La gestione dell’amianto in Friuli Venezia Giulia

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amianto discarica abusiva 1A Gorizia si è svolta la V conferenza regionale sulla problematica

La legge regionale sull’amianto (legge 22 del 2001) ha bisogno di un sostanziale aggiornamento, per affrontare con maggiore incisività i problemi legati all’uso dissennato che di questa sostanza è stato fatto fino a un recente passato, anche in Friuli Venezia Giulia: assistenza delle persone colpite da mesotelioma pleurico, prevenzione, ricerca, smaltimento ambientale. E la Commissione regionale sull’amianto, istituita con la stessa legge, avrà un ruolo centrale nelle proposte di aggiornamento. È quanto emerso in occasione della V Conferenza regionale sull’amianto, che si è svolta a Gorizia e alla quale, a nome del presidente della Regione Renzo Tondo, ha partecipato il presidente della III Commissione consiliare Giorgio Venier Romano, presente anche il consigliere Roberto Antonaz.

Aperta dal presidente della Commissione sull’amianto, Mauro Melato, la V Conferenza ha permesso di fare il punto sull’attività svolta fino a oggi e di approfondire nello stesso tempo una serie di questioni ambientali, di salute e giuridiche. La scelta di Gorizia, come sede della V Conferenza, non è stata casuale. La Giunta regionale ha deciso di assegnare all’Azienda per i servizi sanitari n. 2 “Isontina” il compito di coordinamento regionale delle attività di prevenzione e controllo in materia di amianto, in stretta collaborazione con la Commissione. E sarà l’ospedale San Polo di Monfalcone a svolgere un ruolo essenziale di “punto di accesso unico”: un riferimento di valore anche simbolico, perché tra i più colpiti da patologie amianto-correlate sono stati proprio i lavoratori del cantiere navale monfalconese.

sacco contenente Amianto 1Le conseguenze dell’uso dell’amianto continuano a essere drammatiche: il ristretto territorio delle province di Trieste e Gorizia rappresenta, assieme ad alcune zone della Liguria, una delle “macchie nere” in Italia per le malattie professionali. In regione muoiono ogni anno, spesso dopo un lungo tunnel di sofferenza, 60 persone per tumore da amianto, più di uno alla settimana e quasi tutti nella sola Venezia Giulia. Le azioni promosse dalla Commissione sono state notevoli, con l’avvio dei registri degli esposti e dei mesoteliomi, base fondamentale per le azioni di prevenzione e di cura, ma anche per le indagini della magistratura e per le istruttorie volte a ottenere i risarcimenti.

Gli iscritti al registro degli esposti sono ormai quasi 9.000, di cui 5.884 a Trieste e 1.788 a Gorizia, la maggior parte (5.540) a causa di attività professionale. Un numero comunque ancora troppo ristretto, come è stato rilevato oggi, tanto che la Commissione intende promuovere più ampie campagne di informazione e sensibilizzazione.

È stato anche portato a termine un primo programma di sorveglianza sanitaria sugli esposti per cause professionali, che ha coinvolto per ora un terzo degli iscritti di questa categoria. Si tratta di un’attività di grande importanza perché, è stato sottolineato, la prevenzione è fondamentale per aumentare la qualità della vita degli esposti, quando naturalmente non si manifestano le patologie tumorali più gravi. Per questo la Commissione intende avviare nuovi programmi di sorveglianza, estendendoli anche agli esposti per motivi ambientali e familiari.

Un nodo molto delicato è anche quello dello smaltimento dell’amianto, largamente impiegato nel passato negli edifici, poiché l’unica discarica autorizzata esistente in Friuli Venezia Giulia, quella di Porcia (Pn), è già riempita al 60% e sarà esaurita nel 2014, mentre continuano le incontrollate soluzioni “fai da te”, con l’abbandono di materiali pericolosi in discariche abusive. Sarà d’altra parte sempre più difficile che altri Paesi, come la Germania, accettino di smaltire il nostro amianto.

Esistono tuttavia nuove tecnologie già collaudate, che permettono di rendere inerte e inoffensivo l’amianto, trasformandolo anzi in un materiale riciclabile e utilizzabile senza controindicazioni, quindi “da problema a risorsa”. La presenza di un impianto del genere in Friuli Venezia Giulia permetterebbe anche di recuperare integralmente la discarica esistente. Occorrono perciò, è stato detto in occasione della Conferenza, scelte chiare nel nuovo Piano regionale dei rifiuti.