Decreto Sviluppo 2.0: dimenticate le start up non accademiche

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sandro venzo presidente confartigianato giovani veneto 1Venzo (Gruppo Giovani Confartigianato) “invitiamo il Ministro Passera a tornare in Veneto a visitare un paio di nostre imprese di produzione”

“Invitiamo ufficialmente il Ministro Corrado Passera a venire una volta ancora in Veneto ma per visitare, in questa occasione, un paio di nostre aziende manifatturiere per rendersi conto di quanto lontano sia il provvedimento che hanno licenziato con la realtà di tutti i giorni”. A lanciare la sfida, Sandro Venzo, presidente del Gruppo Giovani di Confartigianato Imprese Veneto, dopo aver analizzato attentamente il cosiddetto “Decreto Sviluppo 2.0” incentrato sulla digitalizzazione del Paese come presupposto per la sua crescita economica e sociale.

“Si tratta certamente di uno sforzo importante e per molti versi innovativo di fare compiere al Paese un salto di qualità in termini di accesso alle tecnologie, in grado nelle intenzioni di assicurare risparmi economici, competitività e semplificazione per cittadini e imprese, ma – dice Venzo – nonostante queste premesse incoraggianti, il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri é a nostro avviso lontano dalle esigenze reali della maggioranza delle imprese esistenti e che nascono ogni giorno. Mi chiedo se il Governo sia a conoscenza, ad esempio, che solo in Veneto nascono 7 start up manifatturiere artigiane al giorno anche in questi anni di profonda crisi. E’ un numero impressionante, che chiarisce inequivocabilmente quanto le micro, piccole e medie imprese rappresentino l’ossatura produttiva del nostro Paese. Si tratta di una popolazione imprenditoriale estremamente eterogenea che oggi lotta quotidianamente per stare sul mercato, creando sviluppo e occupazione senza molti dei paracadute delle imprese più grandi”.

Nessun intervento a sostegno dello sviluppo del Paese può prescindere dal mettere al centro dell’azione di riforma il tema delle micro, piccole e medie imprese, dei loro bisogni e oggi dei loro problemi. Ancora oggi, l’Italia è il paese europeo con i maggiori ostacoli all’attività imprenditoriale, a cominciare dal macigno di adempimenti burocratici che al settore costa 26 miliardi l’anno. A questo si aggiungono una pressione fiscale crescente e sempre meno sopportabile in un momento di recessione e una stretta creditizia che soffoca chiunque.

“Di fronte a questo quadro – afferma Venzo -, il Governo ha deciso di puntare sulla creazione di nuove imprese strettamente legate al mondo della ricerca accademica, alle quali sono riservate condizioni preferenziali rispetto ad ogni altro soggetto in termini di alleggerimento burocratico, tassazione e contratti di lavoro. È certamente un settore importante e un buon investimento per il futuro, anche se l’approccio seguito è molto distante dalla realtà italiana. Pensiamo tuttavia che un’attenzione almeno equivalente doveva essere riservata anche al tessuto delle imprese esistenti ed a quei giovani e meno giovani che quotidianamente scommettono sul fare impresa anche se spesso non solo non posseggono un dottorato di ricerca, ma non sono nemmeno laureati. Però si mantengono competitivi, esportano e producono innovazione costante, nonostante le difficoltà di dialogo con quel mondo dell’università a cui il decreto affida il compito di creare impresa senza pensare all’attuale scarsa sintonia con le imprese esistenti”.

Al fine di rendere il dibattito sulla modernizzazione del sistema economico italiano più vicino alle sue reali caratteristiche, “abbiamo elaborato un complesso di proposte concrete e sostenibili per fare entrare nell’Agenda Digitale anche le imprese esistenti e tutte quelle che nascono al di fuori dei laboratori. Le nostre proposte vanno dall’introduzione della cultura imprenditoriale fra le materie di studio nelle scuole e nelle università ad incentivi al commercio elettronico e all’innovazione delle imprese esistenti, dalla semplificazione dell’accesso al credito per chi ha un buon progetto indipendentemente dall’età e dal titolo di studio ad aiuti a costo zero per la trasmissione e il mantenimento di quelle imprese artigiane del ‘Made in Italy’ così apprezzate nel mondo eppure a rischio di scomparsa. Il nostro auspicio – conclude Venzo – è che nel corso dell’iter parlamentare di approvazione dell’Agenda Digitale le istanze delle micro, piccole e medie imprese possano finalmente trovare l’attenzione che meritano. Solo così riteniamo che gli sforzi lodevoli ma incompleti di riforma del Governo potranno tradursi in reale e tangibile sviluppo e modernizzazione del Paese, a beneficio di tutti, piccoli e grandi”.