In Trentino le imprese continuano ad investire, anche se in rallentamento

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Adriano Dalpez Marisa Zeni Eurostandard 1
Adriano Dalpez Marisa Zeni Eurostandard 1Cala invece l’accesso al credito, causa l’eccesso di complicazioni e di garanzie richieste

L’indagine sugli investimenti delle imprese trentine realizzata dal Servizio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento evidenzia come nel 2011 il 12,5% delle imprese del campione indagato non abbia effettuato alcun investimento (si tratta generalmente di piccole imprese con un fatturato medio per addetto pari circa a 192.000 euro). Tra le classi d’investimento individuate, quella col maggior numero di imprese è la classe tra 1.000 e 3.000 euro di investimento (23,7% delle imprese), mediamente 2.225 euro per addetto e con un fatturato medio per addetto di poco superiore a 216.000 euro.

Il 10,7% delle imprese contattate supera i 20.000 euro di investimenti per addetto con una media di 44.360 e un fatturato di 293.919 euro. In questa classe l’incidenza degli investimenti sul fatturato risulta pari al 15,1%. Considerando le imprese presenti nell’indagine sia nel 2011 che nel 2010 (valutazione su campione costante), gli investimenti totali per addetto sono ammontati mediamente nel 2011 a 12.287 euro (10.872 euro per investimenti fissi e 1.415 per investimenti immateriali) a fronte di 10.336 euro nel 2010 (9.010 euro per investimenti fissi e 1.325 per investimenti immateriali), quindi con un aumento pari al 18,9%. In particolare sono aumentati del 20,7 % gli investimenti fissi, mentre quelli immateriali sono cresciuti del 6,8%.

Quanto ai singoli settori, presentano una dinamica negativa le costruzioni, le estrattive e il commercio all’ingrosso. I trasporti e soprattutto i servizi alle imprese evidenziano invece una forte crescita. Il rapporto investimenti su fatturato è risultato pari al 4,1% nel 2010 e al 4,9% nel 2011. Questo indicatore misura anche l’intensità d’investimento che appare più elevata, in ordine decrescente per i servizi alle imprese (16,6%), i trasporti (9,5%) e per il commercio al dettaglio (6,2%).

Impianti, macchine e attrezzature per la produzione sono fattori cruciali per l’attività d’impresa, per questo ogni anno le aziende vi convogliano gran parte delle risorse finanziarie a disposizione. Nel 2011 sono confluiti in quest’ambito 5.760 euro per addetto, a fronte dei 4.792 del 2010, con un incremento del 20,2%. I valori più significativi nel 2011 spettano ai servizi alle imprese e al manifatturiero. Per dimensione aziendale il valore più elevato è stato messo a segno dalle imprese con più di 50 addetti. Consistenti risultano gli interventi in costruzioni, fabbricati e terreni con 3.523 euro per addetto nel 2011 e 2.966 nel 2010, con un incremento quindi del 18,8%. Per questa voce gli interventi più cospicui nel 2011 sono stati realizzati dal commercio al dettaglio.

Per i mezzi di trasporto si contano 1.060 euro per addetto nel 2011 e 849 nel 2010, con un aumento quindi del 24,8%, e si segnalano per un impegno più consistente i trasporti. Infine 528 euro per addetto hanno interessato i mobili e macchine per ufficio nel 2011 contro i 403 del 2010 (+31,2%).

Gli investimenti immateriali realizzati nel corso del 2011 sono ammontati a 1.415 euro per addetto. Le priorità d’intervento delle imprese considerate sono state informatica e software con 278 euro per addetto, il marketing (207), la ricerca e sviluppo (200) mentre alla voce “altro” sono andati 675 euro.

La formazione del personale e l’organizzazione del lavoro sono considerati campi d’intervento di minor rilievo. Nel 2010 l’intervento complessivo era ammontato a 1.325 euro per addetto e vi è stato quindi un incremento nell’ultimo anno del 6,8% che ha riguardato in particolare le voci “marketing” e ”organizzazione del lavoro”.

Nell’indagine si sono valutati anche i rapporti con il sistema creditizio, il quale in questa fase di crisi, è stato costretto a rivedere le propria operatività in considerazione dei maggiori rischi nell’erogazione dei prestiti alle aziende. Il 42,4% delle imprese afferma di non aver sperimentato difficoltà superiori alla norma nell’accesso al credito, quasi un terzo non ha richiesto credito nel corso del 2011, mentre un altro terzo asserisce di aver incontrato difficoltà superiori al passato, in particolare l’imposizione di tassi più onerosi e la limitazione ai volumi di credito. Seguono come difficoltà segnalate la non concessione di nuovi finanziamenti, la richiesta di maggiori garanzie reali e la richiesta di rientro del fido bancario. Per l’anno in corso circa il 51% delle imprese prevede di accedere a nuovo credito sia per gestire le attività correnti (34,5%) e per realizzare nuovi investimenti (25,6%), come pure per far fronte a ritardi di pagamento dei clienti (26,6%). L’87% di quelli che intendono ricorrere a nuovo credito pensa di dover subire condizioni più onerose rispetto al recente passato.