Al via la vendemmia delle uve del “nuovo” Custoza

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Carlo Nerozzi - presidente consorzio vino Custoza 1
Carlo Nerozzi - presidente consorzio vino Custoza 1Sulle colline tra Verona e il Garda ferve l’attività degli agricoltori per la raccolta dei “bianchi”

Nei vigneti delle colline fra Verona e il Garda con la fine d’agosto ha preso avvio la vendemmia del “nuovo” Custoza. “Nuovo – spiega il presidente del Consorzio di tutela, Carlo Nerozzi – perché questa è la prima vendemmia da quando abbiamo deciso di adottare in forma univoca la denominazione Custoza al posto della vecchia designazione di Bianco di Custoza. Una scelta che indica la volontà dei vignaioli e delle cantine sociali di porre in evidenza i caratteri di territorialità del nostro vino”.

Una decisione importante per una doc che nasce dalla fusione di varie uve: “è vero – dice Nerozzi -, il Custoza è, fra le doc storiche del panorama dei vini bianchi italiani, l’unica nella quale non prevale un unico vitigno. La nostra specializzazione è quella dell’uvaggio, della cuvée, e in mezzo secolo abbiamo maturato una grande esperienza. Ora è il momento di esaltare questa nostra prerogativa, portando ogni singola uva al suo massimo qualitativo, senza che nessuna prevalga, per fare in modo che il filo conduttore del Custoza sia solo il territorio”. Per questo il Consorzio nei mesi scorsi ha realizzato vari incontri tecnici con i produttori, mettendo in luce le capacità di adattamento al territorio dei principali vitigni autoctoni del Custoza: la Garganega è stata analizzata da Nicola Frasson del Gambero Rosso, il Trebbianello, il biotipo locale del Tocai friulano, è stato esaminato da Massimo Zanichelli de L’Espresso, la Bianca Fernanda, variante locale del Cortese, è stata approfondita Maurizio Gily, direttore di Millevigne, Angelo Peretti le esperienze francesi con l’Ugni Blanc, nome transalpino del Trebbiano. Ora si passa alla pratica.

Chiara Turazzini, responsabile tecnico del Consorzio di tutela, è ottimista: “ci sono i presupposti perché il nuovo Custoza nasca bene. A differenza di quanto sta accadendo in altre parti d’Italia, la nostra non è una vendemmia anticipata. Le uve sono sanissime, mai toccate da agenti patogeni, e questo è il risultato di vent’anni di difesa integrata dei vigneti. La resa sarà inferiore rispetto a quella massima del disciplinare, soprattutto perché manca un 20% delle varietà precoci, come Chardonnay e Trebbianello. Il sole non è mancato e l’aver saputo gestire al meglio gli interventi irrigui, con le giuste quantità d’acqua irrorate solo nei momenti opportuni, sta portando a una maturazione molto interessante. Il previsto abbassamento delle temperature notturne sarà la ciliegina sulla torta, perché favorirà l’accumulo di profumi e sostanze aromatiche nelle uve”.