Marchi: “mi sento un imprenditore gabbato dallo Stato”. Zaia: “la regione del Veneto è totalmente a fianco di Marchi e del Marco Polo”
Ancora un esempio della disattenzione del Governo Monti nei confronti di uno dei territori più dinamici del Paese, che attende da ben 12 anni un segnale dallo Stato circa il piano di svilupppo del terzo scalo aeroportuale italiano, quello del “Marco Polo” di Venezia. “Oggi mi sento un imprenditore, un cittadino gabbato dallo Stato”: non usa mezze parole, Enrico Marchi, presidente di Save, per raccontare quello che definisce “uno scandalo italiano”. Visto che da 12 anni le lungaggini burocratiche ministeriali non hanno permesso al terzo scalo intercontinentale italiano, con un flusso di 8,5 milioni di passeggeri nel 2011, di aumentare le tariffe aeroportuali (da 5 a 8 euro a passegger in partenza, suddiviso tra viaggiatore e vettore aereo), Save, la società di gestione dello scalo di Venezia incrocia da oggi metaforicamente le braccia, non garantendo più tutti quegli gli investimenti che non inficiano la sicurezza dello scalo. Tradotto in cifre, significa il blocco di investimenti per 600 milioni di euro che produrrebbero 5.000 nuovi posti di lavoro.
Marchi è un fiume in piena, al punto da paragonare i funzionari dei ministeri dell’economia e delle infrastrutture ai burocrati borbonici che coniarono il modo di dire napoletano “facite ammmuina” (fate confusione): “stiamo vivendo una esperienza sconcertante – dice sconfortato Marchi – da anni abbiamo completato l’istruttoria per avere la definizione delle tariffe e un quadro regolatorio certo poi, quando si passa ai ministeri alle infrastrutture e all’economia, tutto si arena, mancano le risposte”. Per Marchi “il ministero dell’economia è un porto delle nebbie, una turris eburnea. La colpa, gravissima, è dei burocrati impuniti che vi lavorano, i veri affossatori dell’economia. Il loro obiettivo è fare riunioni su riunioni, senza alcuno sbocco. E’ gente sfuggente che non risponde”. L’Italia, aggiunge, “non può più permettersi questa situazione”. L’attacco diretto è a Roma, “dove c’è troppa gente nei ministeri e devono scambiarsi le carte da una parte all’altra” per giustificare la loro presenza. Marchi nega qualunque rigurgito leghista: “maroniano? No, sono italiano. Lo sono sempre stato”.
A dar man forte al presidente del “Marco Polo” giunge il presidente della regione del veneto, Luca Zaia: “siamo totalmente al fianco del presidente Enrico Marchi e dell’aeroporto Marco Polo in questa battaglia perché venga riconosciuto che il Veneto, per questo governo, non è terzo mondo”. Per Zaia”stiamo parlando del terzo aeroporto italiano, di una piattaforma che realizza pienamente la strategia di internazionalizzazione che ci siamo dati e di una struttura che accoglie parte considerevole di quel flusso di persone che ci consente di essere la prima regione turistica d’Italia”. Secondo il governatore veneto “è sorprendente, ma poi mica tanto, che un’eccellenza di questo tipo non venga considerata neanche a costo zero. A questo punto, dobbiamo pensare che non si tratti più di dimenticanza o distrazione: fino a che questo governo regionale avrà voce sosterremo con condivisione e convinzione tutte le strategie atte a scrollare dal letargo chiunque non si renda conto che è scellerato non investire in questa Regione”.