“L’impressione del colore. Montagne in fotocromia 1890-1910”

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mostra 3 1Nuova mostra allestita a palazzo Roccabruna in collaborazione con il Museo nazionale della montagna di Torino

La mostra allestita a Trento, nella sede di Palazzo Roccabruna, fino al 6 maggio 2012, a cura del Museo Nazionale della Montagna di Torino e della Camera di Commercio di Trento raccoglie una ricca selezione della collezione di fotocromie del Centro Documentazione Museomontagna, esponendo più di 100 pezzi originali. Si tratta di stampe a colori realizzate con il procedimento di stampa Photochrom, messo a punto a metà degli anni Ottanta dell’Ottocento e brevettato nel 1888 dalla ditta Orell Füssli di Zurigo, nata come tipografia all’inizio del XVI secolo e divenuta la più importante casa editrice svizzera nel secolo XVIII.

Il progetto espositivo e il catalogo, ambedue a cura di Veronica Lisino, si sviluppano secondo un andamento geografico che consente di evidenziare la quantità ed eterogeneità dei soggetti, all’interno di uno schema compositivo omologante e caratterizzante il marchio Photoglob e l’omonima società istituita per commercializzare il nuovo prodotto. La rassegna comprende le principali località del turismo alpino europeo ed extraeuropeo (ma non solo: la città di Torino e i laghi Maggiore e di Como, i costumi tipici delle valli dolomitiche, Napoli e il Vesuvio, un interessante ritratto di gruppo degli Indiani Ute) con le strutture ricettive che ne caratterizzarono con il tempo la fisionomia, già nota dalla tradizione incisoria, e le strade ferrate che ne modificarono la morfologia. Dalla Svizzera, attraverso la Francia e l’Italia, passando per l’Austria, la Germania e i Paesi Balcanici fino ai fiordi norvegesi, la mostra si allarga al continente americano con le montagne degli Stati Uniti d’America e del Canada, fino al Mount Cook della Nuova Zelanda, evidenziando la “conquista visiva” del mondo a cui la società Photoglob e le sue succursali, l’americana Detroit Photographic Company e l’inglese Photochrom Company, giunsero in sole due decadi (1890-1910) con la produzione di fotocromie. A questi, a testimonianza di un sentito bisogno comune, si aggiunsero numerosi altri produttori, di diversa provenienza, di alcuni dei quali il Museo espone, in questa occasione, esempi significativi non solo di un successo produttivo ma anche di legami commerciali più o meno stretti tra i diversi editori.

Prima ancora che i veri procedimenti fotografici a colori si diffondessero e fossero utilizzabili a livello industriale, la ditta Orell Füssli seppe intercettare il comune “bisogno di colore” del mercato, costituito principalmente da viaggiatori borghesi che, grazie anche alle nuove infrastrutture e ai nuovi mezzi di trasporto, potevano viaggiare percorrendo tutta l’Europa e attraversando le traiettorie transoceaniche, acquistando fotocromie come souvenir di viaggio e/o decoro dell’abitazione, nei luoghi in cui avevano soggiornato o sulle navi su cui avevano viaggiato.

mostra 1 1Combinando la tecnica fotografica con i procedimenti di stampa litografici e cromolitografici, era possibile ottenere stampe a colori che presentavano la ricchezza di dettagli di vere fotografie, non raggiungibile dai tradizionali metodi di rappresentazione, con l’aggiunta del colore, non ancora ottenibile per mezzo della sola fotografia. Fu proprio questa ambiguità che consentì il grande successo di vendita delle fotocromie che erano commercializzate come “fotografie a colori naturali”, nonostante i colori fossero aggiunti litograficamente e non registrati per mezzo della macchina fotografica. Il catalogo di vendita della società Photoglob pubblicato nel 1911 – prima quindi del lento declino su cui influirono fattori concomitanti tra i quali l’involuzione del turismo dovuta alla Prima Guerra Mondiale, ma anche l’industrializzazione dei prodotti fotografici e la commercializzazione del primo apparecchio Kodak, e la definitiva messa a punto e applicazione del retino tipografico, che consentiva per la prima volta la stampa a basso costo delle immagini in grandi tirature – comprendeva circa 30.000 soggetti relativi a 45 Stati.

La mostra del Museo Nazionale della Montagna, prima in Italia interamente dedicata a questo tema, racconta attraverso un articolato percorso espositivo, di cui fanno parte stampe di formati diversi (dal più piccolo 12×17 cm al più comune 16×22 cm, fino ai formati Panorama e ai meno comuni ma di grande impressione, formati Extra) un aspetto, forse ancora poco conosciuto, della storia del colore che comprende tanto le tecniche incisorie quanto la fotografia, cercando di evidenziare i legami e i rapporti tra le due.

Incentrata sulla storia della produzione di fotocromie, in particolare della società Photoglob che grazie alla sua straordinaria imprenditorialità riuscì ad assicurare il successo delle stampe in fotocromia, L’impressione del colore mostra la montagna a colori prima che questa fosse ritratta dalle autocromie, commercializzate dai fratelli Lumière a partire dal 1907, cercando di restituire quello stupore e meraviglia, figli di una comune “urgenza”, che la novità dirompente del colore potevano aver suscitato nel pubblico di fine Ottocento inizio Novecento.

L’intera raccolta appartenente al Museomontagna, con una completa schedatura analitica, è riprodotta nelle tavole e nelle pagine di repertorio del catalogo (Cahier Museomontagna 177), completato da un testo sulle tecniche di stampa a colori di Bruno Weber e un saggio sulla fotocromia di Veronica Lisino.