Dellai e Durnwalder (azionisti di maggioranza dell’autostrada) minacciano ricorsi infondati che rischiano di esporre la società a gravi rischi: dall’azione per danno erariale alla revoca della concessione
Il Governo Monti mette una pietra su tutte le pretese evocate dai soci di maggioranza in sede di assemblea della società Autostrada del Brennero Spa chiamati a decidere circa le modalità di partecipazione alla gara indetta da Anas per il rinnovo della concessione e le modalità d’utilizzo del fondo pro ferrovia accantonato fino ad ora. Con una nota d’insolita durezza per istituzioni che dovrebbero collaborare tra loro, il ministero all’infrastrutture retto da Corrado Passera (uno dei ministri del Governo Monti che più di tutti dovrebbero essere in piena sintonia politica con gli amministratori locali i quali all’epoca dell’insediamento del Governo Monti pensavano di avere la strada in discesa per soddisfare tutte le loro aspettative) è arrivata una grandinata sulle richieste dei soci circa l’utilizzo del fondo pro ferrovia del Brennero accantonato dalla società autostradale (550 milioni di euro sulla base della legge 449/1997 e previsto dalla convenzione del 2004 che ha prorogato la concessione autostradale fino al 2014).
Se l’altro giorno in sede di assemblea Lorenzo Dellai nella sua veste di maggiore azionista dell’autostrada esprimeva “soddisfazione per il voto unanime espresso dall’assemblea dei soci, ma al tempo stesso grande rammarico sul piano del metodo per le posizioni che il Governo sta mantenendo circa il futuro dell’Autostrada del Brennero”, annunciando le future strategie giudiziarie e politiche per tentare di opporsi in extremis alle decisioni governative che hanno dato picche alle richieste degli azionisti di avere una proroga automatica in cambio dello stanziamento pro ferrovia, oggi la situazione è decisamente mutata a seguito delle precisazioni fatte dal Governo, secondo cui la gara per la nuova concessione autostradale per la A22 “è stata bandita ai sensi della normativa vigente e solo dopo che gli uffici della Commissione europea hanno evidenziato l’impossibilità di prorogare ulteriormente l’attuale gestione senza incorrere in una procedura d’infrazione”. Una puntualizzazione che mette definitivamente fine ad ogni tentativo di dribblare la gara, come vorrebbero Dellai e Durnwalder. Di più: per il ministero retto da Corrado Passera la gara indetta da Anas per il rinnovo della concessione “costituisce un atto dovuto e improcrastinabile, senza il quale si disattendono precise disposizioni di legge nazionali e comunitarie”. Punto e basta. Circa la gestione del fondo pro ferrovia accantonato da A22, il Ministero precisa come, “giuridicamente, non vi è alcuna connessione tra l’affidamento della concessione e la destinazione del fondo autostradale per la nuova ferrovia del Brennero”. Chi tra i soci di A22 volesse gestire in proprio il fondo di 550 milioni di euro per altre finalità rimarrà deluso, in quanto esiste una delibera del Cipe del luglio 2009 che stabilisce la destinazione specifica di quei fondi, sottraendoli di fatto alla disponibilità degli azionisti. Un accordo sottoscritto dai vertici di Autobrennero (con il placet dei soci di riferimento) con il Governo che, tramite RFI, saranno utilizzati per il tunnel di Base (400 milioni) e per la tratta d’accesso Fortezza-Ponte Gardena (114 milioni, in base alla delibera Cipe del novembre 2010). O i vertici di Autobrennero non sapevano cosa andavano a firmare, oppure Dellai & Durnwalder hanno palesemente sbagliato la loro strategia, sottraendo dal bilancio della società autostradale ingenti fondi per destinarli al potenziamento ferroviario sull’altare di una maggiore compatibilità ambientale del trasporto su ferro rispetto a quello su gomma.
La nota del ministero di Passera ha messo la ciliegina finale sulle pretese di Dellai, Durnwalder e degli amministratori di Autobrennero, avvertendo che il Dicastero “s’impegna, ad operare con ogni mezzo a tutela del corretto espletamento della procedura di gara e a salvaguardia delle previsioni normative sulla destinazione del fondo pro-ferrovia accantonato dalla società Autostrada del Brennero”. “Ogni mezzo”: detto in altre parole, mettendo assieme mezze parole e indiscrezioni raccolte nel Ministero, ciò significa azione di responsabilità presso la Corte dei Conti per danno erariale nel caso di perdita del cofinanziamento europeo, denuncia alla magistratura penale per turbativa dell’attuale gara in corso, fino alla revoca della concessione per il mancato rispetto degli obblighi contrattuali in essere. Ce n’è abbastanza per mettere nel cassetto ogni velleità per ogni soggetto dotato di minimo buon senso.
Più che continuare ad imbracciare cavilli e dispute giudiziarie, molto meglio che gli azionisti di Autobrennero s’impegnino a partecipare in modo serio ad una gara europea che si preannuncia molto combattuta, perché in palio c’è una sorta di gallina dalle uova d’oro, capace di assicurare utili (e dividenti) per decine di milioni di euro ogni anno, evitando di perdere altro tempo dietro a chimere irrealizzabili, con il rischio di azzoppare pure la realizzazione del tunnel ferroviario del Brennero. Sempre che qualcuno non voglia, accollandosene le responsabilità politiche a ridosso delle elezioni, che sia direttamente Anas a gestire direttamente l’Autobrennero, incassandone utili e gettito fiscale.