XXV Mostra Vini Müller Thurgau Cembra: convegno tecnico per presentare 25 anni di studi e ricerche

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Mostra vini Muller Thurgau 2012 bottiglie in concorso 1I tecnici della Fondazione Mach hanno presentato l’evoluzione tecnica del vitigno e le sue possibilità future

La vite e il vino hanno avuto fin dalla fondazione (1874) un’importanza fondamentale nell’attività didattica e di ricerca dell’Istituto agrario di S. Michele. Negli ultimi decenni dell’800 docenti e sperimentatori dovettero occuparsi di oidio, peronospora e filossera per citare le crittogame e l’insetto dagli effetti devastanti sulla viticoltura contro i quali essi riuscirono a trovare i giusti rimedi (zolfo, verderame, portainnesti resistenti alle punture della fillossera).

Dai primi anni del ’900 fino agli anni ’50, l’Istituto agrario ha guidato dapprima la ricostituzione su piede americano dei vigneti di tutto il Trentino ed in seguito modificato per almeno due volte l’intera gamma dei vitigni coltivati, alla ricerca della migliore qualità (carta viticola degli anni ’50, graduale introduzione dei vitigni bordolesi e borgognoni).

Nel periodo compreso tre il 1930 e il 1960, Rebo Rigotti dedicò buona parte della sua polivalente attività di genetista pratico anche alla costituzione di nuove varietà di vite che unissero produttività e qualità. E’ Rebo Rigotti il padre del vitigno Rebo ottenuto dall’incrocio tra Teroldego e Merlot.

Mostra vini Muller Thurgau 2012 convegno muller tavolo relatori pilzer 1Nel 1958, accanto alla Scuola professionale di agricoltura che nel corso di quasi un secolo aveva diplomato diecine di maestri di cantina, prese avvio l’Istituto tecnico agrario con specializzazione in viticoltura ed enologia che ha preparato centinaia di enotecnici. Oggi è la laurea triennale in viticoltura ed enologia a preparare gli enotecnici di profilo europeo, ma la figura e l’attività dell’enotecnico uscito dalla scuola sessennale continua ad essere molto apprezzata.

Negli stessi anni, il Laboratorio chimico che si era da sempre occupato di analisi, di concimi, sementi e vini assunse notorietà europea grazie alla illuminata direzione del prof. Franco Defrancesco. Egli volle che il laboratorio si chiamasse Laboratorio di analisi e ricerca. Dagli anni ’60 ai primi anni ’90, il Laboratorio si occupò non solo di analisi e di certificazione dei vini italiani e trentini che passavano la frontiera per andare in Europa, ma anche del miglioramento qualitativo di vini, grappe ed altri prodotti dell’agricoltura trentina.

Fu il prof. Attilio Scienza a metà degli anni ’80 a volere che il Laboratorio si interfacciasse anche con altri settori e comparti di ricerca, gettando le basi dell’attuale struttura organizzativa. L’assetto dell’attività dell’Istituto agrario di S. Michele che nel 2009 è stato trasformato in Fondazione Edmund Mach (dal nome del primo direttore) comprende tre centri: Centro ricerca e innovazione, Centro istruzione e formazione, Centro trasferimento tecnologico. Sono ricercatori e tecnici del Centro ricerca e innovazione e del Centro trasferimento tecnologico i relatori che hanno dato vita ad al convegno che si è svolto venerdì 6 luglio 2012 a Cembra nell’ambito della XXV Rassegna dei Müller Thurgau dell’Arco Alpino titolato “25 anni di studi, ricerche e rassegne”. Gli argomenti trattati dal convegno sono stati tali da interessare non solo i tecnici, ma anche i viticoltori e quanti amano il vino Müller Thurgau.

Giuseppe Versini e Giorgio Nicolini si occuparono per primi di sostanze aromatiche dei vini. Il primo è scomparso il 18 ottobre del 2010 e sarà appunto Giorgio Nicolini a riprendere l’importante argomento parlando di precursori aromatici del Müller Thurgau e delle tecniche enologiche più adatte per facilitarne la formazione e potenziarne lo sviluppo.

Il grande salto di qualità nella ricerca mirata al miglioramento qualitativo del Müller Thurgau si deve a Fulvio Mattivi, responsabile dell’Area qualità alimentare e nutrizione e ai suoi collaboratori. Egli ha trovato un punto di riferimento e d’interesse pratico nella cantina di Mario Pojer di Faedo. Insieme hanno messo a punto un modello di pressa per la spremitura dell’uva Müller Thurgau in totale assenza di aria, sostituita con azoto inerte. Il mancato contatto con l’ossigeno consente di trasferire nel mosto senza che subisca modifiche il complesso delle sostanze che caratterizzano il delicato aroma del Müller Thurgau. La sostituzione dell’ossigeno con azoto od altri gas inerti continua in tutta la filiera di vinificazione fino alla messa in bottiglia e consente di mantenere intatta una sostanza antiossidante naturale, il glutatione, presente nel mosto che potrebbe sostituire l’impiego di antiossidanti artificiali quali l’anidride solforosa.

Maria Stella Grando, ricercatrice dell’Area genomica e biologia vegetale, già nel convegno del 2007 aveva spiegato come il Müller Thurgau fosse il risultato di un incrocio tra Riesling (vite madre) e Madeleine Royale (vite dalla quale è stato prelevato il polline). Nel convegno del 6 luglio esporrà i risultati che negli ultimi anni ha ottenuto allargando lo studio sulla parentela del vitigno Müller Thurgau con altri vitigni allo scopo di capire la provenienza delle componenti aromatiche dell’uva. Il gruppo di lavoro coordinato da Maria Stella Grando si è inoltre occupato e continua ad approfondire lo studio inteso ad individuare i geni che determinano l’insorgenza delle sostanze che caratterizzano il profilo aromatico del Müller Thurgau. Con i colleghi dell’Unità operativa viticoltura il gruppo si occupa anche dell’influenza che possono avere gli interveti agronomici operati dall’uomo nel vigneto e l’andamento climatico nel sollecitare l’attività dei predetti geni.

Maurizio Bottura, responsabile dell’ufficio viticoltura del Centro trasferimento tecnologico, ha parlato, insieme con Antonio Patton, consulente viticolo in Val di Cembra, dello sviluppo territoriale che ha avuto il vitigno Müller Thurgau negli ultimi 25 anni. Esso è andato diffondendosi oltreché in Val di Cembra anche nella zona di Brentonico, nella Valle di Cavedine, sul versante medio alto della Destra Adige e in Valsugana. I due relatori si sono soffermati anche dell’evoluzione che hanno avuto le forme di allevamento a supporto del vitigno Müller Thurgau illustrando in particolare i vantaggi legati alle forme di allevamento a spalliera ed in particolare al Gujot. Esso consente un anticipo dello sviluppo vegetativo e della maturazione con evidenti vantaggi per la qualità del vino. La forma di allevamento a Gujot, se sorretta da adeguati interventi di potatura verde (sfogliatura in particolare) consente di mantenere l’uva sana fino al momento della vendemmia.

Roberto Zorer ha presentato un sistema informatico che permette di seguire le varie fasi della maturazione del grappolo e di individuare l’epoca di vendemmia più opportuna in relazione al tipo di vinificazione al quale sarà sottoposta l’uva.

Fabio Zottele, dell’Unità sistema informativo geografico, ha illustrato i nuovi strumenti disponibili per dosare i tempi e la quantità di acqua di irrigazione da distribuire nel vigneto sulla base delle esigenze fisiologiche delle viti nelle varie fasi del ciclo vegeto-produttivo, tenendo conto della piovosità naturale e dell’andamento climatico, anticipando inoltre la parte del progetto PICA riguardante i terreni della Val di Cembra. Si tratta di una ricerca già avviata con il supporto finanziario e tecnico di Cavit intesa a caratterizzare i terreni che fanno capo alla Cantina di Cembra (cantina di montagna) allo scopo di individuare per ogni microzona il vitigno più adatto dal quale ottenere il vino più rappresentativo del luogo.