Imu sugli immobili produttivi: per Confindustria Padova è una supertassa sull’impresa

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euro biglietti arrotolati modellino casa 1Nel solo Padovano costerà 103 milioni di euro, 44 in più della vecchia Ici. Pavin: “comparto messo a dura prova, un incentivo ulteriore per chi può farlo a de localizzare all’estero”.

Nell’autunno già “freddo” dell’industria l’impatto dell’Imu sulle imprese si annuncia una gelata. La metà dei comuni padovani ha alzato, o sta pensando di alzare, l’aliquota base della nuova imposta municipale unica – che da quest’anno sostituisce l’Ici – sugli immobili d’impresa. Il dato medio arriva all’8,15 per mille, rispetto al 7,6 di partenza fissato dal decreto “Salva Italia” a dicembre 2011. Un orientamento che comporterà per le imprese padovane il pagamento di 103 milioni di euro, con un maggiore esborso di 44,3 milioni rispetto all’Ici, pari a un aumento secco del prelievo del 75,3%. Nel solo comune capoluogo, che ha fissato al 9,6 per mille l’aliquota Imu per gli immobili d’impresa, il gettito stimato è di 21,7 milioni, esattamente il doppio del 2011 (10,8 milioni). E non è detto che l’onda dei rincari sia finita.

I comuni avranno tempo fino al 30 novembre per rivedere le aliquote in via definitiva (con la facoltà di maggiorarle o di ridurle). E in molti casi la via dei rincari sembra tracciata, complice la necessità di molti comuni di rinvenire quelle risorse tagliate da Roma con il “Patto di stabilità”. Per il comparto produttivo si profila una super tassa di fine anno, che allunga la spirale dei rincari – dai carburanti alle addizionali Irpef, a elettricità e gas – e incrementa il prelievo tributario, con il rischio di provocare un ulteriore avvitamento della crisi.

Confindustria Padova lancia l’allarme basandosi sui dati dell’Agenzia del Territorio: ha stimato l’impatto dell’Imu sul sistema produttivo provinciale (fabbricati ad uso produttivo, laboratori artigianali e magazzini, più gli alberghi). L’aliquota media dell’8,15 per mille è il risultato delle elaborazioni condotte su un campione di 25 comuni della provincia di Padova, a maggiore densità di imprese o dove insistono aree produttive a valenza provinciale. Il sondaggio ha preso in esame le aliquote locali già deliberate – o gli orientamenti prevalenti in vista del termine per l’approvazione o la modifica di aliquote e detrazioni – per il saldo Imu del 17 dicembre. Il 52% dei comuni ha aumentato l’aliquota sugli immobili d’impresa, o è orientato a farlo. Nessun ente prevede aliquote inferiori all’ordinaria né specifiche eccezioni o agevolazioni. La stima elaborata dall’Ufficio studi di Confindustria Padova ha applicato alla rendita catastale aggiornata (rivalutata cioè del 5%) i nuovi moltiplicatori, ricavando l’imponibile Imu. A questa è stata applicata l’aliquota media dell’8,15 per mille emersa dal sondaggio e, per il solo comune capoluogo, l’aliquota deliberata del 9,6 per mille. L’impatto stimato sulle imprese padovane è un gettito di 103 milioni di euro, di cui il 71,1% a carico dei fabbricati produttivi, con un maggiore esborso di 44,3 milioni (+75,3%) rispetto al gettito Ici (58,8 milioni). E non è detto che l’onda dei rincari sia finita.

Per il presidente Massimo Pavin “il saldo Imu presenterà un conto salato alle imprese, alzando un livello di tassazione già ai limiti della sostenibilità. Così si mette a dura prova la resistenza delle imprese, specie le più piccole, già in sofferenza in un contesto di recessione e crisi di liquidità, e si spinge chi può farlo a spostare in altri Paesi le produzioni, per sopravvivere. C’è ancora tempo per correggere il tiro e non penalizzare chi resiste nel nostro territorio, produce e può creare lavoro”. Da qui l’iniziativa del presidente di Confindustria Padova che rinnova l’appello, già rivolto in aprile, ai sindaci dei 104 Comuni padovani “a deliberare l’aliquota minima, ai fini del calcolo dell’Imu dovuta per il 2012, sui fabbricati strumentali all’attività produttiva o i laboratori artigianali”.

“Sappiamo bene che ristrettezze di bilancio, tagli dei trasferimenti e patto di stabilità lasciano pochi margini agli amministratori – continua Pavin -. Ma chiediamo di valutare con attenzione l’impatto, economico e sociale, che un ulteriore aumento della pressione tributaria potrebbe avere sulle imprese. Al tempo stesso, chiediamo ai Sindaci padovani scelte coraggiose, peraltro già adottate da alcuni Comuni veneti, volte a premiare l’impresa che resiste e la nuova occupazione: penso ad aliquote ridotte per i capannoni utilizzati direttamente dal proprietario per l’attività produttiva, o per chi assume disoccupati giovani e over 50”.