Macroregione del Nord? Zaia tiepido: “meglio l’autonomia speciale per il Veneto”

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Luca Zaia su Radio 2 ad Un giorno da pecora 1
Luca Zaia su Radio 2 ad Un giorno da pecora 1Il governatore veneto risponde alla proposta avanzata a Verona da Formigoni: “e se Roma non risponde alle nostre esigenze, via libera al passaggio dei nostri comuni a Friuli e Trentino”

La febbre autonomistica in Veneto è molto alta, come confermano le continue proposte politiche provenienti dai più disparati settori della politica e della società civile. Il Veneto ha bisogno di tornare a correre e può farlo solo se si scrolla di dosso i lacci e il peso dell’assetto centralistico dello stato odierno. Il Governatore Luca Zaia convinto che la strada sia quella “di una maggiore autonomia per il Veneto, sul tipo di quella delle regioni confinanti, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Al momento mi convincono poco le proposte di macroregione del Nord lanciate da Roberto Formigoni, ma sono pronto a discuterne e a vedere le basi su cui poggia, ad iniziare da sabato prossimo quando sarà a Brescia per incontrare Formigoni e Cota e portare le nostre ragioni, che non sono un amarcord, ma pensano al futuro, sull’esempio di Baviera e Scozia”.

Riguardo alla proposta di una macroregione del Nord, rilanciata dal governatore della Lombardia a Verona, Zaia ricorda che in Veneto “il dialogo con il Pdl è proficuo e quello della macroregione è un tema della Lega ante litteram. Sono, dunque, assolutamente favorevole all’idea che il Nord si metta insieme, perchè i problemi evidenziati sono vissuti ormai dal 70% dei nostri cittadini. D’altro canto, non mi interessa una grande regione che porti solo economie di scala: un ufficio in meno, due o tre governatori in meno, alcuni dirigenti in meno. Se si pensa a una ‘SuperLombardia’, siamo dunque pronti a dire arrivederci e grazie”.

L’autonomia che il presidente del Veneto chiede a Roma è “totale: non si possono più dire bugie ai cittadini come si è fatto in passato”. Il “modello Friuli” indicato a riferimento da Formigoni per la macroregione del Nord, che trattiene il 60% delle tasse è dunque ritenuto da Zaia “troppo poco dopo sessant’anni di attesa. Dopo tanti anni di residuo fiscale attivo, è tempo di dire basta, puntando all’esempio del Trentino Alto Adige, dove sul territorio rimane il 90% del gettito fiscale prodotto in loco. Soprattutto, chiediamo tutte le competenze non concorrenti che riguardano temi non nazionali. a realtà – prosegue Zaia – è che una Costituzione assolutamente federalista è stata gestita in maniera scandalosamente centralista e le lamentele da parte di tutti gli amministratori confermano che la misura è colma. Chi non vuole il federalismo ha sulla coscienza la crisi e i morti che ne sono derivati. Se si fosse data al Veneto la possibilità di essere la ‘Baviera d’Italia’, il territorio avrebbe espresso il massimo di sapienza e produzione – conclude – invece, continuiamo ad assistere a un Paese a due velocità, in cui chi va più piano trascina giù anche gli altri”.

Zaia deve tenere a bada i fermenti indipendentistici che covano nella sua regione e per questo non “vedo nulla di scandaloso nel far esprimere i veneti sull’indipendenza della loro Regione: ben venga il fermento del territorio, perché conferma che Roma ancora non ci sta dando risposte. La competenza sul referendum è chiaramente ed esclusivamente del Consiglio regionale, ma resto convinto da sempre che i veneti accarezzino l’idea dell’indipendenza. E sto dalla loro parte, perché qualcosa, in questa Regione, deve accadere”.

Citando Einaudi che diceva che “il Risorgimento sarà finito quando tutti avranno la loro autonomia”, Zaia afferma che “il fenomeno non è ancora concluso”, sottolineando come “la modifica degli articoli 117 e 118 della Costituzione è stata fatta, anche dalla sinistra, con una visione molto d’avanguardia, senza mettere a repentaglio i principi dogmatici costituzionali, ma dando risposte al territorio”.

Ma se Roma tarda a dare le risposte che il Veneto si attende ormai da troppi anni, ci sarebbe un modo alternativo di dare l’autonomia speciale che il Veneto vuole ottenere, anche se in modo surrettizio. Zaia ha ribadito il sostegno ai comuni di confine nelle loro battaglie per il cambio di regione: “li sosterrò sempre perché mettono in discussione Roma che non dà loro risposte. Più che un problema nostro, è un problema dello Stato centrale. E difenderò fino alla morte anche Trento e Bolzano, perché non avrebbe senso una lotta tra poveri. Il territorio è in fibrillazione, ha bisogno di risposte: non possiamo continuare a dire al popolo di attendere”.

Per Zaia “ben venga il fermento del territorio: la questione settentrionale per noi conta molto e dobbiamo metterci insieme per vincere la partita rispetto a una Roma assente. Il Veneto potrebbe diventare, da pagatore di tasse, un Eldorado: finiamola con il totem della Costituzione e puntiamo in alto, mirando a portarci a casa il debito pubblico”. Con l’obiettivo di fermare “una secessione latente che ci sta coinvolgendo sempre più con le aziende venete che vanno in Carinzia sono solo l’inizio di un processo che, se non invertiremo la tendenza, ci porterà a tornare territorio di emigrazione”.