Evento organizzato da Confindustria per analizzare il settore in vista del rilancio
Condotti dal critico d’arte, ma con passato da economista, Philippe Daverio, gli Stati generali del Legno/Arredo svoltosi nell’Auditorium Concordia di Pordenone hanno fornito dati e indicato una ricetta per uscire dalla crisi. Il settore nel Friuli Occidentale rappresenta il 10% dell’arredamento in Italia; 1.730 sono le aziende, il fatturato è di 2 miliardi di euro e per il 30% si fa all’estero; il settore rappresenta il 20% dell’export provinciale. Il 25% della popolazione è collegata a vario titolo alla filiera del legno. Se tutti sono d’accordo con Fabio Simonella (presidente sezione legno-arredo di Unindustria Pordenone) che “per fare sistema ci vogliono etica e fiducia”, per Mauro Manassero (presidente Asdi Distretto del Mobile Livenza, che ha anche annunciato l’allargamento del Distretto stesso) la situazione “rimane difficile, ma qualche spiraglio di speranza si è aperto. Di certo bisogna puntare decisamente sull’export”.
Nel descrivere le cause della crisi, Paolo Candotti (direttore generale Unindustria Pordenone) ha auspicato che le aziende del settore sappiano “fare massa critica per meglio affrontare e superare le difficoltà e per lavorare su innovazione, ristrutturazione, internazionalizzazione”. Ricette che per Daverio vanno bene, ma secondo lui il “mobile friulano deve creare un proprio marchio, avviarsi a una produzione medio-alta, puntare sulla durevolezza del bene e a un mercato di una fascia alta ma non altissima di clientela”. Pur in un periodo di crisi vi sono anche esempi positivi: le testimonianze in tal senso sono venute da Gustavo Bomben di Fama, Furio Bragagnolo di Pasta Zara, Piergiorgio Angeli di Luxottica.
Il Piano del Legno/Arredo per uscire dalla crisi e illustrato da Terenzoni, indica come leve di intervento la ristrutturazione delle aziende (centralizzare gli acquisti, introdurre il Livenza Production System, favorire la razionalizzazione industriale); l’innovazione (promuovere la sostenibilità ambientale, sostenere ricerca e innovazione, agevolare l’accesso al credito); l’internazionalizzazione/distribuzione (sviluppare i mercati internazionali, creare nuovi canali distributivi, crescere nel contract). Ovviamente queste azioni hanno bisogno anche del sistema finanziario: ne ha parlato Gianmarco Zanchetta direttore generale di Friulia.
Per Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone, vi è necessità di alta formazione per migliorare e solo migliorando si può uscire dalla crisi. Roberto Snaidero ha infine portato il saluto di Federlegno.
La sintesi più efficace dell’intenso dibattito svoltosi nell’Auditorium Concordia di Pordenone in occasione degli Stati generali del Legno-Arredo della provincia di Pordenone sul tema “L’arte di fare impresa”, proposti da Unindustria, Distretto del Mobile Livenza e Camera di Commercio, è probabilmente il cartone animato di Walt Disney proposto da Enrico Terenzoni di Axteria Strategy Consultants in apertura del proprio intervento per presentare il piano di rilancio del Distretto del Mobile. Vi si vede Paperino che maltratta una formica e questa che chiama a raccolta tutte le compagne: assieme riusciranno a rendere inoffensivo il celebre papero. Ecco, il problema è il saper fare squadra – concetto ripreso i tutti gli interventi – “ma non più a livello di singolo settore, bensì in modo trasversale e complessivo in tutti i settori della società, abbandonando i particolarismi ed esprimendo il coraggio di scelte rinviate da troppo tempo in molti campi” ha affermato concludendo i lavori il presidente della Regione, Renzo Tondo, che ha partecipato agli Stati Generali assieme a diversi altri esponenti della Giunta e del Consiglio regionali. “Le imprese – ha detto ancora il presidente – sono al centro dell’attenzione della Regione perché se funzionano le imprese funziona tutto il sistema: da parte nostra abbiamo messo e vogliamo continuare a mettere a disposizione le risorse necessarie allo sviluppo e al lavoro”. Ma anche “fare squadra” – secondo Tondo – non basta: “si tratta di una forma, ma servono anche i contenuti. La Regione in questi anni ha cercato di farlo riducendo il debito e riducendo la spesa trovando così le risorse da destinare ai servizi (sanità, Trasporto pubblico locale, ecc.) e alle infrastrutture (abbiamo concluso e avviato opere importanti come la A28, la Villesse-Gorizia, la terza corsia della A4). Abbiamo avviato delle riforme, che andranno proseguite nel tempo; abbiamo messo a disposizione del sistema economico in crisi risorse ingenti per limitare i danni della crisi sia per le imprese che per i lavoratori. Purtroppo il sistema a volte è frenato da un eccesso di burocrazia”.
Nello specifico, poi, come ha illustrato l’assessore alle Attività produttive, Federica Seganti, la Regione ha operato – per quanto riguarda le imprese – accompagnandole – specie le PMI – nell’export, nell’innovazione, nell’accesso al credito. “Per l’internazionalizzazione – ha affermato l’assessore – abbiamo varato un Piano per la cui gestione è stata scelta Unioncamere, volto ad aiutare le imprese a consolidarsi sul mercato internazionale, le imprese che intendono esportare, le PMI che intendono strutturarsi per andare all’estero”.
Il presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, ha ricordato di come un anno fa, analizzati i numeri del comparto, che aveva già lasciato per strada oltre il 20% del fatturato pre-crisi, si decise d’intervenire come mai in passato. “L’avvio di un processo di rilancio non era procrastinabile – ha detto –, ci mobilitammo per individuare una politica industriale e una strategia operativa realizzabili. Un’operazione complessa confezionata da Unindustria, da Asdi / Distretto del Mobile Livenza, dalla Camera di Commercio e col supporto delle imprese che hanno partecipato attivamente al processo, una trentina circa. Le crisi – ha detto ancora Agrusti parlando a un auditorium Concordia gremito in ogni ordine di posto – sono sempre un fattore di sofferenza personale per tanti di voi e noi, ma sono anche straordinarie opportunità perché ci obbligano a fare cose che non avevamo mai fatto in precedenza. Per cui, tante tirchierie spirituali che abbiamo avuto tra noi, tante gelosie, tante ritrosie a mettersi insieme, ora possono venir meno perché la necessità è inderogabile”. Agrusti ha detto che “non possiamo immaginare di seguire la stessa storia di altri Distretti, c’è un territorio vitale con imprenditori forti, motivati, con visione… costoro debbono essere il traino per le migliaia di lavoratori e le centinaia di imprese che operano mantenendo famiglie e coesione sociale di un territorio intero. Vogliamo essere impresa delle imprese, stare al vostro fianco per costruire un futuro imprenditoriale migliore e più competitivo”.
Parlando dello stretto legame tra impresa e cultura e ricordando felici esperienze di altre macro aree produttive, Agrusti ha auspicato la creazione, a NordEst, di un grande Politecnico capace di supportare un sistema industriale complesso ed evoluto qual è quello triveneto. L’augurio – ha concluso Agrusti – è di “uscire da questa giornata di lavoro diversamente da come siamo entrati considerando questo come l’inizio di un lavoro assai faticoso che avrà successo solo se una parte di voi, quella importante, ci crederà”.
Riprendendo alcune delle linee – chiave dell’intervento di Agrusti, Fabio Simonella, presidente della Sezione Legno – Arredo di Unindustria Pordenone, ha dapprima descritto l’impatto del sistema – Legno / Arredo sul territorio spiegando che “il 25% della popolazione è collegato direttamente o indirettamente al settore del mobile, difendere il settore significa salvare il territorio. Non dobbiamo spezzare la filiera del legno ma ritrovare la fiducia tra noi imprenditori, è necessario guardarci negli occhi e fare sistema. Aggregarci senza gelosie – ha proseguito Simonella – e andare insieme sui mercati esteri”. Frasi importanti per numeri importanti, snocciolati dal presidente di Sezione: il nostro territorio rappresenta il 10% del macro – sistema arredamento italiano, impiega circa 17.500 persone e coinvolge, direttamente o indirettamente, oltre 1.700 imprese (1.739). Il fatturato è di circa 2 miliardi di cui un 30% all’estero.
Un compito duro, quello descritto da Agrusti e Simonella come testimoniato, ancora una volta, dai numeri. Rispetto a inizio crisi c’è un 10% di imprese in meno, il calo del fatturato è del 20%, del 12% per quanto attiene l’occupazione e, infine, una flessione dell’export che ha raggiunto il 14%. Mauro Manassero, Presidente di Asdi / Distretto del Mobile Livenza, a commento di numeri che impietosamente hanno fotografato lo stato di salute del comparto, si è comunque detto ottimista: “La nostra situazione, se confrontata al manifatturiero, è migliore. L’analisi congiunturale relativa al secondo trimestre dell’anno, infatti, ci restituisce un +0,6% di produzione, una crescita degli ordini esteri (+4,3%) e del fatturato estero (+4,8%), con sostanziale stabilità degli altri indicatori. Per quanto concerne il Mobile, l’export è ancora la sua locomotiva (+4,9% il fatturato), mentre nel Legno registriamo fatturato in crescita (+4,9%) per il fattore prezzo delle materie prime ma indicatori di performance senza slancio, sia sul mercato interno sia estero. Nello spaccato per dimensione di impresa, invece, chi soffre meno sono le Pmi con numero d’addetti compreso tra 10-49, con segni positivi su ordini e fatturato estero nonché produzione. Risultati positivi solo dall’occupazione per le aziende con 3-9 addetti mentre per le medie (50-249 addetti) la tenuta è solo sul fronte estero. Le previsioni per il terzo trimestre sono positive sul fronte occupazione e performance di fatturato su estero. Non vi è infine nessuna differenza sostanziale con i risultati di previsione del manifatturiero pordenonese sui saldi (tenuta sostanziale dell’occupazione, già ordini interni, fatturato e produzione)”. Manassero ha colto l’occasione per comunicare l’allargamento del Distretto a 18 degli 11 comuni originari, un fatto, ha aggiunto, che allarga in maniera importante la base geografica del nostro organismo.
La crisi del mobile è legata a numerosi fattori, non necessariamente legati alla contingenza economica. Tra di essi, per esempio, la necessità di far approdare ai mercati di riferimento proposte di prodotto differenti, funzionali a un nuovo stile di vita. “All’evoluzione sociale e al mutamento degli stili di consumo – ha spiegato Paolo Candotti, direttore generale di Unindustria Pordenone – vanno poi sommati la globalizzazione dei mercati, il cambiamento dei canali distributivi e la polarizzazione della domanda. La difficoltà a dialogare commercialmente con l’estero, unita al crollo del mercato interno, ha rapidamente provocato la riduzione dei fatturati, l’insaturazione degli impianti, un aumento dei costi a fronte della diminuzione della redditività e, quindi, la forte stretta creditizia. Il generalizzato calo dei consumi è più evidente tra i beni durevoli, classe di prodotto maggiormente colpita dalla flessione”. La cronica mancanza di liquidità ha mortificato qualsiasi velleità di rilancio. Ed anche di questo si è parlato nel dettaglio. “La stretta creditizia in Friuli Venezia Giulia – ha aggiunto ancora Candotti – ha fatto registrare il saldo peggiore nel raffronto tra impieghi vivi concessi a società non finanziarie con almeno venti addetti. Se l’erogazione di liquidità destinata dalle banche alle imprese si è contratta, in soli 6 mesi (06–12 / 2011), del 4,2% contro l’1,8% della media nazionale, c’è poco di cui stupirsi e molto di cui preoccuparsi”.
Le leve di intervento individuate nel Piano, che come ripetuto più volte da tutti non può prescindere dalla volontà o meno delle aziende del Distretto a fare o rifare sistema, sono tre: ristrutturazione, innovazione e internalizzazione. Della prima fanno parte le progettualità per la centralizzazione degli acquisti, l’introduzione del Livenza Production System e le tecnicalità necessarie a favorire la razionalizzazione industriale. L’innovazione punta invece su sostenibilità ambientale, ricerca e migliore accesso al credito.Nell’ultimo cluster è finita la promozione sui mercati esteri accanto alla creazione di nuovi canali distributivi, politiche di licensing e una maggiore presenza in ambito contract.