Collaborazione allo sviluppo agricolo tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la realtà argentina di Avellaneda

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FVG claudio violino ass agricoltura 1L’iniziativa da parte dell’assessore all’agricoltura Violino per aiutare una realtà abitata quasi esclusivamente da emigranti originari dell’Isontino

L’assessore del Friuli Venezia Giulia alle risorse rurali, agroalimentari e forestali, Claudio Violino, ha presentato l’esperienza pilota in atto con successo e avviata con il concorso della Regione per introdurre le moderne tecniche irrigue nella realtà argentina di Avellaneda, popolata quasi esclusivamente da discendenti degli emigrati friulani originari dell’isontino. L’occasione è stata offerta dalla visita di una delegazione della comunità di Avellaneda guidata dal sindaco, Dionisio Scarpin, che è in corso in questi giorni nella regione con l’obiettivo di ottimizzare gli interventi coordinati dal Friuli Venezia Giulia in Argentina sostenuti proprio attraverso l’iniziativa comunitaria ODIrS – Optimal Development of Irrigation System.

Si tratta di interventi originati, come ha ricordato il presidente della provincia di Gorizia Gherghetta, da un progetto ideato dallo stesso ente intermedio, in particolare dal già presidente Giorgio Brandolin. Si tratta di un progetto implementato dapprima dal Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana poi realizzato anche con la collaborazione del Consorzio di Bonifica Pianura Isontina, presieduto da Enzo Lorenzon. Gli interventi in Argentina, come ha specificato Violino che nel mese di marzo aveva fatto parte della delegazione del Friuli Venezia Giulia in visita ad Avellaneda “hanno già dimostrato la loro efficacia, migliorando la qualità, e di conseguenza la redditività dell’agricoltura che in quelle terre rappresenta la voce principale dell’economia locale”. Secondo l’assessore, ma com’è poi stato esemplificato dal presidente del Consorzio Lorenzon, è in atto il trasferimento di conoscenze e di esperienze da parte della nostra realtà in quell’area. Per dare corpo a quello che il sindaco della realtà friulana in Argentina, Scarpin, ha definito “il grande sogno della comunità locale: quello di poter coltivare l’intero territorio di nostra competenza”.

Un territorio che sarà valorizzato mediante il trasporto dell’acqua nelle campagne, creando le condizioni ideali per evitare, a distanza di quasi un secolo e mezzo dall’insediamento, che la comunità composta da originari del Friuli si disperda. E con essa una enclave nella quale sono preservati la lingua, le abitudini, i costumi friulani, trasferiti nelle lande di immigrazione in Argentina alla fine dell’800 e, dunque, per scongiurare il pericolo che venga spezzato il filo sottile della memoria tra le radici degli emigrati friulani e la terra dei progenitori.

Come ha ricordato Violino nel raccontare l’esperienza vissuta personalmente, ad Avellaneda si tiene la ‘Fieste dal vin e da l’ue’ (Festa del vino e dell’uva), mentre nelle ricorrenze ufficiali, anziché l’inno della Repubblica argentina, o quello di Mameli, si intona un motivo popolare friulano, che probabilmente i nonni degli attuali abitanti dell’area cantavano per darsi forza, sia nei duri e perigliosi viaggi di trasferimento oltreoceano, sia per affrontare le grandi difficoltà e i pericoli insiti in una terra selvaggia e da colonizzare. Violino si è voluto poi soffermare brevemente sulla storia del corregionali emigrati in Sudamerica iniziata alla fine dell’800. Nel 1879, sotto la dominazione austriaca, famiglie friulane del cervignanese, del cormonese e del goriziano furono indotte a emigrare verso l’Argentina. Si narra di viaggi ai limiti del possibile. Per esempio, di un episodio drammatico: su un bastimento a vapore si esaurì in piena navigazione il carbone destinato alla propulsione.

Nella zona dove oggi sorge Avellaneda, che come ha specificato il sindaco, Scarpin, non è l’umida e fertile Pampa (pianura) argentina, ma un terreno reso oggi ancor più difficile dai cambiamenti climatici, a ciascun nucleo familiare furono assegnati 36 ettari da coltivare, assieme ad alcuni capi di bestiame da allevare e a un cavallo per lavorare la terra. Là, come ha ricordato Violino, i friulani, com’è nella loro indole, si sono integrati benissimo con la popolazione locale. Ma hanno dovuto superare una forte crisi d’identità, trovandosi a emigrare dal loro Friuli con un passaporto austriaco, in una terra con usi e costumi, localmente, ancora involuti. Una crisi che essi hanno saputo superare facendosi forti della loro friulanità, della identità della loro origine, dell’appartenenza a un’unica comunità. “Oggi – ha detto l’assessore sempre ricordando l’esperienza personale – Avellaneda conta 26.000 abitanti, tutti fieri di portare cognomi tipicamente friulani, come lo stesso sindaco, Scarpin, o Rigonat, Mocchiut, Venturini”. Negli ultimi anni, ha aggiunto Violino, il Friuli Venezia Giulia ha attivato attraverso il Consiglio regionale ulteriori rapporti di collaborazione nei settori vitivinicolo e ambientale anche attraverso il progetto comunitario ODIrS.

Il sindaco di Avellaneda, Scarpin, ha poi illustrato le esperienze personali della visita in atto, che proseguirà nel corso della settimana a Roma, dove la delegazione di friulani in Argentina sarà ricevuta in Senato dalla Commissione agricoltura del Senato. E ha infine rilevato che il progetto avviato ha già stimolato la riconversione dell’attività rurale locale verso produzioni di qualità e maggiormente remunerative.