Musica ai Frari 2012. Bene l’inizio con “The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble”

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di Giovanni Greto

La quinta edizione di ‘Musica ai Frari’, organizzata grazie all’interazione tra il circolo culturale mestrino ‘Caligola’ e Fra’ Nicola Riccadona, parroco della basilica, è iniziata con l’ascolto, emozionante, del Gurdjieff Folk Instruments Ensemble, un organico di eccellenti musicisti, formatosi nel 2008. Lo si conosce però da circa un anno, grazie all’incisione per la celebre etichetta tedesca ECM di un disco interamente dedicato alle musiche di Georges Ivanovic Gurdjieff. I nove musicisti hanno eseguito quasi tutto il repertorio contenuto nel disco citato, ad eccezione del ‘canto e danza sayyid n. 9’, più un tagh, ‘Havun-Havun’, ossia un brano sacro del X secolo, e due canti di trovatori del XVIII e XIX secolo, ‘Ashkharhes meh panjara e’, ‘il mondo è una finestra’ e ‘Kankaravor enker’,’amico geniale’.

Georges Gurdjieff, nato tra il 1866 e il 1877 ad Alexandropol (Russia), oggi Gyumri (repubblica Armena), e morto in Francia nell’ospedale americano di Nevilly nel 1949 è stato un filosofo, scrittore, mistico e maestro di danze sacre, nato da padre greco e madre armena. Esperienze infantili risvegliarono in lui l’impulso per esplorare il mistero dell’esistenza umana. Il suo insegnamento combina Sufismo ed altre tradizioni religiose, in un sistema di tecniche psicofisiche che cercano di favorire il superamento degli automatismi psicologici ed esistenziali che condizionano l’essere umano. Secondo le sue convinzioni, la vita umana è vissuta in uno stato di veglia apparente prossimo al sogno, per trascendere il quale egli elabora uno specifico lavoro sulle persone al fine di ottenere un livello superiore di vitalità e consapevolezza. La sua tecnica prevede il raggiungimento di uno stato di calma e isolamento cui segue il confronto con gli altri individui. Nel 1919 decide di fondare una scuola per lo sviluppo spirituale chiamata ‘Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo’, frequentata da un consistente numero di allievi e discepoli, tra i quali molte persone di cultura, cercando di capire il significato della vita sulla terra e del posto dell’uomo nel Cosmo.

Nonostante la giovane età, secondo il giudizio di Tigran Mansourian, il massimo compositore armeno vivente, la rielaborazione di Levon Eskenian delle musiche di Gurdjieff, per strumenti orientali, è forse la più vicina allo spirito originario del grande Maestro. Nel silenzio più assoluto, immerso in un’acustica ideale, il pubblico veneziano è rimasto rapito dalla qualità musicale del compositore e dalla perfezione tecnica dell’ensemble. Va altresì dato merito al gruppo di far conoscere meravigliosi strumenti, per lo più artigianali, dotati di sonorità e timbri che penetrano nell’animo di ognuno. Ad iniziare dal Dudùk, lo strumento a fiato in legno di albicocco, che è quasi un simbolo del paese caucasico e riesce a commuovere per la vicinanza alla voce umana. Bellissimo il suono caldo del Blul, un flauto ligneo simile al Ney, assai comune nei paesi arabi e turchi, che spesso introduceva i brani, da solo o con l’Oud, stimolando gli altri strumenti al dialogo. L’unico strumento a percussione, a pelle tiratissima, è stato il Dap, un tamburo a cornice circondato da anelli metallici, suonato a mano nuda e con una tecnica particolare. Ha dettato il ritmo agli altri strumenti assieme all’Oud, il liuto mediorientale, spesso pizzicato in una sola corda in maniera pacatamente ossessiva. Due strumenti a corda, il Saz, dal manico sottile e lunghissimo, e il Tar, fatto in legno di gelso. Un violino suonato con l’arco, ma in posizione verticale, il Kamancha; il Kanon, quasi un’arpa dal suono limpidissimo, in alternanza con il Santur, conosciuto in Europa col nome di Salterio, una tavola trapezoidale ricca di corde, percosse da piccoli mazzuoli lignei. Vladimir Papikyan, oltre al Santur si è distinto nel canto, intonando le due composizioni dei Trovatori. Una vocalità profonda, la sua, distintamente udibile fino alla porta di entrata della chiesa.

In 80 minuti di concerto, il gruppo ha eseguito 19 brani concedendo, grazie agli applausi affettuosi, un bis, cantato, di un brano molto antico.

‘Musica ai Frari prosegue il 19 maggio con la fisarmonica solista del francese Richard Galliano, per concludersi il 2 giugno con Fresu & Di Bonaventura duo, tromba e flicorno per Paolo, bandoneon per Daniele. Visto il luogo sacro, i due musicisti si asterranno dall’impiego di congegni elettronici ed amplificazioni, aderendo alla richiesta di un suono il più naturale possibile.