Immigrazione: presentato il rapporto Veneto 2012

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Mahindra catena montaggio suv buca operaio 1600.000 gli stranieri presenti. La crisi investe gli immigrati con il 25% del totale dei disoccupati. Stival: “una situazione da governare con molta attenzione”

Alla fine del 2011 gli stranieri residenti in Veneto erano circa 530.000, cifra che sale a 600.000 calcolando quelli regolarmente presenti ma non residenti ed una stima sul numero degli irregolari. Rispetto al totale, i non comunitari sono circa 426.000. Sono quelli che più hanno risentito della crisi economica, al punto che il 25% del totale dei disoccupati in Veneto è straniero, ma la situazione non costituisce un deterrente a nuovi arrivi: stime Istat indicano che, al 2021, gli stranieri residenti nella regione arriveranno a 800.000, circa il 15% dell’intera popolazione. Rilevante è la presenza delle giovani generazioni nel mondo della scuola a tutti i livelli: gli iscritti sono circa 100.000, pari al 12% del totale degli studenti (+2% rispetto al 2008).

E’ questa la fotografia del fenomeno dell’immigrazione in Veneto, scattata dal Rapporto 2012 elaborato dalla Regione e da Veneto Lavoro presentato nella sala conferenze di palazzo grandi Stazioni a Venezia, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale ai flussi migratori Daniele Stival, del dirigente di settore Angelo Tabaro, del vicepresidente della Consulta regionale immigrazione Abdallah Khezraji, del dirigente di Veneto Lavoro Bruno Anastasia, e dei docenti Gianpiero Della Zuanna dell’Università di Padova e Emilio Reyneri dell’Università di Milano Bicocca. Il Rapporto esamina in 128 pagine le dinamiche della crescita della popolazione immigrata negli anni della recessione; le dinamiche generali del lavoro; le ripercussioni tra gli immigrati della crisi economica; la realtà legata ai flussi d’ingresso, ai decreti flussi ed alle regolarizzazioni; gli immigrati e i servizi alla persona; gli incentivi e il sostegno ai rientri.

“E’ un lavoro importantissimo – ha sottolineato Stival – sia per capire se le politiche sinora attuate sono rispondenti alle necessità, sia per tarare al meglio le scelte future, a cominciare dal prossimo piano annuale di settore. Oggi ci troviamo a gestire una situazione nuova legata alle dinamiche del lavoro in questo lungo periodo di crisi – ha aggiunto l’assessore – ed è preoccupante, perché la costante perdita di posti di lavoro degli immigrati da una parte appesantisce gli aspetti legati agli ammortizzatori sociali ed ai servizi alla persona, dall’altra innesca il rischio di un ritorno alla clandestinità anche da parte di chi era arrivato con le migliori intenzioni e si trova ora senza una fonte di reddito. Su questo dovremo lavorare attentamente con la Consulta Regionale Immigrazione, con gli Enti locali e con il mondo del volontariato”. Stessa attenzione anche sul fronte della scuola: “se i ragazzi stranieri sono già il 12% del totale – ha detto Stival – è necessario rafforzare le azioni sul fronte dell’integrazione sociale e scolastica, della conoscenza della lingua e della cultura”. Più in generale, Stival ha ribadito che, rispetto all’immigrazione, “il Veneto è la Regione dei patti chiari: totale apertura e disponibilità verso chi viene con un serio progetto di vita e di integrazione, tolleranza zero per la clandestinità e la delinquenza”.

Entrando nel dettaglio del Rapporto, anche nel 2011 gli stranieri residenti sono aumentati di circa 25.000 unità. Questo incremento emerge dal sommarsi di diverse dinamiche:

i nati da entrambi i genitori stranieri sono stati oltre 10.000 (oltre il 22% dei nati totali);

il saldo netto dei nuovi residenti risulta pari a 25.000 unità (determinato essenzialmente dai movimenti in ingresso dovuti ai ricongiungimenti familiari e agli esiti del decreto flussi 2010);

oltre 9.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (si tratta di circa il 4% sul totale degli stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo). Al netto di questa componente, anche nel 2011 la popolazione italiana per nascita, come ormai da un quinquennio, è diminuita.

L’incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione residente è pari a poco più del 10%: questo valore tende a zero per le classi di età più elevate ma supera il 20% per i giovani attorno ai 30 anni come pure per i bambini con meno di 5 anni. I principali Paesi di origine degli stranieri residenti in Veneto rimangono la Romania, il Marocco, l’Albania, la Moldova e la Cina.

I cittadini non comunitari regolarmente presenti (siano essi residenti o meno) risultano al 31 dicembre 2011 426.200. La consistenza di questo aggregato nell’ultimo anno è stabile (il flusso di ingressi nel 2011 è risultato meno della metà di quello del 2010: 35.000 contro 75.000). Quasi il 60% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti è costituito da composto da immigrati con permesso di soggiorno di lungo periodo.

Le recenti previsioni demografiche dell’Istat indicano per il 2021 un ammontare complessivo di stranieri residenti in Veneto attorno alle 800.000 unità, pari al 15% della popolazione.

La popolazione straniera costituisce una componente rilevante del mercato del lavoro regionale. Con riferimento al 2011, gli occupati risultano 248.000 (dato medio) e rappresentano il 12% dell’occupazione complessiva regionale (oltre il 13% se consideriamo solo i dipendenti, mentre gli autonomi si fermano al 6%); inoltre, i cittadini stranieri in cerca di occupazione sono 28.000. L’incidenza degli stranieri tra i disoccupati è particolarmente elevata: il 25% nel 2011.

La crisi economica ha provocato una decisa flessione della domanda di lavoro dipendente in Veneto, particolarmente marcata nel corso del 2009 ma significativa anche nel 2011.

Le assunzioni di stranieri sono passate da circa 200.000 del 2008 a poco più di 180.000 nell’ultimo anno; esse rappresentano oltre un quarto dei rapporti di lavoro attivati in regione.

La forte flessione dei flussi in ingresso (assunzioni) – associata alla variazione delle uscite (cessazioni) – ha determinato la contrazione dello stock di occupati: il saldo delle posizioni lavorative (posti di lavoro attivi) è risultato nel 2011 (italiani + stranieri) negativo per oltre 10.000 unità; gli stranieri, grazie ai dati positivi del primo semestre, hanno fatto registrare un modesto incremento (meno di 1.000 unità).

Considerando l’intero arco di sviluppo della crisi, monitorando gli andamenti complessivi da luglio 2010 a giugno 2011, la contrazione delle posizioni di lavoro degli stranieri è pari a 10.000 unità. Si può stimare che gli stranieri, rispetto al livello pre-crisi (2008), abbiano perso circa il 5% dei posti di lavoro dipendente. La crisi ha pesato quindi significativamente sui lavoratori stranieri come conseguenza della loro specifica collocazione nel mercato del lavoro veneto: essi sono più presenti tra gli occupati nei settori che sono stati più esposti alla crisi, manifatturiero e costruzioni in primis. Inoltre essi rappresentano la parte più mobile dell’offerta di lavoro (ad esempio sono destinatari di oltre il 30% delle assunzioni con contratto di lavoro di somministrazione), quella che ha risentito maggiormente della flessione complessiva della domanda di lavoro.

I lavoratori stranieri sono stati particolarmente coinvolti nell’espansione delle forme di impiego ai margini del lavoro dipendente standard, basti pensare che ad essi è stato rivolto nel 2011 il 29% delle assunzioni con contratto di lavoro a chiamata (job on call). A personale straniero, infine, si riferisce la quota prevalente (nel 2010 oltre l’85% dei regolari) degli occupati nel comparto del lavoro domestico e di assistenza presso le famiglie.

Anche i lavoratori stranieri sono stati interessati in misura importante dall’intervento degli ammortizzatori sociali: nel 2011 risultava di origine straniera il 20% dei lavoratori inseriti nelle liste di mobilità (gli stranieri sono rilevanti soprattutto tra i licenziati delle piccole imprese 23%, mentre incidono meno tra i licenziati con procedura collettiva presso le imprese maggiori 14%). Tra coloro che hanno avuto accesso alla disoccupazione ordinaria nel corso del 2011 gli stranieri rappresentano il 28%, mentre tra i percettori al 31 luglio 2012 sono il 33%.

Nell’anno scolastico 2010/11 circa 90.000 stranieri risultavano iscritti nelle scuole del Veneto (si arriva a quasi 100.000 includendo la formazione professionale e le Università Venete). Rappresentavano oltre il 12% del totale degli studenti (erano pari al 10% nell’a.s. 2007-2008).

Nella scuola dell’infanzia gli stranieri sono circa 18.000, pari al 13,3% del totale; la loro incidenza è ancora più elevata nella scuola primaria (13,6%) e nella secondaria di primo grado (13,2%); nel primo ciclo dell’istruzione gli studenti stranieri sono 50.000. Tra gli alunni stranieri ormai prevalgono i nati in Italia: essi sono l’85% nella scuola dell’infanzia, il 59% nella primaria; la loro quota scende al 25% nella secondaria di primo grado; in significativa contrazione risulta l’incidenza degli inserimenti dovuti ai nuovi arrivi (5% nella primaria, 4,6% nella secondaria di primo grado), scesa su livelli oscillanti tra un terzo e la metà dei livelli toccati negli anni pre-crisi.

Quanto alla scuola secondaria di secondo grado, nell’a.s. 2010/2011 gli alunni stranieri iscritti erano quasi 18.000, pari al 9% del totale degli iscritti; i nati in Italia sono pari al 7%; i nuovi arrivi sono scesi sotto la soglia del 5% (erano il 10% prima della crisi). La distribuzione degli stranieri per tipo di istituto è fortemente diversa da quella degli italiani: il 38% frequenta un istituto professionale (italiani 19%), il 40% un istituto tecnico (italiani 36%), il 22% un istituto liceale (italiani 45%).

La geografia della presenza straniera nel sistema scolastico veneto riflette piuttosto fedelmente quella generale del fenomeno migratorio. A livello provinciale si osserva un’incidenza superiore alla media degli iscritti ai diversi cicli di istruzione scolastica a Treviso (14,2%), Vicenza (13,5%) e Verona (12,8%).

Per quanto siano oltre il centinaio le nazionalità di origine degli alunni stranieri, pochi Paesi raggruppano larga parte della popolazione osservata secondo un gerarchia che non può che riflettere il peso demografico complessivo: i primi cinque Paesi di origine risultano nell’ordine Romania, Marocco, Albania, Moldavia e Cina; le prime 20 nazioni concentrano comunque in entrambi i casi l’87% del totale di riferimento (il 70% le prime dieci).