mentre per quanto riguarda la grande famiglia dei servizi, i segni positivi superano di gran lunga quelli negativi. Va bene tutto quello che va a supporto delle imprese come noleggio e consulenza informatica (+0,42%). Una conferma importante viene poi dai servizi alla persona (+0,16%) che, pur in un momento di contrazione della capacità di spesa delle famiglie, vedono comunque una tenuta delle imprese.