Polemiche da parte dei sindaci circa il comportamento della provincia di Bolzano. Brancher: “il fondo deve essere gestito con un’ottica unitaria di sussidiarietà ed assistenza. Ingiustificato l’egoismo di pochi”
La ripartizione del fondo “Odi” destinato ai 48 comuni confinanti direttamente con le province di Trento e di Bolzano delle regioni Lombardia e Veneto (e degli altri 87 comuni a loro volta contigui con questi comuni) è stata deliberata dalla commissione presieduta dall’on. Aldo Brancher. Ai comuni del Veneto sono destinati oltre 106 milioni di euro su un totale di 160 che costituiscono il patrimonio del fondo alimentato dalla contribuzione con 40 milioni di euro ciascuna da parte delle due province autonome. Di questi milioni, però, solo una parte è effettivamente disponibile, per il fatto che la provincia di Bolzano, negligentemente, non ha ancora versato la sua seconda rata di 40 milioni relativa al 2012, con ciò comportando il mancato finanziamento di molte iniziative presentate dai comuni.
Al fondo Odi sono pervenute ben 206 progetti per una richiesta totale di finanziamento di 756 milioni di euro, largamente eccedentaria rispetto alle risorse disponibili. La scrematura è stata fatta da Invitalia, un’agenzia del ministero del Tesoro che ha valutato le varie richieste, proponendo una graduatoria di merito, escludendone 88 per vizi di forma o di sostanza. Il problema, ora, è che per solo i primi 21 progetti della graduatoria ci sono i fondi disponibili, mentre per altri 12 i finanziamenti sono legati al comportamento della provincia di Bolzano, mentre per tutti gli esclusi potranno ripresentare la domanda nell’apposito bando che scadrà il prossimo 16 luglio.
Ai comuni del Bellunese va la fetta più rilevante del finanziamento: 68.959.300 euro (di cui 44.000.130 disponibili). Segue Verona, con 27.643.948 euro (17.354.200 quelli disponibili), chiude Vicenza con 9.548.871 euro (4.700.000 quelli disponibili). Il finanziamento singolo più sostanzioso è quello che tocca al comune gardesano di Malcesine: ben 17.354.200 euro per realizzare la ciclopista del lago di Garda (altri 7.640.480, per la stessa opera, sono andati a Limone, sulla sponda bresciana, cui s’aggiungerà l’intervento diretto della stessa provincia di Trento). La ciclopista è una vecchia idea dello stesso presidente dell’Odi Brancher, residente a Bardolino, che assieme ad altri amministratori del Garda e alla stessa Comunità del lago ha più volte caldeggiato la creazione di una pista ciclabile circumlacuale per consentire il periplo del lago in bicicletta in totale sicurezza, con ciò attirando anche nuove fette di turisti dell’area dell’Europa del nord, molto sensibili alla ciclabilità dei luoghi turistici. Malcesine ha visto approvato (ma non ancora finanziato) anche il progetto da 8.099.748 euro per l’innevamento artificiale e una seggiovia sul Monte Baldo. Altro finanziamento milionario tocca a Cortina d’Ampezzo: 14.766.000 euro per una funivia e interventi di mitigazione del rischio valanghivo. A Livinallongo del Col di Lana (Belluno) vanno 6.373.457 euro per la valorizzazione turistica. Finanziati anche provvedimenti di minore portata, come la realizzazione di un ascensore in una casa di riposto a Valli del Pasubio, la creazione di un museo a Canale D’Agordo, il completamento del Palaghiaccio di Asiago, che, guarda caso, è l’ultimo intervento in graduatoria e il primo senza copertura finanziaria.
Sulla ripartizione dei fondi i sindaci di Valli e di Asiago promettono di impugnare la delibera di riparto, criticando in particolare il comportamento della provincia di Bolzano che non ha provveduto a versare la quota di sua spettanza per il motivo che Bolzano vuole che i suoi fondi vadano solamente ai comuni confinanti con la stessa provincia, ovvero solo 6 su 48. Del fatto, i comuni contestatori hanno scritto anche al presidente del Consiglio, Monti, stigmatizzando questo comportamento che, se fosse confermato, vedrebbe i comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Cortina, Livinallongo del Col di Lana, Valfurva e Bormio suddividersi da soli 40 milioni di contributi, mentre agli altri 42 comuni andrebbero i rimanenti 40 milioni versati dalla provincia di Trento. “Un’evidente disparità, che cozza anche contro il principio di sussidiarietà e di assistenza insito nel fondo” dice il presidente Brancher che auspica “un po’ di buon senso da parte di tutti, senza che emergano episodi ingiustificabili di egoismo tra i vari enti interessati alle provvidenze. Le risorse disponibili devono essere utilizzate per aiutare tutti gli aventi diritto, senza alcuna preferenza”.