Veneto, iniziative della regione per una viticoltura più rispettosa dell’ambiente, risorse e salute

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Enoteca Emilia Romagna vigna grappolo uva nera 1Manzato: “necessaria una nuova fase per la filiera enologica locale”

Il Veneto, prima regione italiana nella produzione di vino (circa la metà a DOC o DOCG e un altro 35% IGT), e prima nell’export per quantità e valore con oltre il 30% delle esportazioni nazionali, vuole una viticoltura ancora più attenta alla gestione delle risorse idriche, alle esigenze del suolo, alla “leggerezza” dei trattamenti, alla biodiversità e al paesaggio, alle risorse energetiche, umane, economiche e alla comunicazione. “La viticoltura rappresenta il 9,7% sulla produzione lorda vendibile agricola regionale ed è forse il migliore biglietto da visita della nostra agricoltura, e non solo. Vogliamo – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato – che sia testimonial di una qualità oggettiva e riconoscibile a livello mondiale in tutto il processo produttivo. Avviamo per questo un azione che farà dell’azienda vitivinicola il fulcro di una modernità innovativa d’esempio per tutti”.

Il punto di partenza è stata l’istituzione di un gruppo di lavoro, deciso dalla Giunta regionale, che dovrà definire un protocollo di autodisciplina nel settore vitivinicolo, specifico per denominazione e area geografica, fornendo le linee guida regionali per la gestione sostenibile del processo produttivo nel comparto.

franco manzato pc 1“L’obiettivo finale – sottolinea l’assessore – è la creazione di un percorso virtuoso, unico per ora in Italia e nel mondo, che porti a migliorare la qualità della vita degli agricoltori e della popolazione, ad una equa remunerazione dei fattori produttivi e ad una ancor più ampia garanzia, non formale, della genuinità del prodotto vino. La sostenibilità – aggiunge Franco Manzato – significa anche consapevolezza della necessità di riduzione degli input energetici utilizzati in tutto il ciclo di produzione del vino, intervenendo di fatto in quello che è l’impatto dell’attività viticola sull’ambiente. Dobbiamo per questo verificare la possibilità di misurare la cosiddetta impronta carbonica (‘Carbon footprint’), che è una sorta di cartina di tornasole dell’incidenza del complesso dell’attività aziendale sull’ambiente circostante”.

Il gruppo di lavoro è composto da tecnici in rappresentanza dei Consorzi di tutela dei vini del Veneto, dal responsabile del Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano (CRA-VIT), dal vicepresidente del Comitato nazionale vini, dal dirigente regionale dell’INAIL, dai responsabili regionali di settore e da docenti universitari che hanno partecipato ad attività di ricerca nell’ambito del Programma di sviluppo rurale del Veneto per la riduzione dell’impronta carbonica e per la stesura di protocolli di difesa della filiera vitivinicola.