Il futuro delle province del Veneto: audizione in Consiglio regionale

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Consiglio regionale veneto aula con consiglieri 1Ascoltati dalle commissioni Affari istituzionali e Statuto i sette presidenti delle odierne province

Si è trasformata in un confronto a tutto campo sul futuro delle province l’audizione dei presidenti delle sette province del Veneto a palazzo Ferro-Fini per discutere il progetto di legge dei presidenti delle commissioni Affari istituzionali, Costantino Toniolo, e della commissione Statuto, Carlo Alberto Tesserin.Un progetto che intende stabilire le modalità di trasferimento ai Comuni di alcune funzioni attualmente delle province e definire, nel contempo, le funzioni che rimarranno alle quattro province che, assieme alla città metropolitana di Venezia, formeranno la nuova carta geografica istituzionale del Veneto sulla base di quanto predisposto dalla normativa del Governo ispirata al criterio della riduzione della spesa.

Non poche le critiche e le perplessità venute dal fronte dei presidenti il cui “portavoce” Leonardo Muraro, alla guida della provincia di Treviso, ha sottolineato la “confusione e le lacune normative” create dalle norme statali. Un’operazione resa particolarmente difficile dai tempi ristretti imposti dal Governo che si attende una prima decisione dal Veneto entro il 2 ottobre confermata da un pronunciamento del Consiglio regionale entro il 24 dello stesso mese.

Duro con le iniziative decise dal Governo Monti anche Attilio Schneck dal 2012 commissario governativo della provincia di Vicenza di cui è stato presidente dal 2007: “intervenire in questo modo sulle province sottraendo loro funzioni senza rivisitare tutto il quadro istituzionale e lasciando situazioni di ingiustificato privilegio autonomista – ha affermato – significa non capire la valenza storica e identitaria della dimensione provinciale”. Analoghe preoccupazioni sono state espresse da Tiziana Virgili presidente di Rovigo: “credo che i comuni, soprattutto quelli di dimensioni medio-piccole, avranno grandi difficoltà nel gestire politiche sociali, turistiche e scolastiche che vanno, affrontate, su scala più ampia nell’ottica dell’area vasta”. La presidente della provincia di Venezia Francesca Zaccariotto denuncia l’assoluta mancanza di decisioni da parte della Regione per quanto riguarda la Città Metropolitana: “eppure è proprio da questo nuovo ente, tutto da inventare e specificare anche nei suoi aspetti di rappresentatività, che dovrebbe partire l’intera operazione di definizione del futuro assetto territoriale/istituzionale del Veneto”. Barbara Degani, presidente padovana, si è detta convinta che ridisegnare, riducendola e razionalizzandola, la mappa delle province porterà a medio e lungo termine ad un risparmio, visto che le principali funzioni statali italiane (prefetture, questure, tribunali, comandi di carabinieri, guardia di finanza, ecc.) sono organizzate su base provinciale.

Subito dopo, sono intervenuti i singoli consiglieri regionali. Carlo Alberto Tesserin ha difeso la validità del progetto di legge veneto sul tema ritenuto uno strumento per consentire all’assemblea regionale di avviare il confronto e di inserirsi a pieno titolo nel percorso “a tappe forzate” indicato dal Governo e iniziato dalla Conferenza Regione-Enti locali. Gennaro Marotta dell’Idv ha ribadito la posizione del suo partito decisamente favorevole all’abolizione delle province “ma non in questo modo – ha precisato – che sta rivelandosi sempre piu’ ‘un pateracchio istituzionale”.

Stefano Valdegamberi capogruppo dell’UDc ha espresso un giudizio favorevole sulla proposta presentata dai presidenti delle due commissioni che contribuisce a razionalizzare e accorpare servizi e cerca di superare lo “spezzatino di competenze” che tra le cause principali degli sprechi del denaro pubblico. Il consigliere della Federazione della Sinistra Pietrangelo Pettenò ha osservato che il progetto di legge all’attenzione delle due commissioni consiliari ha istituzionalizzato il dibattito su questi temi ma non dà alcuna indicazione su come il Veneto intende rapportarsi alla legge nazionale e ai suoi parametri “matematici” imposti e nulla dice sulla città metropolitana.

I rappresentanti del Pd Laura Puppato, Bruno Pigozzo e Sergio Reolon hanno escluso ipotesi “di minima” sollecitando il Consiglio regionale ad un maggior impegno legislativo su tutte le questioni aperte annunciando a questo proposito la presentazione di una propria proposta di legge che vada oltre il testo presentato dai due esponenti del Pdl che, per il Pd, non è condivisibile. Una presa di distanza da questo progetto di legge è stata, in qualche modo, avanzata anche dal capogruppo della Lega Nord Federico Caner il quale ha ribadito che il suo partito ha posizioni molto diverse da quelle indicate dal Governo nei confronti delle quali ha auspicato un battaglia politica da parte del Veneto. Diego Bottacin di Verso Nord ha insistito sulla necessità di impegnarsi sulla definizione della città metropolitana partendo dall’area storicamente concepita a cavallo delle province di Padova, Treviso e Venezia.