Federauto: “gli incentivi così come sono stati formulati dal Governo e dal Parlamento sono un boomerang per il settore. Meglio bloccarli: al mercato e all’ambiente serve ben altro”
Il mercato degli autoveicoli, auto e commerciali continua ad andare male. Mentre Acea diffonde i dati del primo semestre 2012 secondo cui in Europa il calo delle vendite di furgoni e camion è stato in media del 10,8%, con un calo medio del 12,2% per i furgoni (con cali del 25,5% in Spagna e del 37,8% in Italia, contro lo 0,8% della Germania) e del 6,1% nel settore dei “pesanti” oltre le 16 tonn. (con punte negative del 21,4% in Spagna e del 28,9% in Italia). In leggera crescita il mercato europeo degli autobus, con un +5,2% nel primo semestre 2012 (+67,2% in Gran Bretagna, + 71,% in Germania; -11,8% in Francia, -30% in Italia e -38,8% in Spagna).
Quanto al mercato automobilistico, pare non esserci limite al peggio. Oltre ai dati negativi delle vendite, all’orizzonte c’è anche una normativa che rischia di essere un boomerang per il settore, tanto da sollevare una piccata sollevazione da parte di Federauto, l’organizzazione che annovera i concessionari di veicoli italiani di tutte le marche e categorie. “Pensavamo di aver già visto il peggio dei provvedimenti statali per il nostro settore. Il Governo Monti, dopo anni di incentivi pregressi, dopo che il Brasile e la Cina li hanno recentemente introdotti per svecchiare il parco auto, ha di fatto inventato i disincentivi auto: aumenti su bolli, introduzione di superbolli, rincari di Iva, accise, RC, pedaggi autostradali, spettacolarizzazione alla lotta all’evasione fiscale, e chi più ne ha più ne metta. Tutti controproducenti e dannosi, è inutile girarci intorno. I risultati sono tangibili: le auto di lusso, molte ‘Made in Italy’, scese fino al -70%, i consumi di carburanti del primo semestre ci hanno riportati agli anni ’50 e i dati degli autoveicoli sembrano quelli degli anni ’80. E così con il miraggio di ‘fare cassa’ si sta smantellando un settore, quello dell’Automotive, che in Italia pesa ‘solo’ l’11,6% del Pil, impiega con l’indotto 1.200.000 addetti e partecipa al gettito fiscale nazionale per il 16,6%. E il primo danneggiato è lo Stato stesso perché meno beni e servizi vengono venduti, anche perché gravati da questi fardelli, meno introita di imposte dirette e indirette, in un giro vizioso che porta distruzione di aziende e di posti di lavoro. E poiché una parte degli italiani non paga le tasse la ricetta è di aumentarle a quelli onesti. Oltre il danno la beffa”. Questo è il commento di un inferocito Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, a proposito del Decreto Crescita approvato dalla Camera dei Deputati, all’interno del quale è stato inserito un piano per la diffusione di veicoli a basse emissioni, recependo il testo già approvato dalle Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive. Provvedimento che entro il 3 agosto potrebbe essere approvato al Senato.
Per Pavan Bernacchi “è da quasi 3 anni che inondiamo il Governo e le Commissioni Parlamentari di relazioni, proposte, dati. Abbiamo presentato, tra le altre cose, un piano per svecchiare i 14 milioni di auto che hanno più di 10 anni, che inquinano e non sono dotate di importanti dispositivi per la sicurezza. Stessa cosa per i veicoli commerciali e per gli industriali. La risposta: il Ministro Passera temporeggia, non ci riunisce come più volte promesso per tramite del suo Sottosegretario; il Ministro dell’Economia non se ne occupa; il Premier, anche se gli abbiamo scritto una lettera accorata e dettagliata, neanche, e i parlamentari hanno messo in piedi una proposta inutile e non adeguata al momento storico. Se passerà il provvedimento – e oramai sembra inevitabile essendo in un contenitore che difficilmente potrà essere emendato – danneggeremo ulteriormente il nostro settore, venderemo meno autoveicoli, e butteremo al vento circa centocinquanta milioni di euro in 3 anni. In un momento dove bisogna, ma a questo punto meglio dire bisognerebbe, stare attenti al singolo euro, specie se pubblico”.
Secondo il presidente dei concessionari del Gruppo Fiat, Piero Carlomagno, “come ha spiegato più volte il presidente di Federauto i concessionari italiani di tutti i marchi hanno una posizione propria rispetto agli incentivi allo svecchiamento del parco: ci servirebbero come l’aria che respiriamo per non chiudere sedi e non mettere sulla strada decine di migliaia di collaboratori. Ma Pavan Bernacchi aveva spiegato altrettanto bene, in ogni dove, soprattutto ai politici, che gli incentivi dovevano avere tre caratteristiche irrinunciabili: essere triennali, scalari e non essere legati a un fondo ad esaurimento. Senza tutte queste caratteristiche abbiamo detto e scritto di lasciare tutto com’è. E questo per molteplici ragioni perché a noi non servono soldi, ma soldi finalizzati e investiti bene”.
Francesco Ascani, vicepresidente di Federauto e concessionario BMW puntualizza come “a noi concessionari di prodotti premium, la rottamazione non ci tocca, ma avremmo bisogno di un intervento sulla fiscalità delle auto aziendali per equipararla all’Europa. Invece, sembra si vada in senso opposto con una riduzione della già limitata deducibilità. Voglio ricordare che il superbollo sulle auto prestazionali ha ucciso il mercato, soprattutto delle vetture usate, con ripercussioni sul nuovo e sul gettito fiscale”. Sulla stessa lunghezza d’onda Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dei concessionari Mercedes operanti in Italia: “sarebbe opportuna una frenata sulla spettacolarizzazione della lotta all’evasione fiscale, che può essere giustamente portata avanti ma con altri mezzi. I nostri potenziali clienti, anche quelli che nulla hanno da temere dal fisco, evitano di acquistare auto che possano procurare il fastidio di essere continuamente fermati dalle forze dell’ordine. Ad ogni modo è semplice prevedere che il provvedimento degli incentivi non servirà all’ambiente, che rimarrà inalterato, e non cambierà il mercato se non, paradossalmente, per comprimerlo ulteriormente”.
Pavan Bernacchi entra nel merito del provvedimento in corso d’approvazione dal Parlamento: “se passasse questo provvedimento profondamente errato, da qui a fine anno le vendite rallenterebbero in attesa dell’entrata in vigore degli incentivi previsti per il 2013. Poi dal primo di gennaio faremmo un mese vendite doppie o triple, esaurendo subito il fondo per il 2013 di 50 milioni di euro, per poi consuntivare i due mesi successivi di debacle. Poi di nuovo un rallentamento in corso d’anno fino al 2014 dove in un altro mese esauriremo il fondo a disposizione, e così via anche per il 2015. Risultato: non venderemo un’auto in più, anzi creando scompiglio e indecisione ne venderemo migliaia in meno, i fondi si esaurirebbero subito, anno dopo anno e riusciremo pure a creare un effetto attesa per 3 anni. Data per scontata la buona fede del legislatore, rimarchiamo che non si sono soppesati gli effetti devastanti che deriverebbero dall’adozione del provvedimento. Ma c’è ancora speranza: fermatevi, incontrateci, parlate con gli addetti ai lavori”. Federauto s’appella ai parlamentari: “non varate provvedimenti senza esservi consultati con chi è sul campo, con chi versa il 16,6% delle vostre entrate, con chi dà occupazione a 1.200.000 addetti e che dovrà rinunciare a circa 220.000 posti di lavoro grazie anche, ci sia consentito ribadirlo, a una politica superficiale”. Piuttosto di avere un mercato ulteriormente terremotato, i concessionari chiedono di dirottare i fondi previsti “alle forze dell’ordine, alla giustizia, ai terremotati. Anche se noi siamo in forte difficoltà, lasciate in pace gli autoveicoli che hanno già una montagna di problemi, molti dei quali provocati dalla vostra assurda, deprimente, recessiva, politica di disincentivi. Se volete parlare di provvedimenti seri siamo a vostra disposizione. Circa 50 milioni di euro l’anno per l’automobile sono un granello di sabbia nel deserto. La Francia, per esempio, per il 2013 ha appena stanziato 490 milioni di euro: circa 10 volte di più. Ma dichiarare che gli incentivi partiranno tra diversi mesi è assurdo: così si blocca un mercato che, ad oggi, segna un -29% rispetto al già scarso luglio 2011, al netto delle chilometri zero”. Pavan Bernacchi conclude con una domanda: “cosa c’è di peggio dei disincentivi? So cosa rispondere: degli incentivi sbagliati”.