Domenica 29 aprile 2012 gli elettori trentini sono chiamati alle urne per decidere circa le sorti della Comunità di valle, il nuovo ente di governo del territorio intermedio tra i 227 comuni e la onnipotente provincia di Trento. Le Comunità di valle, entrate in funzione da appena un anno a seguito dell’elezione generale delle assemblee dei 15 enti territoriali cui ha partecipato appena il 44% degli aventi diritto, in questo lasso di tempo non hanno funzionato al meglio, con molte Comunità impegnate solo nell’amministrazione corrente. Solo nelle ultime settimane, probabilmente sotto la pressione del referendum, Provincia e Comunità si sono messe di lena a marciare, sfornando progetti e acquistando nuove sedi istituzionali. Comunque sia, le Comunità di valle, nate sull’esperienza dei precedenti Comprensori, sono il quinto ente di governo del territorio della provincia di Trento, troppi a detta dei promotori del referendum abrogativo, soprattutto in considerazione del fatto che il Trentino è una realtà dove abitano poco più di 500.000 abitanti.
A dicembre 2011, stante il poco lusinghiero bilancio d’attività delle Comunità, la Lega Nord ha proposto l’indizione di un referendum abrogativo, volto a semplificare l’assetto istituzionale e a risparmiare una bella manciata di milioni (le sole giunte delle 15 Comunità costano ai contribuenti 1,5 milioni di euro ogni anno, ben 7 in una legislatura di cinque anni). In poco più di tre settimane, i leghisti (con l’appoggio tiepido del PdL) hanno raccolto oltre 9.000 firme di altrettanti elettori, che sono state ritenute valide dal Consiglio provinciale di Trento ad ammettere l’istituto referendario. Al presidente della giunta provinciale di Trento, Lorenzo Dellai, a capo di una maggioranza di centro sinistra autonomista, è toccato indire materialmente l’appuntamento elettorale fissato, forse un po’ birichinamente (proprio nel bel mezzo del primo ponte primaverile, tra la festa del 25 aprile e quella del 1 maggio, con in più la ciliegina della chiusura obbligatoria degli uffici pubblici per il ponte del lunedì 30 aprile: c’è n’è abbastanza per incentivare gli elettori aventi diritto al voto per disertare le urne, preferendo una bella vacanza per la felicità dei promotori che temono per il raggiungimento del quorum…) per domenica 29 aprile. Il governatore Dellai difende la propria “creatura” istituzionale, definendola necessaria per il corretto governo del territorio, specie in presenza di centinaia di comuni di montagna molto piccoli e per delegare funzioni proprie della Provincia ad entità più vicine ai cittadini sul territorio. Sarà pure così, ma è altresì evidente che se si vuole dare ai cittadini di valle servizi migliori di quelli oggi resi da piccoli comuni che hanno forti problemi a gestire in modo efficiente ed economico i servizi pubblici, si poteva pure battere la strada alternativa e meno costosa di favorire la fusione tra comuni confinanti, in modo da arrivare ad una semplificazione amministrativa e alla creazione di realtà di almeno 2-3.000 abitanti, dimezzando il numero dei comuni e senza creare nuovi enti pubblici. Comunque sia, a fine mese ci si dovrà confrontare con il referendum abrogativo.
Da parte sua, la Lega Nord ha dato ufficialmente avvio alla campagna referendaria presentando in piazza Dante, di fronte al palazzo della Provincia, tre delle cinque “vele” informative itineranti montate su camioncini che fino all’antivigilia del voto attraverseranno le valli del Trentino, fermandosi in ogni comune e frazione per portare il messaggio referendario. Per la Lega Nord l’abrogazione delle Comunità di valle rappresenta un’occasione unica per restituire autonomia e potere ai Comuni, avvicinare il governo della cosa pubblica ai cittadini e risparmiare molti soldi, denaro pubblico da destinare invece a favore di residenti, imprese locali e assistenza ai più bisognosi.
I leghisti fanno leva sul diffuso malcontento nei confronti delle Comunità di valle: “già all’epoca del loro insediamento, un anno fa, i trentini diedero ampia prova di non condividere la loro istituzione, e lo fecero delegittimandole in partenza con una partecipazione di solo il 44% degli aventi diritto. Se il 29 aprile quel 56% di cittadini che un anno fa non ha votato per le Comunità di valle lo facesse ora per abrogarle, restituirebbe a Dellai e alla sua maggioranza di centro sinistra autonomista il nuovo, inutile e costoso ente pubblico” dice il segretario leghista trentino Maruizio Fugatti che invita tutti a non disertare le urne “per ridurre i costi della politica in Trentino”.
Da parte sua, il presidente del Trentino Dellai si dice fiducioso del risultato “che consentirà il mantenimento di un ente utile e prezioso per il governo del territorio”.