La crescita determinata tutta dalla maggiore presenza di lavoratori stranieri
Nel triennio 2009 – 2011, l’agricoltura veneta ha presentato un saldo occupazionale positivo, in assoluta controtendenza rispetto agli altri settori, determinato però in maniera esclusiva dall’aumento della manodopera straniera, mentre la componente italiana presenta un saldo negativo. Si tratta nel complesso di 451 unità in più nel rapporto tra cessazioni e assunzioni, pari dunque a meno dell’1% della perdita complessiva di occupati registrata nello stesso periodo a livello regionale. Altrettanto in controtendenza è il numero dei giovani imprenditori che si insedia nel comparto primario, con un incremento costante sostenuto dal Programma di Sviluppo Rurale: sono già 1.500 nuovi imprenditori under 40 in tre anni. E’ quanto rileva un’analisi voluta dalla Regione e realizzata dal settore Studi Economici di Veneto Agricoltura presentata dall’assessore regionale Franco Manzato.
Le assunzioni in agricoltura costituiscono circa il 6% del totale regionale, con una forte caratteristica di stagionalità. Per la quasi totalità si tratta di contratti di dipendenza (98,3% del totale delle assunzioni), a tempo determinato (95%), riguardano in prevalenza maschi, stranieri (62,3%), nella fascia di età 30 – 54 anni e si concentrano soprattutto nella provincia di Verona (56,4%).
Per Manzato “i numeri evidenziano molte particolarità del lavoro agricolo e della struttura del sistema rurale, ma soprattutto testimoniando una sostanziale tenuta sul versante del lavoro in un momento nel quale la crisi economica sta mordendo duramente la struttura produttiva nazionale e veneta. In buona sostanza, pur a fronte delle difficoltà oggettive che interessano anche le imprese e il mercato agricolo, l’agricoltura appare ancora come occasione di lavoro, sia imprenditoriale sia dipendente. I lavoratori cosiddetti ‘indipendenti’ rappresentano peraltro il 67% degli occupati agricoli, benché si registri una costante diminuzione (–32% rispetto al 2004), determinata da un processo pressoché fisiologico di ristrutturazione del sistema fondiario. Nello stesso tempo c’è il continuo inserimento di giovani imprenditori, il cui numero deve a mio avviso ulteriormente aumentare per iniettare più innovazione e competitività. Sono invece in continuo incremento i lavoratori dipendenti (+27% rispetto al 2004). A fine 2011 gli ‘indipendenti’ erano circa 46 mila e i dipendenti 23.500. A livello provinciale, gli occupati agricoli si concentrano prevalentemente a Verona (circa 21.900 addetti, 31% del totale regionale), seguita da Vicenza (11 mila unità, 15,7%)”.
“Le assunzioni – ha aggiunto l’assessore – riguardano per la maggior parte lavoro operaio e in prevalenza manodopera non qualificata (70% dei casi), mentre il personale specializzato è il 20%. Si tratta per lo più di braccianti agricoli che lavorano nelle attività stagionali, come evidenzia la durata dei contratti: per il 20% non supera 1 mese di lavoro, il 60% si conclude entro tre mesi, per l’80% non supera i sei mesi”.
In questo scenario, e considerando il periodo 2008 –2010, tra le figure professionali hanno saldi occupazionali positivi gli operatori agricoli, i giardinieri, gli operatori di vinificazione e delle lavorazioni lattiero –casearie; presentano invece saldi negativi soprattutto gli operatori del verde e quelli agroalimentari. I canali tradizionali di offerta del lavoro in agricoltura risultano essere i centri per l’impiego provinciali e le agenzie interinali. Per quanto riguarda infine i voucher lavoro, nel 2011 il 60% del totale è stato utilizzato in Veneto nell’agricoltura. 591.000 per attività agricole stagionali e 463.000 per non stagionali, in prevalenza a Treviso (26% del totale), Vicenza (19%) e Padova (16%), con un picco nei mesi estivi. I voucher corrispondono a circa 210.000 giornate/uomo di lavoro (stima Inps), pari a circa 930 lavoratori a tempo pieno l’anno; pari all’8% delle giornate lavorative dei dipendenti agricoli a tempo determinato.