Aci: “i rincari puniscono gli automobilisti”. Deciso il calo dei turisti
Supera i 3.500 euro la spesa media per l’auto prevista per il 2012, con costi destinati probabilmente a salire ulteriormente se le tensioni al rialzo sui prezzi dei carburanti registrate nelle ultime settimane continueranno a lungo. “Abbiamo visto di buon occhio la politica degli sconti nei fine settimana relativi ai prezzi dei carburanti attuata questa estate da molte compagnie petrolifere – dichiara Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI – alla vigilia delle vacanze estive, ed in momento economico difficile, questo ha consentito a molti turisti, sia italiani che stranieri, di spostarsi a costi certamente più accettabili”.
Preoccupa molto l’inversione di tendenza prevista in questi giorni: per Sticchi Damiani “il rialzo dei prezzi alla pompa penalizza non solo coloro i quali hanno programmato le vacanze utilizzando l’automobile per raggiungere le località lontane dai luoghi di residenza, ma anche chi, non potendo spendere, ha scelto di fare il pendolare tra la città ed il litorale”.
L’automobilista, che in questo modo pagando di tasca propria viene sempre punito, per la sua ‘amata’ quattro ruote dovrà stanziare per il 2012 un budget superiore ai 3.500 euro tra carburante, manutenzione, parcheggio, autostrada, bollo, multe ed assicurazione. “In tempo di crisi aumenta il numero di italiani che sceglie di partire utilizzando l’auto per contenere i costi o addirittura decide di non andare in vacanza – conclude Sticchi Damiani. Il maggiore esborso per il carburante è tanto imprevisto quanto non procrastinabile ed obbliga la famiglia ad effettuare ulteriori rinunce durante le vacanze con il rischio di vedere, in parte, vanificati proprio quei benefici che dovrebbe essere la diretta conseguenza del periodo di ferie”.
Il caro carburante è anche in parte responsabile del calo di presenze turistiche nelle località italiane: i dati di Federalberghi parlano di un calo generalizzato del 20% ad agosto, con punte anche maggiori in alcune località. Un risultato dovuto quasi esclusivamente al calo delle presenze italiane, che avrà ripercussioni sia sull’occupazione del settore che sul gettito fiscale. Una situazione complessa che rischia di aggravare ulteriormente il bilancio dello Stato, oltre che quello di migliaia di operatori turistici. Non varrebbe la pena pensare di rilanciare il settore tagliando un po’ di accise che gravano ingiustamente sul prezzo dei carburanti per rilanciare i consumi di carburante (e, conseguentemente il gettito fiscale per lo Stato), cosa che metterebbe in moto nuovamente l’industria del turismo, senza consegnare alla concorrenza straniera frotte di turisti esteri e anche nazionali che alle destinazioni del Belpaese preferiscono quelle di Francia, Spagna e della Croazia, decisamente più a buon mercato?