Immatricolazioni, anche a settembre continua la crisi: il mercato dell’auto è tornato ai livelli del 1984

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calo-vendite-auto 1Preoccupazioni generalizzate sui volumi di vendite decisamente depresse per l’eccessiva pressione fiscale gravante sul settore. Pavan Bernacchi (Federauto): “un Monti bis per il comparto sarebbe la fine”

Se il mercato mondiale dell’auto continua a crescere e con ogni probabilità farà registrare un nuovo record di immatricolazioni a fine 2012, superando quota 60 milioni di autovetture vendute, continua invece la crisi generalizzata in Europa del mercato dell’auto e l’Italia riesce a confermarsi la peggiore di tutte con un calo che raggiunge a settembre il 25,7%, che vanno ad aggiungersi alle decise flessioni di agosto (-20,2%) e di luglio (-21,5%). Le immatricolazioni a settembre, secondo la Motorizzazione, sono state immatricolate 109.178 autovetture, con una variazione di -25,74% rispetto a settembre 2011. Nel periodo gennaio-settembre 2012 la Motorizzazione ha in totale immatricolato 1.090.627 autovetture nuove, con una variazione di -20,46% rispetto al periodo gennaio-settembre 2011. Si tratta del peggior risultato ottenuto in settembre dal 1984, quando le immatricolazioni furono 107.000.

Di “de motorizzazione” dell’Italia parla il presidente di Unrae, l’associazione delle Case estere presenti in Italia, Jacques Bousquet: “la grande pressione fiscale che preme sulle capacità di consumo delle famiglie italiane frena grandemente le vendite, nonostante le tante novità presentate a Parigi”. Bousquet richiama l’atttenzione del Governo verso il comparto auto che rappresenta un “patrimonio di tradizioni, competenze, passioni e occupazione legate al mondo dell’auto: un settore che ha sempre contribuito alle entrate tributarie annuali per oltre il 16% del totale del gettito nazionale e che, nel caso delle Case estere, assorbe 8,5 miliardi di euro di componentistica italiana”.

Per il Centro studi Promotor “il dato di settembre fa registrare una contrazione superiore alla media dei primi nove mesi e indica un peggioramento della situazione. D’altra parte non si vede come il quadro del mercato automobilistico possa migliorare data la caduta dell’economia reale determinata dalle politiche di risanamento finanziario imposte dai mercati e dalla mancanza di una politica anti-congiunturale. Va segnalato che la contrazione del mercato automobilistico è molto più forte di quanto la frenata dell’economia reale giustificherebbe. Rispetto ai livelli ante-crisi la domanda è scesa del 42%”. Sulla base di queste indicazioni secondo Promotor “si può quanto meno ritenere che, al di là del dato particolarmente negativo di settembre, la caduta del mercato dell’auto abbia ormai toccato il fondo. Ciò dovrebbe escludere ulteriori cadute, ma non autorizza a ritenere che sia imminente una ripresa, perché la domanda riparta in maniera significativa occorre infatti che vi sia una inversione di tendenza nell’economia reale. Tanto più che l’avversa congiuntura è il principale fattore di freno della domanda di auto, ma non l’unico. Il mercato automobilistico italiano è infatti fortemente penalizzato anche dal caro-carburanti, dal caro-assicurazioni, dalle difficoltà del credito e da una tassazione specifica sull’auto assolutamente vessatoria”.

Se l’Italia dell’auto va a picco, Fiat si consola affermando la Panda si conferma a settembre l’auto più venduta in Italia, seguita dalla Punto e dalla 500. E anche la Giulietta Alfa Romeo è ancora una volta tra le dieci vetture più vendute del mese. Salvo perdere quote di mercato a livello europeo, complice una scarsa gamma di modelli, spesso vecchi. Proprio il contrario di quanto fanno altre Case, ad iniziare dal gruppo Hyundai-Kia, che sta vivendo un vero e proprio boom di vendite a doppia cifra, complice una gamma di prodotto ricca, nuova, dai contenuti accattivanti e da formule commerciali azzeccate: tutte cose che stanno impensierendo non poco i vertici di altre Case generaliste, ad iniziare da Fiat, Renault e Peugeot-Citroen che, invece di competere sullo stesso piano, chiedono misure per bloccare le importazioni, salvo dimenticare che gran parte della produzione del gruppo coreano è ormai fatta in Europa da progettisti europei.

Come vive la crisi l’ultimo anello della catena, quello dei concessionari? Per Federauto “le politiche adottate dal Governo Monti per il settore auto sono fallimentari”, tanto che il suo presidente Filippo Pavan Bernacchi teme come la peste l’avvento di un Monti bis: “per il mondo degli autoveicoli sarebbe la fine. Noi stiamo morendo sotto l’effetto combinato di un calo dei consumi, provocato soprattutto dalle politiche del Governo, e da tasse spropositate che gravano sulle nostre concessionarie. Una pressione fiscale del 60%, in cui alcune tasse come IMU e IRAP pesano anche sulle aziende in perdita, e spesso ne decretano la chiusura”. Secondo Federauto, “in Italia gli effetti della crisi generale e dei disincentivi introdotti dal Governo Tecnico sugli autoveicoli e sul loro utilizzo, hanno fatto contrarre il mercato da 2.000.000 di pezzi – media degli ultimi 5 anni – ai 1.370.000 attesi per il 2012. E l’assurdo è che il primo danneggiato è lo Stato stesso che introiterà circa 3 miliardi di euro in meno tra IVA e tasse varie. Inoltre la collettività dovrà sborsare centinaia di milioni di euro per gli ammortizzatori sociali in un comparto che, con l’indotto allargato, occupa 1.200.000 addetti. Per non parlare dei danni irreversibili per l’industria e per la componentistica che si sentirà autorizzata a delocalizzare all’estero”. Pavan Bernacchi esamina le politiche degli incentivi adottate in Europa: “interessante constatare che la Germania sull’elettrico la pensa come tutte le associazioni della filiera italiana, mentre su questo argomento l’Italia da gennaio 2013 butterà al vento centinaia di milioni di euro per un piano che nessun addetto ai lavori vuole. Milioni di euro che abbiamo proposto di versare ai terremotati, magari alleggerendo le accise sui carburanti. Il caso Spagna, con i nuovi incentivi volti a combattere il calo dei consumi prodotto dall’aumento dell’IVA, è altresì emblematico di come si possano sprecare i soldi pubblici. Se il piano – conclude il presidente di Federauto – non è scalare, triennale, e svincolato da un fondo ad esaurimento, è facile prevedere che esauriti gli incentivi il mercato spagnolo cadrà in un baratro ancora più profondo. Non c’è alcun pregiudizio verso l’attuale Premier Monti, ma con la sua politica sta decimando l’economia reale e il nostro settore. Un Monti bis sarebbe utile per la nostra credibilità internazionale, per i mercati finanziari, e per non finire in mano a certi politici che riempiono le cronache in questi giorni, ma chiedo al Governo di rivedere la sua politica in primis per rilanciare i consumi e la nostra economia. Basta tasse, è il momento di far ripartire il Paese”.