Concluso il convegno Aquileia 2 con 600 delegati da 15 diocesi del NordEst

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Aquileia 2 incontro diocesi nordest Renzo Tondo Dino De Antoni Arcivescovo di Gorizia e Francesco Moraglia Patriarca di Venezia 1
Aquileia 2 incontro diocesi nordest Renzo Tondo Dino De Antoni Arcivescovo di Gorizia e Francesco Moraglia Patriarca di Venezia 1“Gesù Risorto chiama alla conversione e anche noi come i discepoli, in questo cenacolo, siamo chiamati a rinnovare la nostra fede perché la comunione si rafforzi”: è stato questo il messaggio ai 600 delegati della 15 diocesi del Nordest lanciato, in basilica, ad Aquileia, dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, a conclusione del convegno “Aquileia2” organizzato dalla Conferenza episcopale triveneta (Cet).

Nell’omelia Bagnasco ha citato Papa Benedetto XVI, che spinge i cristiani “ad essere evangelizzatori”, ma soprattutto il Vangelo della discesa dello spirito per ricordare “il timore dei discepoli che ancora non sanno di Gesù Risorto” che “irrompe e apre non solo il luogo del raduno, ma i loro cuori e con l’augurio della pace placa il turbinio dei sentimenti e dei discorsi”. Secondo Bagnasco “il mondo ha bisogno di vedere attraverso la comunità cristiana unita e gioiosa il volto del Risorto, il Cielo”. Dopo aver citato la “storia” di Tommaso, incredulo fino a quando non ha toccato con mano le ferite del Cristo, Bagnasco ha fatto un solo cenno alla cronaca per ricordare che “l’uomo, ogni uomo, ha bisogno di sentirsi rigenerato per guardare al domani con fiducia, per ricominciare la vita. Tanta violenza – ha aggiunto il presidente della Cei – nasce dal non sapersi perdonati, fissati nei propri errori, e quindi senza futuro, come se il tempo dovesse essere un continuo ritorno del male e della vergogna. Ma così non è – ha spiegato – e il mondo deve sapere che dove c’è Dio c’è futuro”.

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“Le risorse ci sono – ha proseguito Bagnasco – e anche l’intelligenza e la capacità di inventiva da parte della nostra gente. Ce la faremo – ha concluso – anche per la professionalità che ci è riconosciuta in tutto il mondo”. Secondo il cardinale, “il momento presente è molto difficile, soprattutto per quanto riguarda il tema dello sviluppo, della crescita del paese e per la disoccupazione diffusa. Dobbiamo continuare ad avere fiducia perché i movimenti che giungono da tante parti per superare questo momento di difficoltà sono molti, sono notevoli”.

Il tema della crisi è stata oggetto anche dell’intervento del nuovo patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia: “la crisi punge e non sembra essere giunta alla sua fase finale. Per questo la comunità cristiana del Nordest si deve interpellare. Si deve interpellare – ha precisato – sugli stili di vita, sul modo di intercettare la realtà sociale con la consapevolezza si avere qualche cosa di proprio in ordine all’interesse generale e al bene comune. La chiesa in questo convegno ha ascoltato, ma ha anche parlato – ha aggiunto il presule -. Si tratta ora di organizzare una azione comune. Non dobbiamo avere un facile o miope ottimismo – ha detto ancora Moraglia – ma dare soluzioni perché la crisi morde e punge ancora”.

Per monsignor Francesco Moraglia, “la cosa paradossalmente impressionate di questa crisi non è che qualche imprenditore decide di farla finita, ma quando questo tragico fenomeno diventa diffuso vuol dire che l’economia, la politica, il mercato del lavoro devono trovare degli equilibri. La crisi non è solamente di quelli che potevano sembrare soggetti deboli. Anche chi in una certa estimativa passava per essere un soggetto forte, cioè l’impresa, l’imprenditore, invece dimostra, in questa situazione, tutta la drammaticità di questa crisi”.

Moraglia si è soffermato anche sulle aperture domenicali degli esercizi commerciali che “possono portare ad un eccesso di individualismo che non giova nemmeno alla comunità laica. Per il cristiano la domenica è il giorno del Signore ed entra in una dinamica di fede e antropologica. L’uomo è un essere creato, ha i suoi ritmi, i suoi bisogni di riposo e di lavoro”.

La chiusura è stata affidata al vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo: “non siamo animati da un ottimismo ingenuo, ma da quella speranza che non delude perché fondata su Gesù Cristo risorto e la potenza del suo spirito. Siamo vicini e solidali con i poveri e a tutti coloro che soffrono più acutamente a causa della crisi economica e finanziaria, ma siamo spronati a non essere una chiesa passiva o in posizione difensiva. Vogliamo essere propositivi e creativi cercando nuove vie dell’annuncio e del vangelo in dialogo rispettoso con le culture del nostro tempo”. Secondo i vescovi delle comunità cristiane del nordest, “questo atteggiamento ci darà l’energia per dare attuazione a quanto deciso in questa tre giorni, che sarà la base per ulteriori confronti nel futuro”.

Alla Santa messa hanno partecipato tutti i convegnisti, i 15 vescovi del Triveneto e centinaia di fedeli delle diocesi di Udine e Gorizia. Nel suo saluto al presidente monsignor Dino De Antoni, presidente della Cet, ha detto che “la presenza di Bagnasco ai lavori di ‘Aquileia2’ ci ricorda che solo in comunione con la Chiesa sotto la guida di Benedetto XVI noi potremo lanciarci in un percorso di nuova evangelizzazione, in un confronto con la cultura del nostro tempo, a dare il nostro cristiano contributo al bene comune”.