Sviluppo rurale, il Veneto modello in Europa secondo la Corte dei Conti europea

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Zaia: “un giudizio lusinghiero che testimonia il lavoro fatto fino ad oggi”
Manzato: “da una fonte così severa ed autorevole un riconoscimento all’azione di governo del territorio veneto”

La Corte dei Conti Europea, nella sua ponderosa relazione riguardante gli “aiuti mirati all’ammodernamento delle aziende agricole”, in pratica la misura 121 dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), evidenzia il Veneto come “esempio di buona pratica”, in quanto “massimizza la probabilità di selezionare i progetti di investimento che rispondono meglio ai bisogni individuati e alle priorità dell’UE”. Un giudizio decisamente lusinghiero sull’operato degli amministratori della regione del Veneto, che il presidente Luca Zaia coglie immediatamente al balzo: “ringrazio la Corte dei Conti europea per il giudizio più che lusinghiero che ha voluto dare sul modo con il quale abbiamo indirizzato, con il nostro Programma di Sviluppo Rurale, gli aiuti mirati all’ammodernamento delle aziende agricole, previsti dalla cosiddetta Misura 121. Quando dicevamo ‘prima il Veneto’, intendevamo affermare proprio questo: capacità di amministrazione nell’interesse del sistema produttivo per accompagnarlo verso il futuro”.

Secondo Zaia, “la Corte dei Conti sottolinea la capacità di far emergere i progetti di investimento che meglio rispondono ai bisogni del territorio e alle priorità dell’Unione Europea. Questo è possibile perché il Veneto fissa i propri criteri di selezione applicando un sistema di punteggio che tiene conto delle priorità definite dal PSR Regionale e stilando elenchi di tipologie di “investimenti prioritari” per settore, selezionando i migliori progetti tra quelli già ritenuti ammissibili”.

Il PSR Veneto è stato anche uno dei pochi, tra quelli analizzati dalla Corte dei Conti, a ridefinire le proprie procedure di selezione in base alle “Nuove sfide” introdotte dal processo di “Health Check”. “Anche con l’ultimo bando generale – ha detto ancora Zaia – la Misura 121 ha fatto registrare in Veneto un notevole interesse da parte dei potenziali beneficiari: a fronte dei 56 milioni di euro di spese a bando sono stati richiesti aiuti per oltre 94 milioni, con 1.373 richieste arrivate all’organismo pagatore AVEPA. L’istruttoria per l’erogazione degli aiuti è in corso e si concluderà nelle prossime settimane”.

Per l’assessore regionale all’agricoltura veneto Franco Manzato “un giudizio del genere da una fonte tanto autorevole quanto severa non può che farci piacere, anche perché sottolinea quello che di fatto è stato il nostro impegno prioritario: non assistenza ma appunto supporto alla crescita per preparare la nostra agricoltura al futuro. Insomma, la regione ha semplicemente fatto il suo dovere”.

La Corte dei Conti ha analizzato sia i contenuti sia le modalità, osservando che “per scegliere i progetti da finanziare fra tutte le proposte ammissibili, il Veneto ha fissato i propri criteri di selezione applicando inoltre un sistema di punteggio che tiene conto delle priorità definite nel PSR regionale e stilando elenchi di tipologie di ‘investimenti prioritari’ per settore. Tra le priorità in questione, figurano i benefici ambientali, il potenziamento del valore dei prodotti, l’integrazione dell’azienda, l’ammodernamento strutturale, l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la riconversione e la ristrutturazione di particolari settori e progetti agricoli situati in zone montane”. “A titolo di esempio – riporta la Corte dei Conti europea – è stato selezionato un progetto per la costruzione di un magazzino e di un deposito frigorifero per le mele in quanto corrispondente alle priorità della produzione biologica (un aspetto che ne accresce il valore); il progetto impiega pannelli fotovoltaici per ridurre il consumo energetico (benefici ambientali) ed è situato in una zona montana”.

Per contro, la Corte ha osservato che tutti gli Stati membri controllati hanno imposto ai richiedenti di comprovare la redditività economica delle iniziative proposte. Alcuni Stati, tuttavia, “non hanno tenuto conto degli elementi probatori ottenuti nel valutare la domanda di finanziamento del progetto”. “Gli Stati membri – ha raccomandato perciò la Corte dei Conti UE – dovrebbero perciò porre in atto procedure efficaci, commisurate al rischio, per impedire che siano concesse sovvenzioni a progetti in cui la redditività finanziaria dell’investimento o la sostenibilità dell’azienda siano dubbie”.