Revisione della spesa pubblica: continuano le reazioni degli enti locali

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Caso Sicilia: “un esempio di pessimo autogoverno dell’autonomia speciale”

Continuano le reazioni da parte degli enti locali rispetto alla revisione della spesa pubblica imposta anche alle realtà virtuose da parte del Governo Monti, che finisce con il penalizzare ingiustamente chi fino a dora ha gestito oculatamente la finanza pubblica locale.

Il prossimo primo settembre, in Trentino il Patt organizzerà il primo ‘Autonomia Day’: una giornata di mobilitazione collettiva, con gazebo informativi nelle piazze dei principali centri della provincia sul tema dei tagli del governo in tema di revisione della spesa pubblica – ha annunciato ieri sera dal segretario Franco Panizza alla giunta del Partito Autonomista Trentino Tirolese- che intende precedere la Festa dell’Autonomia del 5 settembre.

In Friuli Venezia Giulia, il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz intervenendo alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative di Perugia, ha dichiarato che “la riduzione strutturale e duratura dei costi della pubblica amministrazione non può prescindere da una decisa ripresa del processo di attuazione del federalismo fiscale e dal superamento del criterio della spesa storica, che deve fare spazio alla determinazione dei fabbisogni e dei costi standard: questa può essere l’unica innovativa ed efficace politica di risparmio”. A Perugia è stato ribadito come il processo di revisione della spesa pubblica del Governo debba superare la logica dei tagli lineari alle dotazioni di bilancio. Per Franz “c’è necessità di ridurre il debito pubblico, anche per scongiurare il rischio di aumento IVA, ma il risanamento va perseguito contrastando e eliminando sprechi e inefficienze, non attraverso una pericolosa politica di tagli indiscriminati. Le cifre con le quali le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano dovranno concorrere alla finanza pubblica sono importi assolutamente insostenibili”.

In una nota congiunta, gli assessori leghisti Claudio Violino e Federica Seganti affermano come “il Friuli Venezia Giulia è una regione virtuosa e le regioni speciali del Nord non sono le speciali del sud: non siamo disposti a pagare i debiti della Sicilia. C’è autonomia e autonomia, di certo il Friuli Venezia Giulia non ha niente a che fare con la Sicilia”. Per Seganti e Violino, commentando le notizie su un rischio default della regione siciliana e le recenti inchieste giornalistiche su forestali in servizio nella regione Sicilia, “circa 28.000 dipendenti pubblici a fronte di una superficie totale di boschi di 500.000 ettari” e considerate anche le imposte riscosse (“in Sicilia di tributi come Irpef, Ires, Iva, rimangono interamente nelle casse della regione, unico caso tra le regioni a statuto speciale; per il Fvg, la percentuale che rimane sul territorio è del 60% per l’Irpef, il 45% per l’Ires e il 91% per l’Iva”), evidenziano una disparità insopportabile. A Violino e Seganti fa eco anche il vicepresidente regionale Luca Ciriani: “sarebbe molto difficile spiegare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia perché dovrebbero pagare anche loro per lo stato in cui sembrano versare le finanze della Regione Sicilia. A chi intende usare l’esempio di pessima amministrazione siciliana per giustificare un attacco indiscriminato a tutte le specialità, compresa quella virtuosa del Friuli diciamo chiaro e forte che le nostre prerogative non si toccano perché non sono privilegi ma responsabilità a cui abbiamo sempre fatto fronte con le nostre forze”. Per Ciriani “in questi anni abbiamo ridotto drasticamente sia la spesa che il debito della nostra Regione, abbiamo iniziato un taglio netto di enti e organismi non essenziali ben prima che il termine ‘spending review’ diventasse di moda e gestiamo con le nostre risorse tutto il sistema della sanità senza chiedere un euro allo Stato”’. Secondo il vicepresidente friulano “la responsabilità dei disastri siciliani non può che ricadere sugli amministratori che li hanno provocati e su chi li ha eletti. Lo dico con rammarico nei confronti dei siciliani onesti, ma non si può chiedere ai cittadini delle regioni virtuose di continuare a pagare al posto di chi ha dilapidato miliardi senza produrre né crescita né occupazione”.

Dal Friuli Venezia Giulia al Veneto: il presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, parlando dei conti della regione Sicilia, ha lanciato la proposta che in sanità si chieda a tutti di applicare i costi standard del Veneto. “Come si fa – ha detto Zaia – a chiedere un ulteriore taglio di un miliardo e 300 milioni di euro per la più virtuosa delle sanità italiane, quale quella della Regione Veneto, e aspetto ancor più grave quando questo avviene procedendo a colpi di tagli lineari che mettono insieme, ad esempio, Veneto e Sicilia? Stiamo parlando di una Regione che ha l’80% delle Dolomiti e poche centinaia di forestali a presidio del territorio e di un’altra regione, come quella siciliana, che, invece, ne ha assunti 27.000”. Zaia ha sottolineato come “i veneti sono un popolo solidale, ma in nessun caso saranno disposti ad ingrassare le cicale di sempre. Chi vuole l’autonomia si deve pagare l’autonomia. Il brutto dei tagli lineari – ha concluso Zaia – è che fanno risparmiare poco. Si chieda a tutti, compresa la sanità siciliana, di applicare i costi standard desunti dalla migliore sanità, che lo ripeto è quella del Veneto. Altro che 3 o 4 miliardi portati via al Nord: il Paese ci guadagnerebbe molto decine di miliardi”.

Reazioni anche dal fronte della rappresentanza parlamentare: il deputato Isidoro Gottardo (coordinatore del PdL del friuli Venezia Giulia) fa sapere che in Commissione intercamerale per le Questioni Regionali “chiamata a dare il parere al Decreto legge sulla revisione della spesa pubblica, ha trovato riscontro nel parere vincolante espresso, quanto chiesto dai presidenti delle regioni Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta e provincie autonome di Trento e Bolzano, in merito al rispetto delle prerogative di autonomia costituzionalmente garantite”. Su sollecitazione di Gottardo, di Zeller (SVP) e del sen. Molinari (Pd), la Commissione “ha posto nel proprio parere favorevole al decreto, l’osservazione vincolante per una modifica che salvaguardi le procedure statutarie garantite sia per quanto riguarda la revisione della spesa, sia per la revisione delle Provincie in quanto materia di competenza esclusiva delle Regioni e Provincie autonome. Nella stessa seduta, la Commissione – prosegue la nota – ha dato parere favorevole per quanto di competenza alla legge costituzionale di revisione del numero di consiglieri regionali per la regione Friuli, confermando il nuovo rapporto di uno ogni 25.000 abitanti”.