Tra la distribuzione cooperativa del Sait e i commercianti e gli albergatori privati scoppia una polemica di fuoco

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Il consorzio cooperativo trentino ha definito “speculativa” la distribuzione privata, che contrattacca ad alzo zero. Polemiche anche per la località prescelta per la convention del consorzio, Salisburgo

Al presidente del Sait, il consorzio distributivo che alimenta il circuito delle Famiglie cooperative trentine e che opera in stretta alleanza con il colosso rosso della distribuzione Coop, Renato Dalpalù, devono essere fischiate le orecchie nel sentire le dure repliche alla sua accusa lancaita nel corso della convention svoltasi a Salisburgo dinanzi ad oltre 200 rappresentanti della distribuzione cooperativa trentina.

Nel suo intervento, Dalpalù aveva rimarcato la differenza “genetica” dei supermercati cooperativi rispetto agli altri, accusandoli senza tanti giri di parole di tendere ad essere speculativi. Tanto è bastato per sollevare le ire della distribuzione privata (che, ad onor del vero, nelle periodiche rilevazioni dei prezzi svolte dalle associazioni dei consumatori nei vari punti vendita spesso si piazza complessivamente meglio dei supermercati cooperativi…) e della politica.

Il presidente dei grossisiti di Confcommercio Paolo Mondini chiede “a Dalpalù maggiore rispetto per il nostro lavoro e, se proprio vuole scendere in competizione con il mondo privato, rinunci alle agevolazioni ed agli aiuti”. Sconcerto e stupore. Sono questi i sentimenti con cui Mondini, commenta quanto emerso dal convegno di Salisburgo organizzato dal Sait: “ho letto con attenzione gli articoli apparsi sui quotidiani riportanti le dichiarazioni di Renato Dalpalù, presidente del Sait. Sono allibito dall’arroganza dimostrata. Questo attacco incondizionato nei confronti dei commercianti, proprio in questa fase congiunturale negativa, risulta quanto meno inappropriato e dimostra un senso di forte debolezza oltre che evidenti difficoltà economiche e di sistema”. Mondini rilancia attaccando: “non siamo soliti entrare nel merito delle dinamiche delle altre associazioni, ma ci pare evidente che con queste uscite, ormai non più sporadiche, una certa parte del mondo cooperativo cerchi di giustificare ulteriori aiuti che sicuramente andrà a chiedere al proprio entourage politico di riferimento, considerando l’assistenzialismo sfrontato, a dir poco, che in questi anni ha avuto dalla provincia di Trento”. Mondini gira il coltello nella piaga più grossa della distribuzione cooperativa, cresciuta grazie alla protezione della politica e agli incentivi fiscali e normativi: “se le loro aziende nell’ultimo decennio non sono riuscite a fare profitto (anche nonostante gli aiuti fiscali da sempre loro riservati pure a livello nazionale e nonostante norme urbanistiche e incentivazioni unilaterali), non è per loro libera scelta ma per le loro deficienze strutturali ed una organizzazione farraginosa. Un problema questo, emerso più volte, direttamente attraverso il malessere della base associativa: abbiamo assistito a guerre intestine, fuoriuscite clamorose, dichiarazioni polemiche e altro. Sembrerebbe che lo spirito originale di Don Guetti fondatore del movimento cooperativo trentino sia stato snaturato da un sistema di gestione verticistico arrogante e per nulla democratico che pensa più a perpetuarsi (vedi i mezzucci di deroghe statutarie e altri escamotage, per loro stessa ammissione “schifosamente scomodi”) che a tutelare i propri associati. Per non parlare, più specificatamente, di quanto sta succedendo nella loro fase elettiva”.

Mondini allarga il tiro anche verso la politica: “vogliamo vedere se la Giunta provinciale continuerà con questi aiuti faziosi oppure se riconoscerà che la crisi riguarda tutte le aziende, siano pubbliche, private o cooperative e se smetterà di attuare una politica economica in cui ci sono “fratelli” e “fratellastri”. La stessa revisione della legge 17 sembra più una scelta di privilegio che una liberalizzazione e una scelta evolutiva per il settore”.

Mondini da ultimo chiosa sulla decisione di svolgere il convegno non nella nuova ed accogliente sede del Sait a Trento ma a Salisburgo: “vorrei ricordare che la nostra associazione non è solita utilizzare i soldi degli associati per viaggi in località per non dir altro “amene”. Tema, questo, ripreso anche dalle due associazioni degli albergatori dai rispettivi presidenti che criticano la decisione di allestire il convegno all’estero, specie nell’attuale congiuntura che dovrebbe incentivare tutti all’oculatezza nella spesa e a fare rimanere i soldi sul territorio. Giovanni Bort e Luca Libardi, presidenti di UNAT e ASAT, le associazioni degli albergatori trentini, affermano in una nota congiunta di “essere convinti che fare sistema, soprattutto in questi momenti di estrema crisi, sia una strada da percorrere. Noi siamo sempre stati presenti e abbiamo sempre risposto agli appelli all’unità ed al sostegno delle imprese e dei prodotti locali: nei nostri alberghi da anni privilegiamo prodotti che promuovano tutto il territorio trentino e i produttori – anche quelli del mondo cooperativo – che vi lavorano. Per questo stentiamo a darci una spiegazione sulla decisione di organizzare il convegno istituzionale del Sait non solo fuori dal Trentino, ma anche fuori dalla regione, fuori dal NordEst e fuori dall’Italia. Come mai il SAIT è andato “in trasferta” a Salisburgo con oltre duecento dirigenti e rappresentanti del mondo cooperativo, e addirittura con la presenza di politici e rappresentanti istituzionali trentini?”. Di più: “forse che i dirigenti del SAIT ritengono che il Trentino non possegga le strutture e le risorse adeguate per eventi di questo tipo? Credo invece che gli alberghi e i centri congressuali della nostra provincia abbiamo tutte le carte in regola anche per manifestazioni come quella organizzata nello scorso fine settimana”.

Allarmati della reazione da parte degli esponenti della distribuzione privata che chiedono provvedimenti esemplari verso la distribuzione cooperativa, dal Sait cercano di buttare acqua sul fuoco, minimizzando una situazione che è sfuggita loro di mano, complici anche le distrazioni con cui il vertice del mondo cooperativo trentino deve confrontarsi, prima tra tutte quella della deroga al quarto mandato consecutivo del presidente della Federazione trentina delle cooperative che non sembra procedere liscia come avrebbero invece voluto i suoi promotori.