Zanellati: “una classe dirigente vecchia non fa per l’Italia”
“Siamo pronti a relazionarci con gruppi giovanili delle altre realtà economiche e politiche per creare una rete solidale legata alla volontà, alle idee, alla passione per un progetto democratico, che sostenga il territorio e ricostruisca i rapporti interpersonali e fiduciari, mettendo al centro la persona”. Così Enrico Zanellati, delegato provinciale di Giovani impresa, movimento degli imprenditori under 30 di Coldiretti Rovigo, annuncia la partecipazione del gruppo polesano all’assemblea nazionale romana del 17 maggio prossimo, indetta sotto il motto “Giovani per ltalia”.
“Già al meeting del nord Italia di Verona, lo scorso 28 febbraio, – spiega Zanellati – ci siamo resi conto che i giovani sono la linfa vitale del comparto agricolo, ma che le strutture non sono pensate per le loro esigenze. Così accade in tutti i settori economici. L’Italia non è un paese per giovani e l’invecchiamento della classe dirigente significa la perdita di energie e di risorse fondamentali per la ripresa. In quest’assemblea – conclude Zanellati – sarà presentato il primo rapporto sull’età media della classe dirigente italiana nel tempo della crisi, nei diversi settori, dalla politica all’economia al sociale e getteremo le basi programmatiche per affermare l’importanza dei giovani nel rinnovamento e nel rilancio del nostro paese e del “Made in Italy”.
Qual è la situazione dei giovani nell’agricoltura del veneto? Un’impresa su cinque è giovane. Dal 2008 ad oggi, 1.100 neo agricoltori (su 1.700 richiedenti) hanno beneficiato delle risorse previste dal Piano di sviluppo rurale per insediarsi o ammodernare l’azienda. I fondi comunitari non sono però sufficienti ad accontentare tutti: mediamente diventano imprenditori agricoli per ogni bando 400 giovani, anche se solo la metà usufruisce dei contributi comunitari. Sono state accolte fino ad ora più di mille istanze, erogando ai giovani oltre 50 milioni di euro di contributo sugli investimenti attivati. In realtà, la spesa totale promossa da queste imprese è pari al doppio, dato che i giovani ricorrono al capitale proprio o al credito per completare il progetto aziendale.
Le difficoltà dell’insediamento in agricoltura proseguono col difficile reperimento dei terreni, sottratti ormai anche dal fotovoltaico, i cui prezzi sono stati fatti lievitare dagli speculatori delle energie rinnovabili. Poi c’è la burocrazia e la difficoltà di accedere al credito. Eppure, chi si affaccia al primario è preparato: il 26% è diplomato in agraria e il 7 per cento laureato in discipline agrarie e veterinarie; tutti usano internet e le nuove tecnologie, anche per promuovere la propria impresa.