Ordini professionali, volano o freno dell’economia e dello sviluppo?

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Confindustria FVG dibattito ordini professionali Da sx Luigi Gregori Pier Paolo Zenga Riccardo Cappello e Giovanni Claudio Magon 1
Confindustria FVG dibattito ordini professionali Da sx Luigi Gregori Pier Paolo Zenga Riccardo Cappello e Giovanni Claudio Magon 1Dibattito organizzato da Confindustria Udine tra professionisti ed imprenditori

Molto si è discusso, negli ultimi tempi, sulla riforma degli Ordini professionali: una materia delicata su cui esistono posizioni divergenti. A tale riguardo, il Raggruppamento consultivo del Terziario Avanzato di Confindustria Friuli Venezia Giulia ha voluto promuovere un interessante dibattito sul tema traendo spunto da un libro-inchiesta “Il cappio. Perché gli Ordini professionali soffocano l’economia italiana”, e dal suo autore, l’avvocato Riccardo Cappello, che non hanno remore a catalogare gli ordini professionali come uno dei principali freni in Italia delle imprese e della libera iniziativa “in quanto corpi intermedi che creano ritardi, burocrazia e costi in eccesso”.

“Nell’agenda della riforma dello Stato – è il parere di Pier Paolo Zenga, presidente del Raggruppamento – abbiamo ritenuto che fosse opportuno riportare questo tema caldo degli ordini professionali all’attenzione dell’opinione pubblica”.

Introdotto dai saluti di Giovanni Claudio Magon e Luigi Gregori, rispettivamente capigruppo Gruppo Terziario Avanzato e Gruppo Informatica e Telecomunicazioni di Confindustria Udine, l’avvocato Cappello ha sviluppato il suo duro atto di accusa contro gli ordini professionali. “L’Italia – ha sostenuto – è il paese degli orticelli: si guarda sempre al proprio interesse perdendo di vista la collettività. Gli Ordini costituiscono tante piccole lobby che si reggono le une con le altre e che gestiscono, ognuna, un settore dell’economia. Queste associazioni, obbligatorie per gli iscritti, non convengono a nessuno se non ai vertici degli stessi ordini e alla classe politica perché può così garantirsi la canalizzazione preventiva del consenso. La politica offre infatti un trattamento legislativo di riguardo e l’accesso alle leve dell’economia e del mercato del lavoro, ottenendo in cambio “una montagna di voti. Questo sistema di connubio improprio tra politica e mercato favorisce corruzione e clientelismo”.

Cappello non sente proprio la necessità di questo tipo di ordini professionali autoreferenziali, “sovrastrutture che servono solo per burocratizzare tutto”. Oggi gli ordini organizzano tutto: dalla gestione dei fondi alla visibilità, alle possibilità di partecipazione, fino alla formazione stessa degli aspiranti professionisti. Al contrario, ha continuato Cappello “io sogno tante associazioni private, in concorrenza fra loro, a cui si possa accedere liberamente sulla base del merito e che garantiscano in seguito una formazione seria”.

Cappello, che ha portato come esempio l’Ordine degli Avvocati (con 240.000 iscritti come può controllare la deontologia professionale?) assolve gli ordini professionali solo per la loro funzione avuta in passato: “Un tempo avevano un senso: c’erano poche persone iscritte e lo Stato controllava in prima persona l’economia. La crisi è avvenuta nel momento in cui il mercato è sfuggito al controllo dello Stato. Di conseguenza, oggi come oggi, gli Ordini devono rispondere alla pari di tutti alle regole del mercato e non vivere di rendite di posizione”.