Provvedimento valido fino al 30 aprile. Ora si spera nelle annunciate piogge
Il presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, con propria ordinanza ha dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio veneto. Il provvedimento è stato preso a causa del perdurare delle anomale condizioni meteorologiche che hanno determinato una situazione di grave insufficienza nei bacini idrici dei corsi d’acqua, con ripercussioni negative sui livelli delle falde sotterranee e sugli approvvigionamenti idropotabili. Il provvedimento, valido fino al 30 aprile, potrà subire modifiche in relazione all’andamento meteorologico.
In base all’art. 44 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano di Tutela delle Acque (PTA), l’ordinanza prevede deroghe ai valori del deflusso minimo vitale, sussistendo gravi esigenze di approvvigionamento per il consumo umano e per utilizzazioni irrigue nei bacini dei fiumi Piave, Brenta e Adige. In particolare, sono ridotti del 50% i valori del deflusso minimo vitale da garantire a valle dei punti di captazione idrica in tutto il territorio regionale, salvo quanto diversamente specificato. Nel Bacino del Fiume Piave (art. 12 delle Norme di Attuazione del Piano stralcio per la Gestione delle Risorse Idriche dell’Autorità di Bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico) le utenze irrigue dovranno ridurre il prelievo di concessione del 40% rispetto a quanto assentito dal decreto di concessione, come previsto nel caso di eventi di grave siccità nel periodo compreso tra il 1 aprile e il 31 maggio. Per gli altri bacini idrografici, nel caso dei Consorzi di bonifica la riduzione del 40% delle portate concesse non dovrà essere riferita alle singole derivazioni ma alla portata complessiva derivata dal medesimo sistema irriguo.
I soggetti gestori di manufatti con capacità di regolazione e invaso, per l’intero periodo di attuazione di questo provvedimento, dovranno trattenere la risorsa idrica così risparmiata, compatibilmente con le quantità disponibili, allo scopo di renderla fruibile nel periodo estivo. Per il bacino del Fiume Adige deve essere garantita la portata minima di 80 mc/s a Boara Pisani per assicurare l’efficacia dell’attuale barriera di contrasto della risalita del cuneo salino alla foce, a tutela dei prelievi acquedottistici e irrigui. Nel caso non potesse essere garantita tale portata minima, la Regione attiverà un tavolo tecnico con tutti gli utilizzatori interessati.
Per consentire l’accumulo la società Enel Produzione SpA, gestore degli invasi idroelettrici di S. Croce, Mis e Pieve di Cadore, per l’intero periodo di attuazione delle misure, provvederà a trattenere integralmente la risorsa idrica ottenuta con le riduzioni realizzate nel nodo di Nervesa della Battaglia, nelle sezioni di diga Bastia, Valle di Cadore e Pontesei (per il serbatoio di S. Croce), nelle sezioni di La Stanga e Mis (per il serbatoio del Mis) e nella sezione di Pieve di Cadore (per il serbatoio di Pieve di Cadore). Nell’alveo del fiume Piave deve comunque essere garantita una portata di minimo deflusso vitale, a valle della traversa di Nervesa della Battaglia, di almeno 3 mc/s. La societa’ Enel Green Power SpA, gestore dell’invaso idroelettrico del Corlo, provvederà a trattenere integralmente la risorsa idrica del Torrente Cismon, ad eccezione della sola portata del deflusso minimo vitale. All’Autorità di Bacino del fiume Po è richiesto di stabilire in 450 mc/s il valore della portata di minimo deflusso vitale da garantire nella sezione di Pontelagoscuro.
Per i pozzi a salienza naturale dovranno essere installati dispositivi di regolazione per impedire l’erogazione d’acqua a getto continuo, limitandola ai soli periodi di effettivo utilizzo. Viene ribadito anche che nei territori dei comuni ricadenti nelle aree di primaria tutela quantitativa degli acquiferi entro il 30 giugno i pozzi a salienza naturale destinati all’utilizzo ornamentale senza specifico impiego (fontane a getto continuo) devono essere chiusi con le modalità stabilite dall’amministrazione competente al rilascio delle concessioni. L’ordinanza contiene l’invito ai gestori delle strutture acquedottistiche a rinviare tutte le operazioni di manutenzione delle reti e degli impianti che comportino consumi aggiuntivi di acqua, fatte salve le operazioni necessarie per motivi di igiene pubblica. Scatta inoltre il divieto di lavaggio di automezzi, al di fuori degli impianti autorizzati, e di irrigazione del verde pubblico e privato. Saranno i sindaci a disporre la vigilanza sull’applicazione di questa disposizione.
Per i bacini dei fiumi Adige, Brenta-Bacchiglione, Livenza e Tagliamento, appositi tavoli di coordinamento tecnico fra tutti i soggetti titolari di prelievi dal corso d’acqua interregionale armonizzeranno le limitazioni ai rispettivi quantitativi prelevabili nei diversi punti secondo criteri che consentano l’equo utilizzo della risorsa lungo l’intera asta fluviale sino al tratto terminale, contrastando in tal modo la risalita del cuneo salino e nel complesso salvaguardando l’equilibrio ambientale del corso d’acqua e degli ecosistemi connessi anche nel tratto prossimo alla foce.
Le funzioni di verifica delle effettive quantità prelevate, anche mediante misurazioni presso i manufatti di presa, vengono affidate ad ARPAV mentre quelle di sorveglianza sull’osservanza delle disposizioni sono demandate alle Unità di Progetto del Genio Civile. I Consorzi di Bonifica trasmetteranno ad ARPAV, con cadenza settimanale, i dati relativi al deflusso minimo vitale rilasciato nei corsi d’acqua.